giovedì 26 dicembre 2013

Pape(r) Satan...Pape(r) Satan Aleppe!!!

Come ci starebbe bene una bella riflessione sul Natale! 
Sullo stare insieme, il sentirsi più buoni, il volersi bene...eh già, ci vorrebbe proprio! Magari con tutti quei bei racconti sulla preparazione delle cose che rafforzano lo spirito natalizio, fare l'albero... allestire il presepe...infornare biscotti...
Bello, bello davvero!
Peccato però che a casa Papercana le cose vadano diversamente.
Ci hanno provato. Lo giuro, ci hanno provato in  tutti in modi! All'inizio di dicembre mammapapera, papàpapero e Bellacana sono andarti a prendere un bell'albero, uno vero (sì, lo so, non è ecologicamente corretto! ...ma è uno di quegli alberini dell'Ikea che poi tu a festa finita riporti in negozio e loro ne fanno Billy, Faktum e Grankulla Futon!), uno vero, dicevamo, verde, profumato...che perde aghi a gogò, si va bè...ma cosa vuoi che sia con una Paperonza atrasica che inghiotte la malora inceppandosi l'esofago così spesso che neanche lo spinterogeno dell'Isotta Fraschini! Ma sì, cosa fa più Natale di un albero vero!!!
Parcheggiato in balcone per giorni, all'incombere del Natale bisogna proprio  invasarlo per bene. Schiaccia di qua, pressa di là, controlla che sia dritto...mmmh..ok....sì, quasi...ecco, spingi qua, zappetta a destra...perfetto. Mammapapera trasferisce l'enorme e pesantissimo vasone dal terrazzo al salotto, spingendo e sudando come una partoriente, lo posiziona nell'angolino natalizio, si allontana per ammirarlo e... pende, leggermente, ma pende verso sinistra. Va bè, si nota appena.
"Bellacana, mi aiuti a mettere le decorazioni?"
"No!" ...sgrunt! grazie!
"Faccio il presepe con il papà!"
"Aaaah, va bene!"
Mammapapera, pervasa di Spirito del Natale, comincia ad addobbare l'albero, e più addobba più l'albero più l'albero pende, più addobba, più pende...mannaggia, adesso si nota eccome. E allora tira, spingi, pressa, zappetta...niente! Nada! Nieth!
Va bè, nessuno è perfetto, sorvoliamo, non vorremo mica farci scalfire questo bello Spirito del Natale che circonfonde di luce tutto il creato?!
E poi...c'è il presepe!!!!
Papàpapero ha una cosa con presepe... che neanche la famiglia Cupiello. Gli piace proprio farlo, è il suo giochino, il suo lego da grandi. Una volta trovata la location più adatta (da quando ci sono figli piccoli questa  è lo scaffale basso della Billy -e che non mi si venga a dire che i papergenitori non sono  coerenti!- con le ante a vetro, in modo che i beboni possano ammirarlo ma non ingoiarlo o distruggerlo). Si mette lì, con i suoi scatoloni vintage originali degli anni '70, e comincia a creare! Accartoccia scatole e cartoni per creare l'ossatura del paesaggio, poi ricopre tutto con la cartaroccia vintage originale degli anni '70, piena di buchi e tutta sbrindellata... ma densa di Spirito del Natale!
Poi sistema il muschio, e questa è la parte più difficile, considerato che il muschio vintage originale degli anni '70 si disintegra a contatto con l'aria. E finalmente... posiziona le statuine! Con una solennità religiosa valuta e soppesa ogni collocazione, ogni equilibrio e dinamica relazionale all'interno del presepe. Le statuine più piccole vanno messe lontano, le grandi in proscenio, una prospettiva architettonica che neanche il Brunelleschi! I pastori qui, la lavandaia vicino al fiume... e così via. Ma quest'anno Bellacana è grande, e il suo papà è fiero di trasmettergli questa passione (che gronda Spirito del Natale) e allora eccoli, padre e figlio, come nella pubblicità di un pandoro, i visi vicini, riscaldati dall'intermittenza stroboscopica delle lucette, concentrati nell'atto di creare quel piccolo mondo parallelo. Non importa se posizionando il laghetto/specchio questo cade e si frantuma in mille pezzi! (cosa sono 7 anni di disgrazia per la Paperfamily, a loro ormai devono darne indietro, e con gli interessi!!!)
Bello! Bello, bello, bello, bello! Il presepe a due è venuto proprio bene! Ogni cosa è al giusto posto, l'angioletto sul tetto della capanna, Giuseppe e Maria ai lati della mangiatoia, bue e asinello, il bambinello nascosto nell'attesa della Santa Notte, tutto perfetto! La Paperina è incantata, lo Spirito del Natale pervade anche lei, ammira stupefatta la casa vestita a vesta, le luci, i colori, i pupazzetti e le candele.
Che bel quadretto. Tutta questa bella armonia, si sentono in sottofondo le canzoni di Natale e... "Mamma, ho spostato una pecorina!"
Mammapapera guarda... e inorridisce! In due secondi netti Bellacana ha trasformato il presepe tanto faticosamente cesellato in un rave party! La madonnina è sepolta da tutti i pastori, due mucche, tre galline e l'arrotino, Giuseppe si è voltato di spalle per non guardare, lo zampognaro giace a terra senza testa e Gesù bambino è scomparso! (No, non crediate,  l'anonima Canasarda non lo rilascerà nemmeno per la mezzanotte di Natale!). Papàpapero rischia il colpo apoplettico, apre le ante a vetro per cercare di porre rimedio allo tzunami e, lesta come un leprotto, la Papera kamikaze afferra una manciata di sassolini vintage originali degli anni '70 con tutta l'intenzione di metterli in bocca. 
"No, Paperina! Non si fa!!!" che bravo fratello maggiore, meno male che c'è lui, perché mammapapera è impegnata nel fare vento e porgere i sali ad un Papàpapero ormai al collasso nervoso.
Ma no! No, no, no e poi no! Neanche questo piccolo inconveniente scalfirà l'incrollabile Spirito del Natale che trasuda dalla Paperfamily.
E allora via, a confezionare pacchetti  con fiocchi e nastri, e paperelle dipinte, biglietti d'auguri e piccoli pensierini. E va bene, il tempo è poco, ci si riduce sempre la sera, si è stanchi, nervosi, si scatta per un nonnulla, si discute... si litiga  proprio! Ma è Natale, siamo tutti più buoni!!! Si passa oltre, si soprassiede, si dimentica (?)... si rimanda tutto al post festività!
Ma finalmente si avvicina il grande giorno, tutto è pronto per la grande cena  a casa dei parenti Quadratini di Papàpapero, è la  mattina della viglia, la Paperonza ha passato una notte turbolenta (e naturalmente con lei i papergenitori), mammapapera ha la malsanissima idea di provarle la febbre: 38,5! 
Facce di pietra! Mammapapera ha la mandibola a terra, papàpapero, miracolosamente sopravvissuto al colpo del presepe, stavolta rischia davvero il defibrillatore. 
Lo Spirito del Natale subisce il primo vero forte scossone!
Che si fa? Genitori più moderni la imbottirebbero di tachipirina e andrebbero alla cena. Ma i papergenitori... con tutte le loro pare, le loro ansie...come si fa... chiama il pediatra...chiama il paperclinico... riprova la febbre... 39!
Chiama i Quadratini, dai forfait per la cena (Papàpapero rammaricatissmo, non ne aveva persa una in 39 anni di vita!). Dai, ok, si può rimediare, lo Spirito del Natale c'è ancora.
"Stiamo noi quattro, ceniamo con calma, guardiamo un bel cartone eh?" prova a indorare la pillola mammapapera. 
Poi arriva il pomeriggio, la Paperina scotta così tanto che sulla sua fronte si potrebbe cuocere il capitone, sotto l'effetto della tachipirina la temperatura si aggira sui 38 gradi...senza paracetamolo...lasciamo perdere. 
Bellacana avverte la tensione strisciante e la ributta indietro ai papergenitotori rischiando che Babbo Natale decida di non portargli nessun regalo per i prossimi dieci anni se non la smette subito di fare capricci.
Papàpapero sembra essersene fatto una ragione, mammapapera invece, verso le sette di sera, ha una crisi isterica, strappa letteralmente dall'ingresso lucette e decorazioni cedendo alla lusinga liberatoria di un rosario di madonne che non si è mai sentito nemmeno al porto di Bancok! 
Lo Spirito del Natale è già sulla soglia con le valigie pronte... quand'ecco... il canto di natale! Gli amici Trepermeognitre si offrono di portare la cena alla Paperfamily, e alle otto o poco più consegnano ai derelitti paperi vassoi di ogni ben dio per una bella cena della vigilia...rigorosamente a base di pesce!
Lo Spirito del Natale posa le valigie, forse forse...c'è ancora posto per lui...
Ed eccoli, tutti e quattro sul divano, i nostri pennuti, a guardare Ortone e il mondo dei Chi. Bellacana pasteggia a pop corn, papàpaero, con in braccio una Paperina a quaranta che spigozza roventemente, ingolla voulevant e spiedini di pesce, mammapapera, seduta sul lato opposto, si ingozza, sentendosi la mamma peggiore, nonchè la più sfortunata, del mondo.
Ma è durante la notte, quando i papergenitori si ritrovano nel lettone una Paperina scarcagliante, febbricitante e arrotolata in borse del ghiaccio e siberini come una seppia al banco del pesce, che non riesce a riposare e non li fa dormire neanche in sogno, trasformando la natività in un film di Dario Argento, che lo Spirito del Natale intuisce che non è decisamente più aria, e ad un'ora indefinita infila definitivamente la porta per andarsene senza rischiare di essere ulteriormente infamato e vilipeso!
Il giorno di Natale la Paperella sta un po' meglio, la notte scorre tranquilla, a Santo Stefano è sfebbrata.
Alla fine di questo racconto possiamo quindi trarre alcune conclusioni: 

-la Paperfamily ci ha provato oltre ogni misura, oltre ogni umana volontà di riuscirci, l'ha cercato, inseguito, legato e imbavagliato con la forza pur di passare un vero e sereno giorno di festa ...ma lo Spirito del Natale non ne ha voluto sapere! Si è lasciato sabotare dai nefasti eventi che non hanno dato tregua nemmeno questa volta. Diciamo pure che non ha avuto abbastanza fede.

-I papergenitori avevano ragione, se non lo senti, non lo senti! Se la vita ti tartassa a spron battuto per troppo tempo, poi fai fatica a sederti davanti ad una candela rossa e un vassoio di biscotti allo zenzero appena sfornati e dire "Ah, buon Natale!!!" 

-Gli amici sono la cosa più importante, quella che conta di più. Che anche quando ci sei dentro fino al collo e ti sembra che tutto vada da schifo, ti lanciano una corda e ti tirano su. Negli amici si può credere, sempre!

-Gesù bambino è fuggito negli Emirati Arabi.

- Ormai non ci sono più dubbi, la Papera è Satana!

domenica 15 dicembre 2013

Teeeleeefooonoooooo... caaasaaaaaaa....

“Sempre insieme, eternamente divisi. Finchè il sole sorgerà e tramonterà. Finchè ci saranno il giorno e la notte”*… o quantomeno finchè l’oncopapera non sarà guarita!
Ormai si sa, durante i ricoveri della Paperaguerriera mamma e papàpapero si trasformavano in Lady Nutria e Sir Fagiano, come i protagonisti di un film si incontravano per pochi fuggevoli attimi prima di subire la reciproca mutazione e separarsi nuovamente. Ogni oncoleucogenitore è Lady Nutria e sir Fagiano durante i ricoveri di un figlio. Sono ritmi e dimensioni da marziano, d’altro canto sono marziane anche le malattie curate in oncopediatria… che dovrebbero appartenere al mondo fantastico  di Asimov o di Philip Dick.
Durante i ricoveri della paperotta i papergenitori sono stati colpiti dalla famossisima malattia del bipaparismo e bimammarismo, un nuovo disturbo bipolare che colpisce 500 oncogenitori su 501 (quello che si salva è l’eccezione che conferma la regola)! 
Le giornate non si dividono più in ore, ma in figli! Dalle 15.30 di oggi alle 14 del giorno dopo sei oncopapàpero, dalle 15.00 alle 22 sei Bellacana ‘s Dad, dalle 22 alle 7.30 sei invece Dead, al mattino, prima che il gallocanti e la Cana sussulti, ritorni ad essere un po’ Bellacana’s Dad e un po’ Freddy Mercury nel video I want to break free… anche gli acari domestici  hanno diritto di essere un po’ considerati!!!
Nel viaggio tra casa e l’ospedale c’è il meeting neuroaziendale in cui quei due o tre neuroni rimasti a capo della baracca devono spremere le meningi per trovare attività da far fare alla Paperpargola per distrarla o per alleggerire lo status di orfano profano di Bellacanamarmocchio!
Le ore libere in cui potresti rilassarti un po’ disgraziatamente si limitano al periodo Dead in cui, se va bene e non svieni subito addormentato sul letto(tuo o dell’orfano profano poco importa)/divano/qualsiasicosa, tiri fuori il tuo logoro psicoabito (o i brandelli che ne rimangono) e cerchi di rattopparlo alla bell’e meglio per l’indomani, sempre che le tarme rimuginatrici e angosciatrici non lo bucherellino ancora un po’. Allora cerchi di dedicarti a tutt’altro per sentirti  vivo e riempire il vuoto cosmico di una casa silenziosa, scaldata solo  dal respiro regolare di Bellacana,  una casa dimezzata, che fino a pochi mesi prima era schiamazzosa e ridarella.
Capita che durante le serate a casa ti faccia una scorpacciata di popcorn/patatine/pataschifezze e film suprespazzatura (quelli così  tamarri che gli attori si vergognano di citare nel curriculum), e ti scopri ad essere grato a Machete, G.I.Joe,  Imercenari, agli eroi matusalemme come Stallone e Schwarzenegger (ribattezzati amichevolmente I Vecchi Col Fucile) che nonostante i bypass, il botox, i sequel, continuano a sfracassarci con film in cui cambia solo il titolo, ma la trama è sempre la stessa riassumibile in “RATTTTTTTTTTTTTT!!BUM!!!!RATTTTT!!!BUM E RIBUM SPAM!! SBAM!!! E SE TUTTO IL MONDO Può CAMBIARE ANCH’IO POSSO CAMBIARE!!!!”…è così rassicurante!
E ringrazi lo stormo di vampiri, la mandria di zombie,  le innumerevoli invasioni di alieni che per un paio d’ore ti  trasportano in una realtà catastrofica dalla quale basta spingere il tasto off per uscire. Solo così lo psicoabito e le sue tarme se ne stanno buoni buoni in naftalina, o meglio… bussano e spingono per sfondare l’armadio, ma il rumore delle grida degli zombie e del bazooka copre tutto il resto.
Ringrazi persino la stanchezza e i fantalibri che ti accompagnano tra le braccia di Morfeo  vivendo  le vicende di  nani sfregiati, metalupi, Estranei e draghi.
….O almeno, queste erano le fughe di Papàpapero da una realtà il cui tasto off non esiste.
Quando invece sei in ospedale con la Papera il tempo è cadenzato dalle visite dei medici, delle infermiere, e dall’interattività dell’ oncopaziente, per cui durante il giorno c’è un ampio spazio da riempire, e vista l’età della pupa è fondamentale inspessirlo. Perciò ti inventi qualsiasi cosa.
Ma vediamo nel dettaglio come si svolge la giornata di un’oncogenitore (perché che ti credi? Che solo perché sei recluso in una cameretta vista Vignolese abbarbicata al settimo piano non ci siano appuntamenti da rispettare e routine da seguire?): dunque, la sveglia è solitamente dettata dallo stomaco da struzzo della Paperella. In un orario variabile tra le 7.00 e le 7.30 la si sente brontolare e reclamare la colazione. L’occhio del papergenitore guizza rapido al tavolo o al microonde (a seconda della stanza assegnata) per vedere se i vassoi sono già magicamente apparsi o se bisogna inventarsi qualcosa fino alla loro comparsa. Ma un oncogenitore ha sempre un asso nella manica, nella fattispecie una buona scorta di latte, orzo e yogurt (colazione top della pischella).
Dopo la colazione è il momento della toletta. Essendo poco agevole traslocare in bagno flebo, aste, tubi e ammennicoli vari, la papera fa le sue abluzioni a letto servendosi di una bacinella riempita d’acqua il  minimo sindacale per evitare l’allagamento del giaciglio… cosa che spesso si verifica ugualmente, ma almeno tu hai la coscienza pulita.
Ora che la Papera è in ordine può ricevere la Signorachefalepulizie, la Signora in questione è molto gentile e comprensiva per il caos che regna nella stanza, e si intrattiene volentieri in chiacchiera con la Paperetta, mentre tu, oncogenitore, ti senti un po’ in prestito e saltabecchi qua e là per consentirle di svolgere agevolmente il suo lavoro… l’effetto del quale dura più o meno fino a cinque minuti dopo la sua uscita dalla camera, infatti tra merenda e giochi papereschi il caos torna ben presto a reimpossessarsi di tutto lo spazio disponibile: letto disfatto, yogurt dappertutto, pezzetti di carta, libri, giocattoli….
A metà mattina si avvicina il giro visite, dai dai, bisogna risistemare almeno un po’, mettere le lenzuola pulite, smacchiare la Papera e toglierle dalle pieghette del collo gli avanzi della sera precedente, togliere qualche pataccone dal pavimento (e con la grigissima carta idrorepellente fornita in dotazione dall’azienda universitaria è un’impresa paragonabile a quella di asciugarvisi le mani!!),
Visita, quattro chiacchiere con i medici, e con loro se ne va un buon 40% degli adulti con cui parlare… (10% Signoradellepulizie, che però come abbiamo già detto parla di più con la Papera che con il genitore, 20% infermiere, 30%altri genitori, volontari, maestre).
In attesa del pranzo si riempie il tempo giocando, incoraggiando un pisolino e, quando proprio non ce la si fa più, cedendo alla lusinga di un cartone animato!
Il pranzo vede la Papera apparecchiata in assetto di guerra davanti al vassoio semovibile, le pietanze schierate in bella mostra, il papergenitore pronto. La Papera indica col dito, quando non affonda direttamente il cucchiaio, il piatto desiderato e, senza soluzione di continuità è capace di passare dalla pasta allo yogurt, al prosciutto cotto, per poi tornare allo yogurt e passare agli spinaci. Alla fine del pasto il letto è di nuovo un campo di battaglia!
Segue qualche gioco digestivo e la pennica post prandiale.
Apriamo la parentesi sui pisolini della Papera. In questi momenti il povero papergenitore, sfiancato dalla routine ospedaliera, si rilassa, o meglio occupa il tempo in altre faccende per evitare di pensare troppo al fatto di trovarsi recluso in un reparto di oncoematologia pediatrica che, vuoi pure sotto le stanze superattrezzate, sotto le volontarie sorridenti e i giocattoli del reparto, sotto i clown, le maestre, un’equipe medica che si meriterebbe altro che una serie televisiva, sotto sotto rimane pur sempre un reparto di oncoematologia pediatrica…. In una cameretta abbarbicata al settimo piano, al di sopra di tutto, della strada, del parco, della città, della normalità… l’oncogenitore fa cose normali, lava i piatti, riordina, legge… poi fa cose non normali, legge quel manuale di cucina fusion che gli hanno regalato tre natali fa e che è sempre servito come sottopentola, cerca su google la differenza tra croquet e cricket, pesca dal cesto del corridoio un giornale che sembra quei Cronaca Vera che leggeva sua nonna, e che è davvero Cronaca Vera solo che ha un altro nome. Perché in fondo quando ti sforzi di fare qualcosa di normale è perché ti senti davvero molto lontano dalla normalità…
Poi si fa merenda, ma siccome  la Paperella è un radar, ad ogni rumore esterno o voce nel corridoio drizza le orecchiette paraboliche e si mette nella posizione della papera da punta. Spaperella “Qua qua qua” che vuole uscire, e allora ti avvolgi per bene in cavi e tubini, la metti nella posizione della paperadaborsetta (cosa sempre più difficile man mano che la pennuta cresce)e via, a fare una vasca in corridoio.
Sembra poco, ma è una boccata d’aria anche per l’oncogenitore. Scambi qualche parola con i tuoi compagni d’avventura (se ancora riesci ad articolare frasi di senso compiuto dopo ore e ore di gorgheggi, versetti e tatata e cacaca e mammamammamamma rivolto indistintamente a qualsiasi adulto, uomo o donna che sia), parli un po’con gli altri piccoli pazienti, magari ci si ferma anche a giocare nel lavandino della minicucina Ikea (alla papera piace molto appaperarsi nel lavello e spignattare rumorosamente sistemando le stoviglie a casaccio).
Alle 17.45 in punto arriva la cena (eh sì!...neanche Carlo e Camilla!).
Insomma, una vita davvero appagante!!! Fortunatamente di tanto in tanto irrompono in stanza Bubba e miss Foster, e allora puoi dare sfogo alla parte più fusa e svalvolata della tua psiche sconvolta… e farti passare per un oncogenitore spiritoso e mattacchione.
Scende la sera, se va bene intorno alle 21.00 la Paperina crolla, e tu ti ritrovi ancora lì, in alto in alto, come l’infanta imperatrice della Storia Infinita, che nella sua torre d’avorio che sta cadendo a pezzi perché le persone non hanno più fantasia, aspetta che il piccolo Bastian salvi il suo regno trovandole un nuovo nome mentre il giovane Atreju, sul suo fortunadrago, combatte il Nulla in un’ estenuante corsa contro il tempo. E la notte è lunga lunga, e per addormentarsi bisogna essere cotti a puntino, perciò ancora e ancora espleti le routine di ordine e pulizia, poi riempi ore e ore svuotando i tuoi pensieri e confondendoli con cose normali e non normali per illuderti di poterli tenere bene in ordine in quell’armadio pieno di tarme che rodono, rodono e rodono…. E sussurrano e bisbilgliano all’orecchio “tu sei qui….loro sono a casa… e Bellacana ha passato ancora una giornata con metà famiglia… e la Paperina non dovrebbe stare qui….a casa un lettino morbido e caldino… qui lenzuola ruvide e un materasso gonfiabile…. e fuori l’aria è profumata e cinguettante… qui invece solo bip e allarmi…. là luna e stelle….qui lucette artificiali e lampeggianti…. E non riuscite a starci dietro…. I programmi saltano….non potete organizzare niente… Bellacana vorrebbe andare al mare… e questo…e quello… e quest’altro…… BUUUUUUUUM!!!!!!!!!!”.
E’ decisamente ora di dormire.
Ma è passato un po’ di tempo.
La papera guerriera ormai si è imborghesita. Ha appeso temporaneamente l’oncomitraglione al chiodo per appallottolarsi e abbatuffolarsi nella sua tana domestica, con pantofolone di piume d’oca guarda Peppa Pig sorseggiando latte e orzo utilizzando il Broviac come cannuccia. Che dire sembra una pargolona standard, normale, borghese….classica.
Una Paperaguerriera potrà mai smettere di esserlo??? …Non credo, anche se ora passa il tempo a fare l’aspiratutto (infatti considera l’aspirapolvere il suo animeletto domestico, l’accarezza e le parla tirandole la proboscide) spaperando  per le stanze in cerca di briciole, bocconi, avanzi, blatte, acari da poter inghiottire. Ha reclamato i suoi spazi insediandosi nella cameretta di Bellacana, trovando il ronficchiare del fratellino più dolce del sommesso e gutturale ronfare dei genitori, ha colonizzato mensole e mobiletti con cimeli di guerra peluches e paperotte pupazzose. La circoferenza del giro piume  è aumentata, sta infatti scoprendo i piaceri della cucina casereccia. I pranzi e le cene sembrano certe scene di Shinning, solo che al posto del sangue c’è il cibo, che la ghiottona inghiotte e ringhiotte, e se non inghiotte abbastanza velocemente ringhia pure!  …… la prossima volta che incontrerà  la dottoressa Chesichiamacomeunadellesorellastre vorrà farsi installare, nel suo rattoppatissimo esofago, un aspiratore Roomba Plus a energia solare!
 Nel frattempo a trenta chilometri della sua bucolica dimora, in oncopaperologia c’è una nuova emergenza: l’oncopapera è scomparsa! I dottori sono preoccupati perché, come direbbe l’inconfondibile dottoressa Benvenuta Innominata, “Hovvìa, la papera hun la  si vede più!!! Bisogna che il nostro pennuto prodigo venga a trovarci, si sente perfino la nostalgia delle battutacce del su babbo!”. E così hanno ideato fini stratagemmi per averla un po’ in reparto e spaperazzarsela un pochetto: macchinari sabotati all’ultimo minuto, visite fantasma e chissà che altro.
Intanto i  papergenitori si chiedono se si tratti solo di un armistizio natalizio  o se potrà essere sempre così. Fanno ancora fatica a fidarsi, la valigia da oncoguerra è sempre pronta, e lo sarà per parecchio tempo. Scaramanzia? Realismo? Pessimismo? ...o forse  un cocktail di tutte e tre? La materia grigia della paperfamiglia elucubra su quando  si trascinerà ancora  la papervaligia per le corsie dell’ospedale, e immagina che sia  per un ricovero diverso, meno drammatico e plateale, di quelli tipici dei bambini…   una appendicite, una zampetta lussata, le tonsille…. Si arriva in stanza, si apre il piccolo bagaglio e vi si trovano abiti che potrebbero vestire il bambolotto di quella paperagazzona trucidaballe che inizia a insultare i suoi vecchi e canuti genitori per questa disattenzione.
Sanno bene che non sarà così, non è mai così per le oncotruppe! Il quotidano della paerfamiglia è perennemente sul “chi va là? Chi fa quaqua?”. Non è masochismo, è l’oncopacchetto che lascia una porta sfondata all’angoscia del futuro. E’ il nostro tumore psicologico, e ci sta tutto, perchè i papergenitori sono fatti di piuma e carne anche se a volte se lo dimenticano e vorrebbero essere bionici.  Perché è così dura coltivare la pace senza avere una piantagione di marijuana sul terrazzo???  La routine della paperbrigata ci ha catapultato in un mondo  che, sembra strano, ma fa  un po’paura abbandonare. Siamo come Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, che non riesce a scendere dal transatlantico. Abbandonare l’oncobattaglia è come abbassare le armi, è come fidarsi di nuovo della vita, del destino. Vuol dire potere e dover ricominciare daccapo, trovare nuovi punti di riferimento nel mondo di fuori, nuove certezze, nuove routine… e se alla papera viene la febbre? Prima si chiamava subito in reparto, e adesso? C’è ancora un posto da statale negli uffici della vita?
Ci vuole tempo, ci vogliono altri esami, aprire e chiudere nuovi iter clinici, stappare per bene il sederotto spiumato della papera, vedere se riuscirà a svuotare l’urinotanica in autonomia, e soprattuto vedere se il tumore si è realmente intumorito ed è definitivamente battuto in ritirata!E così ci si mette in naftalina, te stesso e un sacco di altre cose, …e si aspetta di ritirarsi fuori in tempi migliori. Peccato che le mode passino e  rischi di ritrovarti come un paio di mocassini in un video di Rihanna, o come un Montone anni ‘80 in una sfilata di  Jhonn Galliano  che imbarazzato cerca di gettarlo a qualche rapper  in platea.

*Lady Hawke;  di Richard Donner; Fantastico, durata 124' min. - USA 1985



lunedì 2 dicembre 2013

Va' pensiero...

Ultimamente le ospedalate della paperfamily si sono fatte meno frequenti, e se ci sono state si sono risolte piuttosto brevemente, quasi quasi in gite turistiche (...).
Così Lady Nutria e Sir fagiano hanno avuto tempo da dedicare un po' anche a loro stessi, a quelle cose che facevano ...."prima". Perchè nella loro vita precedente mamma e papàpapero avevano anche degli interessi, eh sì, mica stavano lì ad aspettare di imparare a pulire un broviac o di fare un cateterismo!
E così ieri sono andati a teatro! Sììììììì, a teatro! quel posto mezzo vuoto...dove bisogna fare silenzio, non si può sgranocchiare, quel posto dove non puoi cambiare canale, sì, quello lì. Ma siccome lo spettacolo* non era drammatico il teatro era pieno, e siccome era fatto proprio bene, il pubblico cantava. Sì, il pubblico cantava! Ma mica...che ne so...Ligabue, o Katy Perry, no no. Il pubblico cantava le arie più famose di un certo Giuseppe Verdi. Così, foglietto alla mano, una donna delle pulizie  (mmmmhhh chissà, forse prima faceva le pulizie al Bol'soj...) come maestra del coro, e via!
E così mamma e papàpapero hanno scoperto una cosa. E questa cosa gli è rimasta dentro, a decantare...a risuonare piano (...zum pà pà, zum pà pà...) anche dopo lo spettacolo, poi a casa, tra una cucchiaiata di pappa alla Papera e un soliloquio di Bellacana, e durante la notte, e nella mattina al paperclinico... e poi qui, sulle pagine del blog. 
Questo è un post un pò fuori dagli schemi. Perchè non parla strettamente nè della paperfamiglia, nè di altri oncoguerrieri. Parla di un dolore. Di come un dolore può ucciderti, o al contrario, se in te rimane anche sono un sottile spiraglio aperto, può cambiarti....e non sarai mai più quello di prima.
E' come una favola, una favola triste ... ma se vogliamo, a lieto fine (quantomeno per la lirica).
Giuseppe Verdi è un giovane compositore, la sua prima opera debutta alla Scala e ha un discreto successo, tanto che l'impresario  gli commissiona un altro lavoro, l'opera buffa Un giorno di regno, lui non ha nemmeno trentanni, una moglie, Margherita, e due bambini piccoli, Virginia e Ilicio. Il futuro sembra spalancare le sue porte ...ma come ben sappiamo il destino è molto bravo a sbatterle fragorosamente in faccia a chi su quel futuro si sta affacciando. 
E così... nel giro di due anni muoiono prima Virginia, poi il piccolo Ilicio, infine, a causa di un'encefalite, anche la moglie. Giuseppe Verdi ha 27 anni, la sua vita è stata fatta a pezzi dal più devastante dei dolori, deve finire di musicare un'opera buffa. La sorte ha voltato tutte le sue carte e si è rovesciata. 
Un giorno di regno debutta, è un fiasco colossale, Verdi vuole lasciare la musica, la sua vita non ha più alcun senso, non comporrà mai più. 
Ma...c'è sempre un ma in queste storie, l'impresario dopo aver a lungo cercato di dissuaderlo dai suoi propositi, gli infila in tasca a forza il libretto con i versi di una nuova opera . Verdi non vuole saperne, torna a casa, getta i fogli sul tavolo e ...l'occhio gli cade su una frase. Una sola frase. Sembra scritta per lui, nel suo sconfinato dolore di marito, ma ancor più di padre che ha visto il suo mondo sbriciolarsi intorno a sé in un soffio. Una frase tocca il suo cuore, e dà fiato a tutte le parole che ci sono dentro. Dentro al cuore, ma anche negli occhi annegati di pianto, nella testa che non trova un senso e vaga sperduta senza nessuna stella polare. 
Quella frase dice così "Va' pensiero, sull'ali dorate..."
va' pensiero... e il pensiero di Verdi è uno solo, sempre, da tempo. Un pensiero di famiglia, che sa di buono, di caldo, d'affetto e nostalgia. Un pensiero che finisce ogni volta con uno schianto mortale, un tonfo, una voragine che inghiotte tutto il buono, il caldo, l'affetto...e lascia solo la nostalgia. Un buco immenso al quale non c'è cura, nè rimedio...se quel pensiero non lo lasci andare. Se non lo liberi, se non gli permetti di uscire fuori e prendere il volo, e nella sua dolce tristezza non gli permetti di avvolgerti il cuore, gli occhi, la testa...e di andare via, lontano, come un canto, come una musica, per onorare quello che di bello è stato e che lì, in quel pensiero, potrà essere per sempre.
E così Giuseppe Verdi scrive di getto la musica del Va' pensiero, poi legge tutto il libretto e decide di comporre le musiche del Nabucco.
Quello che succede dopo è storia della lirica, il Nabucco è un successo, di più, un trionfo, sessantaquattro repliche solo nel primo anno. 
La vita di Giuseppe Verdi cambia per sempre.
Io non so bene perchè i papergenitori siano rimasti così colpiti da questa storia, forse perché avvicina un personaggio "severo" come Verdi ad una persona comune, spostandolo da quell'icona barbuta che ci guardava dalle vecchie mille lire. O forse perchè quel pensiero che va', che dovrebbe andare,...che vorrebbe andare, lo conoscono un po' anche loro. Quel pensiero che se non lo liberi ti inchioda lì, ti ferma come una fotografia e ti trascina verso il basso, nelle sabbie mobili del dolore. Ed è un pensiero che ogni oncogenitore conosce, a modo suo. Allora forse è per questo che oggi mamma e papàpapero hanno deciso di raccontare questa storia. Senza sapere davvero il perchè, ...nè se c'è un perchè. Ma a loro questa storia ha parlato, magari parlerà anche a qualcun'altro.
O forse... canterà...

Va' pensiero, sull'ali dorate;
Va, ti posa sui clivi, sui colli,
Ove olezzano tiepide e molli
L'aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
Di Sïonne[3] le torri atterrate...
Oh mia patria sì bella e perduta!
Oh membranza sì cara e fatal!
Arpa d'or dei fatidici vati,
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto raccendi,
Ci favella del tempo che fu!
O simile di Solima ai fati
Traggi un suono di crudo lamento,
O t'ispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù!


http://www.youtube.com/watch?v=e1JkhNOcXGo   

*Verdi, narrar cantando;
regia:Marco Paolini, César Brie
voce narrante:  Marco Paolini

lunedì 25 novembre 2013

Lo zen e la funambolica arte di interagire con un oncogenitore


Avere il titolo di “oncogenitore” non è certo un premio, nè tantomeno una passeggiata, è uno status che fa effettivamente tirare dei cancheri.  E’ l’uomo grigio di Momo che inesorabilmente avanza, anzi è una sorta di buco nero che ti sommerge di punto in bianco.
L’oncogenitore entra  nel macrONCOcosmo che si apre e inghiotte tutte le dimensioni, tutte le relazioni, le passioni.
Per il paese, o nel quartiere in cui vivi, sei il padre/la madre della  bimba che ha un “brutto male”….. brutto male????? “ma sìììì, tusaicosa! (per dirla come una certa J.K.Rowling).   In realtà nel dramma l’oncogenitore ha un vantaggio,  un ruolo:  sei il papergenitore, il gregario,  il braccio destro della Papera guerriera …beh, sì, fino ad una certo punto sei anche il braccio  sinistro, e   il tassinaro, sei  un po’ cavallo e un po’ mulo, sei  il traduttore dal paperese all’italiano, lo sgommista di cacca, il catetattore,  il cuoco che si è frullato tutto dall’ananas alla  fiorentina ( non ditelo alla dottoressa Innominata!!!), dalle proprie dita al proprio cervello, sei l’imprecatore, la memoria storica di un passato che la paperpargola non  ricorderà, sei il gorgo di lacrime inghiottite, sei  l’Oss, il maggiordomo, l’addetto stampa, lo sguattero, il contabile, insomma…sei  un  genitore!  Certo, non c’è nulla di onorevole in tutto ciò, ogni oncogenitore avrebbe fatto volentieri a meno di questo titolo,   ma è capitato e, sarà l’ennesimo appiglio fatto di fili sottili di ragnatela d’ illusione, ma   essere accanto alla Papera guerriera è un onore e una garanzia.  Come fare un doppio a tennis e avere come compagno Nadal, è sentirsi come il figlio di Stallone in Over the top, insomma giochi nella squadra dei buoni, dei forti, dei puri. Agli occhi di amici, famigliari e conoscenti ti senti un po’ un oncopatriota, un oncoreduce… un oncopartigiano!
Essere invece spettatori volontari o involontari, essere amico, fratello, compagno di strada, essere parente o collega, essere il vicino di casa o essere semplicemente il panettiere o il giornalaio di un oncogenitore… cosa comporta? Inadeguatezza? Imbarazzo? Disagio? …Cosa posso dire? Cosa si può dire quando ci si incrocia per le vie del paese? Cosa si può chiedere?...Si può chiedere? Cosa Posso fare? E se faccio finta di niente? Parlo del tempo, come in ascensore? COSA???!!! Insomma tutti coloro che condividono e vivono con gli oncogenitori questa esperienza incredibile e assurda sono sfuocati, senza un contorno.
Eppure… ci sono manuali sull’empatia, sull’elaborazione del lutto, sulla caccia all’ungulato selvatico. Si possono studiare le affermatissime  tecniche di “E.S.S.I.D” Empaty Soul Solving Incrising For Duck  della studiosa sislandese Attosi Inoelra, e  le note tecniche di  riluttanza paperista indotta tramite l’insostenibile scapellamento a  destra. Insomma il disagio, l’inadeguatezza, la gocciolina fredda di sudore che ti corre giù per la schiena  quando incontri un oncogenitore e non sai che dire, sono vivi e reali!  Non ci sono manuali quando le bombe ti cadono a due passi. I papergenitori sanno bene, perché l’hanno provato sulla loro pellaccia, che semplicemente non è semplice. Ed ecco allora la soluzione: un mini vademecum  delle cose, delle frasi, degli atteggiamenti  che sarebbe meglio evitare con un oncoleucogenitore, o qualsiasi altro tipo di genitore di un bimbo ospedalizzato.
Chiariamo da subito che i Papergenitori hanno apprezzato, e bevuto come acqua fresca qualsiasi sostegno, parola, sguardo diretto o sfuggente, abbraccio, sorriso timido o aperto, ogni moto di condivisione, anche quello più folle. Al tiepido tepore di ciascuno di questi si sono scaldati e rincuorati nei momenti più difficili, e con questi hanno gioito in quelli più sereni.  
Qui si parla di sensazioni, e si cerca solo di togliere un po’ di imbarazzo e di far capire che certe cose possono creare distanza, se rimangono in sospeso. Insomma, nessuno si senta offeso, i Papergenitori per primi spesso e (poco) volentieri fanno certe gaffes quando si relazionano con altri genitori di oncopaperologia!!!  
Prendete tutto ciò che seguirà con le pinze…e col sorriso. Non  vuole essere una lezione magistrale (…anche perché nel curriculum scolastico di mamma e papàpapero di magistrale c’è ben poco!)  Ok, cominciamo.

I diversi modi di approcciarsi ad un oncogenitore possono essere riassunti in 7 figure principali:

1.     Quelli che… “Oh, noi ci siamo!”
Categoria nella quale possiamo annoverare gli stessi papergenitori, è un macrogruppo composto da persone care e vicine, perlopiù amici i quali, di fronte alle sfighe e alle prove della vita, hanno come primo istinto la protezione delle persone care, lo stare vicino. Provano per l’oncogenitore un’empatia fatta di incredulità, rabbia e paura…e di un’impotenza dovuta al non poter aiutare davvero.  Ed ecco che devono accettare il limite, non si può fare altro che piccoli gesti concreti(tenere gli altri figli a giocare per un pomeriggio, preparare qualche barattolo di sugo, fare un salto per aiutare a pulire casa…)  che dicano “oh, noi ci siamo!” . L’impotenza diventa il loro fardello, da dividere con il fardellone  del papergenitore. Sappiate che a quest’ultimo questa condivisione dà forza, pertanto si prega di non  demordere e non desistere, ma di continuare intensamente con il  tifo,  anche se il percorso sarà lungo,  perchè questo modo di esserci, è carburante di energia pura e semplice. 

2.     Gli apocalittici (non integrati)
Sono quelli che… “Che bel film, ho pianto tanto!”.  Solitamente fanno parte di questa categoria anziane e pie donne che si svegliano al canto del gallo e si coricano al calar del sole (dopo l’orazione della sera). La loro lettura preferita (dopo le sacre scritture) è Cronaca Vera, e infatti quando incontrano l’oncogenitore, dopo aver chiesto con voce tremolante e flautata “Allora, come sta la piccola?”,  tendono a rincuorarlo raccontando di “Quel bimbo in Nazurkishtan che aveva un Brutto Male alla ghiandola echinacea, e che proprio il giorno prima dell’operazione…gli è scoppiata cospargendo il Brutto Male in tutta la tromba di eustachio…poveretto!!!” eh già, poveretto! Ecco che nell’oncogenitore si accende la spia rossa lampeggiante ACHTUNG! PERICOLO!!! Fermi tutti, nota bene: MAI CONSOLARE PARLANDO DI SFIGHE PIU’ GRANDI!!! Non è necessario, non ha senso, non è etico, …non si fa!!!!!!!  Perché, si chiede l’oncogenitore, dovrei trarre giovamento dalle disgrazie altrui? E’ come quando da piccoli i genitori ci  sgridavano  “finisci il minestrone che ci sono i bambini del Terzo Mondo che muoiono di fame!” …alzi la mano chi dopo questa frase, commosso dal dramma della fame nel mondo, si è sciroppato il minestrone tutto d’un fiato?

3.Niente di nuovo sul fronte occidentale
Di questo gruppo fanno parte i più imbarazzati di tutti. Quelli che di fronte all’enormità della malattia si sentono piccoli piccoli (e che ovviamente non lo sono affatto, solo non hanno avuto una dose da cavallo di sfiga a presa rapida) e tendono a minimizzare le loro cose. Sono quelli che quando l’oncogenitore chiede come va? magari un meteorite ha appena preso in pieno la loro macchina e loro rispondono “Tutto bene… sì, un sassetto mi ha segnato la carrozzeria ma nessuno si è fatto niente!”
Tranquilli, con gli oncogenitori si può parlare liberamente di ogni cosa, tanto più delle proprie sfighe quotidiane, non è né una gara né “mioddio mioddio adesso urto la sua sensibilità di oncogenitorepsicolabile!”. La vita di ognuno di noi è fatta anche di piccole cose, non ci si deve sentire stupidi o inadeguati di fronte a chi sta passando un momento difficile, non serve a nessuno. Anzi, la normalità, la routine,  con le complicanze e le soddisfazioni quotidiane di amici, conoscenti e famigliari  sono un arricchimento , una distrazione dall’Oncomondo, un promemoria che dietro la maschera di un oncopatriota ci sono i due faccioni di papàpapero e mammapapera…….Insomma se siamo aMici possiamo Amiagolare insieme (lo so, questa è pessima, ma tardissimo…)!         

4.Anche i ricchi piangono
Sul versante opposto ai Nientedinuovosulfronteoccidentale  si pongono i Ancheiricchipiangono, ovvero coloro i quali vivono in un dramma shakespeariano, in un romanzone russo, in uno qualsiasi dei tre volumi de I Miserabili…in una telenovela sudamericana! L’oncogenitore è superdisponibile ad ascoltare le lamentele degli amici, come dicevamo prima, ognuno ha le sue croci, ma gli Ancheiricchipiangono vanno ben oltre. Tu potresti avere tuo figlio in camera sterile, al quinto ciclo di chemio, attaccato a tre flebo diverse che gli entrano in un broviac che sta lì per grazia ricevuta, in attesa del prelievo di staminali, che loro (gli ancheiricchipiangono) sorvolerebbero per raccontarti della tragedia che si sta consumando in ufficio da quando hanno ridotto la pausa caffè da quindici a dieci minuti e tutto il personale è insorto perché “guarda tu non puoi capire cosa voglia dire dover far tutto di corsa e dover rinunciare al caffè di metà mattina, proprio non puoi capire!”.  E poi capita il giorno che è vero, che un oncogenitore stanco, ma stanco, ma stanco, non capisce proprio cosa ci sia di così tragico nella riduzione della pausa caffè in ufficio, perché lui ci tornerebbe anche subito in ufficio, anche senza pausa caffè, pur di non dover essere lì dov’è col suo piccolino, allora forse quell’oncogenitore quel giorno, proprio quel giorno lì, quello che non capisce il dramma della pausa caffè capita che ti manda a quel paese… perché quando ancheiricchipiangono, gli oncogenitori strippano!


5. Il Gatto Banderas
Shrek, presente? Il gatto con gli stivali, quello doppiato da Antonio Banderas… capito? Quello che fa gli occhioni sbrilluccicconi…?!... ecco, quello lì, proprio quello sguardo lì, un po’ da san bernardo (inteso come cane…), quello sguardo contrito, pietoso e compassionevole…e anche un po’ penosetto…via! Via !! Via!!! Via!!!! Cavoletti, stai guardando un combattente, un guerrigliero, un gregario da combattimento, cosa sono quegli occhietti lacrimosi e quella vocina fioca fioca? Metti via! L’energia passa attraverso l’energia, perciò…animo!


6.Il Gurucuccuru
Se senti la voce della Verità echeggiare dentro te come fossi con la testa dentro una delle campane di a Notre Dame  de Paris, se senti che ogni tuo poro zampilla Verità e fede di qualsiasi credo, professione, partito, setta, club….. ti prego (in tutti i sensi)  se vuoi illuminare il percorso di quella derelitta dell’ oncopapera e dei suoi genitori reietti, e li vuoi convertire a certezze spirituali con “Devi credere! Devi convertirti! Sei in crisi religiosa!”, ti prego, strangolati da solo. Evita  che lo faccia un oncogenitore (se non altro per risparmiargli almeno la galera, con tutto quello che già gli tocca…).  Evitiamo fraintendimenti, gli oncogenitori sono grati e accettiamo qualsiasi forma di aiuto spirituale di qualsiasi tipo e professione (tranne forse sacrifici umani, ...forse), ma non hanno bisogno di essere convertiti, sbattezzati, indottrinati. 
Occorrono rispetto e umiltà, anche da parte di chi crede di possedere verità assolute!

7.Vedo…prevedo…stravedo…
Vedrai che non è niente!”
“Andrà tutto bene!”
“Ma sì, tutto si risolve!”
“Va bè, dai, non può mica andare tutto storto!”
“Vedrai che da grande non si ricorderà niente!”
Ma chi sei? Nostradamus? Certo è un augurio, una difesa, ma spesso questi profeti non sanno niente della storia delle persone con cui stanno parlando, o, se sono amici, non hanno idea dei dubbi, delle ansie, delle paure  che si affacciano sul futuro di un oncogenitore. Non si sbilanciano i medici, non dovrebbe farlo nessuno!
Se davvero hai il dono della divinazione e della negromanzia allora rivela qualche numero del Lotto per un paio di ruote vincenti, ok?


Ecco qua, questa non è che una piccola rappresentanza dell’universo di soggetti che gravitano nel mondo dell’oncogenitore fuori dalla realtà parallela del paperclinico. Molti si accostano con affetto sincero, ed è solo la mancanza di un’esperienza diretta, o l’imbarazzo eccessivo a farli scivolare in uno di questi clichè, e l’oncogenitore lo sa, perciò apprezza ogni manifestazione di solidarietà e ogni sferzata di energia.
Ma…si può sempre migliorare, perciò, nel dubbio se dire o meno “Vedrai che non è niente!”, oppure “Eh, ma lo sai che tizio ha avuto la tal cosa che poi non l’han presa in tempo ed è rimasto offeso da qui a lì per sette anni e…”, o ancora “Devi credere in questo…!”

…bè, ecco, nel dubbio se dire o non dire… meglio il dubbio!

venerdì 15 novembre 2013

...gli eroi sono altri...

"15 Novembre" ei fu, siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette il broviac immemore, orbo di tanto spiro! Ebbene sì, il broviac ci ha lasciati, o meglio, ha lasciato il corpiciattolo paffuto della Paperaguerriera in questa fredda mattina di Novembre. Forse i papergenitori dovrebbero essere tristi, preoccupati... di norma la dipartita del broviac non è una gran bella notizia. Ma in questo caso...tutti non aspettavano altro. Il dottor Fozzyemuppet, con il suo sorriso ottimista, sosteneva fermamente che avrebbe tenuto fintanto che non si fosse deciso di toglierlo, la dottoressa Benvenuta Innominata (new entri? noooooo!!!! è una vecchia conoscenza dello staff di oncopaperologia... chi sarà?)con la schiettezza che la contraddistingue due settimane fa disse "Hovvia, se regge ancora un mese è già tanto!", Gemellomenosimpaticodibarbablù si limitava a scuotere la testa ad ogni medicazione, gli altri non si pronunciavano nell'attesa degli eventi. Fatto sta che se avesse tenuto ancora un po' non sarebbe stato male, ma in fin dei conti il suo lavoro l'ha fatto più che dignitosamente (considerato che aveva cominciato a sfilarsi a fine giugno!!!).Il buon broviac ha resistito a tutti i cicli di chemio e ai vari ricoveri extra della Papera, ora per i prelievi di controllo la sforacchieranno un po'...e pazienza! E così stamattina quando, durante il quotidiano lavaggio del CVC, Mammapapera ha detto "Guarda, perde?", e Papàpapero ha risposto "Cosa?", la risposta "Il broviac!" non ha destato il clamore che ci si sarebbe aspettato un tempo. Conoscendo già la risposta Mammapapera ha chiamato oncopaperologia "Ehm...dottoressa Mammotti... ci siamo, l'evento che tutti trepidavano si è compiuto!" "Vi aspettiamo!" E via a preparare Cana, Papera, ritirare l'auto dal meccanico (che tempismo eh per decidere di fare il cambio gomme!!!), lanciare Bellacana dalla macchina in casa di Nonnami, e sfrecciare verso il Paperclinico. Accolta dal sorriso del giovane dottor Yiddish e raggiunta subito da Ninja, che vuole sapere com'è andata, la Paperfamily si accomoda in ambulatorio. Ed ecco la dottoressa Mammotti. Ninja toglie cerotti e garze...sotto gli steril streep il tubicino è arrotolato tre volte. Ninja toglie anche quelli, la Mammotti si appresta a sfilare e... niente, esce mezzo centimetro di tubicino... "Domani ve lo sareste trovato in mano!" sorride la dottoressa. Sguardi incrociati, Mammotti/Mammapapera, Mammapapera/Papàpapero, Papàpapero/Ninja, Ninja/Mammotti... La Papera guarda incuriosita il suo pancino. Libero. E in quest'attimo realizzi cos'è stato quel filo bianco e sottile in questi mesi, lì dentro è passata la cura, sottoforma di terapia,ed è passata la vita, sottoforma di nuovo sangue, ed è stato crocevia di emozioni, di paura e di speranza. E adesso,a vederlo lì, sul tavolo...sembra solo un tubicino bianco... "Ehm...possiamo tenerlo?" chiede timidamende Papàpapero. Tutti si sciolgono in una risata. Ninja e KGB lo prendono in giro "Guarda che diagnosi e cura è a Baggiovara!" e la dottoressa lo rassicura "Non è il primo a chiederlo sa?"...ma le scappa da ridere. E così questa è passata serenamente, poi arrivano anche le dottoresse Seabbaianonmorde e Benvenuta Innominata e davvero si capisce che va bene così, andata com'è andata è andata bene. E questo è tremendamente vero. Ma la gioia per te stesso ad oncopaperologia non esiste, perchè sei così strettamente connesso con gli altri che gioia e dolore sono collettivi, e il secondo è forte ed empatico quanto la prima, e tutto è condiviso. Un po' della gioia di chi sta bene passa e dà forza a chi ancora lotta, e un po' del dolore di chi combatte viene diviso con chi sta meglio. Perchè può capire. Proprio oggi che erano andati in reparto per quella che poi si è rivelata un'inezia la Paperfamily ha incontrato un'amichetta della Papera, conosciuta nel regno dei delfibanani. E per distrazione Mammapapera fa la domanda che non dovresti fare "Come va?", e subito si morde la lingua...se sei lì, ancora, per l'ennesima volta, con il fiore d'argento della chemio che sboccia sull'asta della flebo...tanto bene non va. E infatti tanto bene non va. La Bimbaconlecoccopantofole dovrà affrontare per l'ennesima volta trafile lunghe e invasive, sottoporsi ad altra chemio, soggiornare in un'oncopaperologia lontana di un paperclinico sconosciuto...e poi c'è Natale, e non ci sono cazzi, in certi periodi le cose brutte pesano molto più che in altri. Soprattutto se hai dei bambini, soprattutto se uno è malato, soprattutto se la sua malattia lo costringe lontano dai fratelli. E' uno strazio, e la Paperfamily lo sa bene, essere una famiglia divisa, smembrata, fatta a pezzi dalla malattia. Dalla malattia di un piccolino che non può difendersi, e che nemmeno tu genitore (che dovresti essere la sua forza, la sua guida, la sua sicurezza, il suo modello, il suo eroe) hai saputo difendere dal male. Ed è un attimo renderti conto che alla fin fine tu sei anche stato fortunato. Con tutto quello che hai affrontato, con quello che ancora verrà, che c'è da sistemare, ti rendi conto che la Paperfamiglia fa parte di una percentuale fortunata. E ti viene da fare di quelle domande... quelle che... se credi in qualcosa la tua fede vacilla, e se non credi...bè, se non credi...se non credi sai che in fin dei conti è solo una grande roulette russa. Le cose succedono e nessuno decide come andranno...e non hai nessun dio col quale fare a pugni, e allora prendi a pugni un muro, il cielo, te stesso. Perchè non è possibile. Non è giusto. Non si fa!!!!! Non si fa che un bambino che lotta con le unghie e con i denti,ma soprattutto con i suoi sorrisi, i suoi discorsi strampalati, i suoi pupazzini sul letto, i suoi occhi aperti sul futuro non riesca a mettere la parola fine a tutta questa sofferenza. Non si fa che una mamma e un papà, coraggiosi come leoni, forti come montagne, che ti sorridono sempre con gli occhi asciutti, che ti colorano di rosa l'acqua della bacinella dove i piedini fanno il bagnetto, che tengono duro e stringono i denti ancora e ancora e ancora...che non possano stare tranquilli tutti insieme stretti forte forte a casa loro. E tutti gli altri! I compagni della Papera in questi mesi, che erano qui quando lei è arrivata e sono ancora qui, col fiore d'argento o con una strada davanti che si perde nella nebbia. Tutti i piccoli onco e leucoguerrieri che sono passati di qui e per i quali la grande roulette ha fatto uscire i numeri più disparati... All'inizio di Ospedalando molti hanno definito eroi i papergenitori, bè, ora mammapapera si rende conto che a loro i medici hanno sempre detto chiaramente "Da questo tumore si guarisce, si faranno tre, quattro cicli di chemio, quelli che ci vorranno...poi se si potrà operare interverremo, se no si continuerà con la terapia finchè non sarà operabile". Ecco, all'inizio sembrava così poco, e confuso. Ma adesso Mammapapera si rende conto che era tanto. Che sapere, più o meno esattamente, come sarebbe andata non capita a tutti, è una fortuna. Ed è andata davvero così, quasi per filo e per segno...ed è una fortuna. E allora alla fine ti rendi conto che gli eroi sono gli altri. Quelli che partono nell'incertezza più totale e ogni volta devono ricominciare da capo, ancora, ancora, ancora... e l'affrontano con le armi di cui dispongono: amore, sorrisi, forza, tenerezza, paura, lacrime, amore, rabbia,pazienza,fatica, amore, speranza, disperazione, amore, amore, amore, amore, amore, amore, amore, amore....

mercoledì 6 novembre 2013

Vertigo!

E’ da più di un mese che il combattente Papàpero non scrive il bollettino di guerra sulla mirabolante e coraggiosissima Paperaguerriera. Di acqua e di flebo ne sono passate sotti i ponti e sotto le piume …ma anche di cateteri e clisteri. Sono stati giorni pieni di emozioni, colpi di scena, vittorie, inconvenienti. Una serie di eventi degni di essere raccontati su Ospedalando. Effettivamente, aveva iniziato un paio di post, che ha poi pensato di post...icipare di qualche giorno perché avrebbei dovuto metterli a post, ma in realtà aveva suppost male e forse saranno post postumi. Cosa sta succedendo? Crisi del blogger? La follia ha preso il sopravvento? E’ come se i pensieri si fossero voluti ribellare, non volevano essere dominati dalle parole, imbrigliati dalle frasi, non volevano essere incasellati in definizioni, dovevano e volevano scorrazzare liberi nella zucca dura di papàpapero e fare scempio e razzia di quel poco di lucidità che ancora vi alloggiava.. Siamo all’ultima chemio e Papàpapero dovrebbe essere dopato di positività, sentirsi l’Oncorambo del reparto. Dovrebbe affrontare il nemico impugnando la flebo come un Kalashnikov e scaricare un chemiocaricatore…. TATATATA…. urlando “ Al diavolo, fottutissimo Germinoma, Teratoma…o quel canchero che sei!!!” Dovrebbe avere un sorriso stampato da BambinodellaKinder degli anni ’80, dovrebbe aver preparato una damigiana di champagne da stappare con un martello pneumatico……. NO, non è così che funziona. C’è qualcosa che non va. Papàpapero non è invincibile. Piantato nel cuore c’è un fantasmatico tumore morale e psicologico che rosicchia l’animo. Probabilmente fa parte del pacchetto omaggio con il il tumtour (ossia il cancro tour), un po’ di depressione, ansia, angoscia…… È come se Papàpapero non si fidasse più di niente e di nessuno, come se volesse scegliere l’incertezza della malattia della papera come unica certezza. Detta così sembra quasi un insulto ai nostri compagni di guerra, che stanno combattendo le loro leuco e oncobattaglie a oncopaperologia … eppure credo che sia umano . Non si riesce ancora a tirare un sospiro di sollievo, non ci si crede, non ci si fida, si ha paura di abbassare la guardia e di farsi cogliere di nuovo di sorpresa dall’onconemico. Forse, come dire… Papàpapero è spaventato, spaventato nel tornare ad una normalità che è una novità, perché con la Papera una normalità vera, normale, la Paperfamily non l’ha mai davvero vissuta. Forse sente ancora il jet lag dell’oncotempo, in cui il mondo reale che ti è attorno gira ad una velocità diversa dalla tua e che tu, oncogenitore in battaglia guardi con distacco, come quando provi a girare una mano in un senso e l’altra nel senso opposto… con l’espressione da mucca che guarda passare il treno . Con distacco e sguardo bovino abbiamo visto l’alternarsi delle stagioni, del caldo e del freddo, delle giornate che si allungavano e si accorciavano. Nessun ritmo costante, né quello del lavoro, né quello delle incombenze domestiche. I giorni hanno avuto una stessa impronta fatta di routine ospedaliera e brevi intervalli a casa dove, per strappare un po’ di serenità e leggerezza, si lottava con i denti rosicchiandola all’imprevisto in agguato. Forse Papàpapero sta facendo i conti con la vera forza del cancro, che continua il suo lavoro anche quando viene estirpato. Lo continua nei gregari, che forse avevano sottovalutato questa sfaccettatura del tumore, incredibile questo cancheraccio, ha sempre qualcosa da insegnarti! Forse il nostro Fagiano pensava di uscirne vincitore come il generale Custer… nelle sue fantasie più perverse si immaginava una conclusione fatta di cerimonie e feste. Immaginava le amate infermiere schierate su due file che, al passaggio della paperaguerriera, alzavano i cateteri incrociandoli, mentre i medici facevano roteare gli stetoscopi come abili majorette, e le Oss che lanciavano biscottini alla folla festante. Ora invece Papàpapero si sente come come un reduce del Vietnam. Non sa qual è il suo posto, rimugina... Deve fare i conti con quella moviola interiore che perennemente ripropone flashback di questi mesi, che impasta il passato con il presente, e lo tormenta. Che ci vogliamo fare, è fatto così. Le cose non riescono a scivolargli addosso, trattiene ogni cosa… da più di dieci anni lavora nel sociale e ancora non ha imparato ad archiviare, a chiudere i capitoli degli incontri/scontri con tutte le storie che ha incrociato. Che dire? Quest’ultima avventura è comunque un pezzo della sua vita, della sua famiglia. Di certo Papàpapero non sarò uno di quelli che ringraziano Dio, il destino, Shiva o Babahj per avergli donato la possibilità di attraversato questo percorso e così via (un tempo forse non l’avrebbe pensata diversamente…chissà). Non è un santo, e fratello tumore rimarrà per sempre quel Bruttobastardovedidinadareaffan… Non ha imparato ad apprezzare maggiormente la vita e le piccole cose, perché da troppo tempo sta vivendo in un perenne e profondo stato di insoddisfatta ingiustizia. Ha perso grossi punti di riferimento sostituiti da una gran voglia di vendetta. Sa che la strada giusta prevede l’attraversamento di questo malessere, il guardarlo in faccia senza paura, e sa che scriverne e parlarne non è che il primo passo. Domani forse sarà un altro giorno, Papàpapero sarà più riposato, più lucido, più positivo. La Paperaguerriera con il suo fluido magico, assieme a Bellacana, mammapapera e a tutto il sostegno di amici e famigliari lontani e vicini gli daranno una nuova energia che gli permetterà di rimettere ordine nei pensieri, di rivestire di positività fantasmi e paure. Come dice il buon caro e vecchio Ernesto “ Bisogna essere fatalisti senza perdere la speranza” e bisogna essere paperonzi senza perdere la paeranza!!! Hasta la papera siempre, amigos!!!

venerdì 1 novembre 2013

dolcetto o scherzetto?

La notte appena passata è stata quella di Halloween, o come si dice da noi Ognissanti. Mentre nel mondo migliaia di bambini travestiti da mostriciattoli (e ammettiamo pure che a volte la differenza possa essere davvero sottile)bussano alle porte di onesti cittadini per estorcere dolciumi minacciando orrorifiche penitenze, al paperclinico una strana creaturina famelica metà Papera metà Spok si abbioccava, dura come un giarone, alle 20.00 ora locale dopo essersi scofanata la pappa al polmodoro, la svizzera e la verdura. Proprio lei, che non avrebbe sfigurato in nessuno dei gruppetti pigolanti "Dolcetto e scherzetto" si perdeva la festa provata dalla chemio post intervento. Ma si sa, la notte dei fantasmi e delle streghe riserva sempre qualche sorpresa! Fuori dalla finestra il buio dominava punteggiato qua e la dalle luci della città notturna, nella stanza silenziosa Mammapapera leggeva trangugiando avidamente una mestissima mousse di pera quando...TOC TOC!!! Mammapapera sobbalzò, chi poteva mai bussare alla porta della stanza n.3 alle nove di sera? ..."Ommamma...sarà mica l' oncozucca fantasma?.. il cavaliere senza broviac?...il delfibanano mannaro????" la temeraria genitrice lanciò uno sguardo preoccupato alla bella Paperella addormentata (che ronfava avvinghiata al paperocarillon con una zampetta prosciuttina che spuntava dalle coperte -la Papera, non il carillon!-)e si diresse alla porta, titubante ma determinata. Cosa l'aspettava oltre il varco?...insomma, oncopaperologia ad halloween è pur sempre oncopaperologia ad halloween!!! Mammapapera afferrò la maniglia, al di là della porta si udivano oscuri bisbiglii...e...aprì! La notte appena passata è stata quella di Halloween, o come si dice da noi Ognissanti. Mentre nel mondo migliaia di bambini travestiti da mostriciattoli (e ammettiamo pure che a volte la differenza possa essere davvero sottile)bussano alle porte di onesti cittadini per estorcere dolciumi minacciando orrorifiche penitenze, al paperclinico due strane creature, bianche come fantasmi, attraversavano il corridoio buio. Il loro avanzare era lento e ondeggiante, quasi come se non toccassero terra. Emettevano inquietanti bisbigli oltretombali, i volti cerei nella penombra scrutavano le porte di oncopaperologia, finchè il loro sguardo implacabile non si fermò sulla stanza numero 3. "Allora... che facciamo?" "Non so...siamo arrivati fin qui..." "Eh...cosa vuol dire? ci mettiamo un attimo a tornare indietro.." "Tornare indietro?...mai!" "Hai ragione! Avrei dovuto essere a casa già da un'ora...e invece sono ancora qua per colpa loro!" "Colpa...che parola grossa..." "Va bè, quindi...che facciamo?" ""Zitto e bussa!" "Io?" "Certo!" "Perchè io?" "Perchè.... sei il capo?" "Il capo???? mi sembra una definizione alquanto opinabile..." "Ooohhhh va bene, busso io!" "Aspetta!...ma...allora...glielo diciamo?" "..." "No perchè se poi magari non gli fa piacere?" "..." "E se poi smettono perchè sanno che sappiamo?" "Ma chi? Loro????" "..." "..." (in coro) "Naaaaaaaaaaaa!!!!!" Una mano bianca, con lunghe unghie smaltate bussò alla porta della stanza numero tre. Dopo un istante lungo un'eternità la porta si aprì! Mammapapera sbiancò! Davanti a lei, biancovestiti, Il dottor Fozzyemuppet e l'infermiera Ninja...con due facce...due facce...mai viste prima. "Disturbiamo?" "No no...assolutamente...la Papera dorme.." Mammapapera si aspettava il peggio, un'infermiera e un medico così fuori orario, che vengono spontaneamente senza che nessuno abbia suonato il campanello non poteva che essere un pessimo segno. Mammapapera li guardò tra il basito e il terrorizzato. "Volevamo dirle una cosa" esordisce Fozzyemuppet. "Ecco; pensa Mammapapera; adesso arriva la mazzata!"..però è strano...perchè Fozzye e Ninja...sorridono, anzi..a sembra quasi che si trattengano per non sghignazzare. E poi...sembrano leggermente inbarazzati.. "Ma cosa fate qui a quest'ora?" chiese di getto Mammapapera. Fozzye non ce la faceva più, le parole gli uscirono come un tappo dallo champagne "Abbiammo letto il blog!!!" Mentre la sua faccia diventava fuxia, poi rossa, poi viola, davanti agli occhi di Mammapapera scorreva tutta la sua vita, quella di Papapapero, quella di Bellacana, quella della Papera e quella di tutti i parenti fino alla quinta generazione precedente... poi anche tutti i post del blog! "..." "E' bellissimo!!!! Abbiamo riso un sacco!" "Sì; continua Ninja; avete una fantasia pazzesca, e poi...avete notato cose del reparto alle quali io non avevo mai fatto caso." "No ma poi; la interrompe Fozzye; i nomi... ah ma io ho capito eh...la dottoressa Comunioneliberazione...fantastico... e il Gemellomenosimpaticodibarbalù!!!" Ninja "Ma io chi sono? e lui?" Fozzye "Io non lo voglio sapere, lo voglio scoprire leggendo con calma! Ma...la dottoressa Seabbaianonmorde chi è?...e la Mammotti?" Mammapapera non sa che dire. E felice, molto felice...ma decisamente imbarazzata. Fozzye e Ninja sono super sorridenti, e davvero contenti del blog, dicono anche che è molto importante per capire meglio come i genitori vivono il reparto e le varie vicissitudini... ma...insomma, non se lo aspettava davvero! Soprattutto non si aspettava questa allegra incursione notturna. Per la prima volta, in quasi cinque mesi, passa più di pochi minuti a chiacchiera con un medico e un'infermiera...sopratutto con un medico, perchè a dire il vero le infermire sono tutte molto carine in questo, se hanno un attimo si fermano a scambiare due parole, anche di cose non strettamente riguardanti il reparto o i ricoveri, ...e questo aiuta e fa bene agli oncogenitori. I dottori...forse è l'oncogenitore che per una sorta di pudore,o di soggezione, tende ad aprirsi meno con loro. Crede che abbiano sempre cose più importanti a cui pensare...o non so...in realtà sono tutti molto affabili e pazienti...credo proprio sia una questiona di camice, che a livello psicologico infuenza l'oncogenitore. Comunque è un momento molto bello per Mammapapera, importante, prezioso. Sapere che il blog che parla di loro è apprezzato e condiviso da chi lo anima... è un po' come se Pirandello si fosse trovato davanti ai suoi personaggi e questi gli avesserop detto "Grazie Luigi! Grazie perchè ci descivi proprio come siamo, e crei per noi una realtà così vera...che senza di te ci passerebbe addosso senza troppi dettagli!"...mmmmhh...ok, va bè, questo è il delirio di onnipotenza di mezzanotte meno venti di Mammapaera. A parte gli scherzi, Mammapapera e Papapapero ringraziano dei complimenti e degli apprezzamenti. Sono molto felici di essere riusciti a trasmettere con ironia le emozioni e le vicissitudini più diverse...e soprattutto che questa ironia sia arrivata come tale e come tale apprezzata. Sono sollevati dal fatto di essere riusciti a scherzare anche sull'oncostaff senza essere risultati offensivi o poco rispettosi. Ma sono soprattutto molto molto contenti e stracarichi per l'incoraggiamento e il sostegno ricevuti proprio da chi si ritrova, suo malgrado, tra le righe di OsPedalando...e volavano rassicurare Ninja, Fozzyemuppet, Comunioneliberazione e tutto l'oncostaff che...no, non hanno nessuna intenzione di smettere o di censurarsi. OsPedalando continuerà fedele a se stesso...e ai meravigliosi, divertenti, umanissimi personaggi (veri) che lo animano!

domenica 20 ottobre 2013

sgambetti

La malasorte della malora continua a scagliare fendenti contro la Paperfamily. Il giorno dopo la dimissione la vorace Paperotta finisce di nuovo in sala operatoria per aver inghiottito un pezzo di cibo più grande del suo esofago scarlancato, all'ennesimo vomitone yogurtoso l'oncostaf decreta: endoscopia!!!! E via con due giorni di ricovero. Venerdì si torna a casa e oggi?... Febbre! Quindi......paperclinico!!!! Ora, questo è un appello che la Paperfamiglia, nella persona della Paperfamiglia, lancia a tutti i suoi amici, sostenitori, tifosi, ultras, guerriglieri, companeros, aggregati,conoscenti, simpatizzanti,...per sentito dire.... e così via: accettiamo qualsiasi forma di intercessione con entità superiori: preghiere, mantra, gonghio, sacrifici umani-animali-vegetali, stariarie, cartoncini al tempio shintoista più vicino, messe nere, woodoo, macumbe, riti arcaici dalla madreterra, riti esoterici e spiritisti, souvenirs di santuari politeisti, rosari e catene di sant'Antonio...insomma, qualsiasi cosa ognuno di voi voglia o possa fare per smuovere un po' questa sfiga, che da un lasso di tempo leggermente superiore all'umana sopportazione ha parcheggiata davanti a casa Papercana, la faccia. Fosse anche solo chiamare il carro attrezzi!!! Grazie.

martedì 15 ottobre 2013

S...koda!

...e vissero per sempre felici e contenti! Eh già!Se la Paperfamily fosse davvero la protagonista di una favola, una saga, un fumetto, forse forse...si potrebbe anche chiudere così! Ma, a parte che si tratta di un incipit, la parola FINE per i nostri eroi non esiste! Tutte le volte che si sono azzardati ad usarla poi ha preso il via una catastrofe peggiore. Per cui, niente "felici e contenti", niente "adesso basta ce ne sono capitate abbastanza", niente "abbiamo già dato"! Martedì scorso la Papera è stata operata, e l'agonia della panchina è stata alleviata dalla sobria compagnia e dalle attenzioni mangerecce di Ziococco e Tataelena (della quale so per certo che esiste ormai il fan club ufficiale e che un gruppo di genitori estremisti vorrebbe santasubito!). Dopo due ore dall'inizio dell'intervento la dottoressa Chesichiamacomeunadellesorellastre è uscita per comunicare ai papergenitori che era andato tutto benm, una volta aperto non avevano trovato niente, tanto che per essere sicuri di dover asportare il coccige hanno telefonato ad oncopaperologia (...vedi mai che avessero capito male...). Ma siccome il protocollo prevede così (perchè se il tumore si riforma lo fa intorno all'osso sacro) hanno proceduto. Poi ha continuato, con la dolce flemma che la contraddistingue (e che, insieme agli occhioni blu la differenzia dalla sua omonima fiabesca), "Ecco, vorremmo sapere, già che siamo lì...ci dareste il permesso di prelevare un po' della tal mucosa? così vediamo se questo enzima lavora come dovrebbe o è pigro... e poi ci sarebbe un'altra cosina... e anche...". Ma certo,pensano i papergenitori, tutto per la salute della Paperella! Anzi, se già che ci siete volete togliere anche tonsille, appendice, e dente del giudizio fate pure... E qui, hanno avuto comunque la conferma che il visseropersemprefeliciecontenti proprio non è nel loro dna. Ora altri capitoli si apriranno, disturbi correlati, controlli... e così via. Ma questo verrà poi. Comunque, tutto è andato per il meglio, la Spiumatella non si è fatta neanche un minuto di terapia intensiva, anzi! Ad un certo punto dall'anticamera del comparto operatorio è corsa fuori un'assistente starnazzante "La mamma, fate entrare la mamma!!!"La paperonza si era svegliata, e al di là del dolore al codino asportato si era ricordata di essere digiuna da più di 12 ore!!!! Strillava come un'erinni inferocita nel suo camicino rosa con gli orsetti, la testona scotchata di bambagia ("per il freddo" ha spiegato un giovane dottore..."Voglio provare; ha pensato Mammapapera; domattina mando Bellacana all'asilo avvolto nel cotone idrofilo, se mi torna a casa con la bronchite faccio causa al paperclinico!"), faceva anche un po' paura tutta bardata da elephant man...ma non appena ha visto la sua mamma....ha sgranato gli occhioni e aperto la sua boccuccia....per strillare ancora più forte e cacciar fuori dei lacrimoni che neanche Candy Candy!!! come a dire "Brutta disgraziata mammaccia!!!! ma guarda come mi hanno combinata, va be' che non ho più la mia bella codina, ma anche sta cofana da mummia d'egitto???? Non mi chiamo mcna Nefertiti....anche se mia cugina è fidanzata con un Ramses! E per di più ho una fame che se sto qua vestito di verde non la smette di fare cuci cuci con il dito...glielo stacco a mozzichi!!!!" Mammapapera, cosciente della gravità della situazione, allontana l'ingenuo personale medico e doma la belva con l'unica arma in grado di sedarla (oltre ad una scorta di biscotti wafer alla nocciola), la dolce e soave melodia de La balena Pasqualina (sempre sia lodata Tatacissia!). Poco dopo la Paperfamily è nella stanza n. 4 di oncopaperologia, la Paperina scodata se la ronfa col pancino pieno e tutto il mondo è rosa è blu. Convalescenza: periodo di riposo dopo la malattia (nel nostro caso un intervento di quattro ore) durante il quale il paziente si rimette in forze. "Mi raccomando" esclama perentoria la dottoressa Chesichiamacomeunadellesorellastre "Non deve muoversi troppo, tenetela poco a sedere e giratela spesso per evitare le piaghe da decubito sulla schiena". La prima notte mammapapera si premura di girare la Paperella ogni tot ore...poverina, chissà per quanto tempo rimarrà debilitata...ci mancano solo le piaghe. La mattina dopo alle sette e mezza si sentono dei rumori inquietanti e grufolosi provenire dal letto della Papera...eccola che gattona sorridente e sgarzolina davanti a una papergenitrice allibita e stravolta. Per qualche istante le sopravviene il dubbia su chi sia la reduce dall'intervento... Stare ferma? Decisamente non è nei programmi della Paperellabella. Quando passa a controllare il dottor Gemellomenosimpaticodibarbalù Mammapaera gli fa presente che la dottoressa Chesichiamacomeunadellesorellastre si era raccomandata che si muovesse poco "Eh, signora, cosa facciamo? la sediamo?" Mammapapera con la sagace ironia che la contraddistingue caldeggia per un attimo l'idea, ma Gemellomenosimpaticodibarbablù, con la totale mancanza d'ironia che lo contraddistingue, non coglie e se ne va con una nota di rimprovero nello sguardo. Insomma, la Papera recupera alla grande, la ferita è bella, lei sta bene edeè sempre più paperosa, ma è talmente carina e simpatica che al paper, con la scusa che fa poca pipì e devono insegnare ai papergenitori ad aiutarla con il catetarismo, se la vogliono tenere, poi la dottoressa che deve insegnare sta cosa viene cooptata dalla polizia per il giallo del paperclinico e allora lei che fa??????? Con meticolosità certosina, in un attimo di abiocco di Papàpapero...svita i tappini del deflussore! Il povero Oncogenitore se la ritrova così, tutta sorridente, in una pozza di sangue, le lenzuola intrise come barattoli di conserva...."E va bene", proclama la dottoressa Comunioneliberazione "sei stata abbastanza chiara, il tuo ingenio ribelle verrà premiato. Tornatene a casa tua!!!!" e cosi.... tutti a casa...momentaneamente felici e contenti!

lunedì 30 settembre 2013

Apnea

...il problema non è il lavandino pieno di piatti sporchi, nè la montagna di roba da lavare o i panni da stirare, non è neanche che Bellacana non dorme, la valigia da preparare, il pavimento più appiccicoso della melassa. Il problema è questo stato di sospensione, nel quale si galleggia di continuo in una sostanza lattiginosa e biancastra,un'aria viziata che sa di chiuso e stantio...come una tapparella alzata solo a metà, che filtra la luce in una penombra stupida e inutile, che blocca il sole e inspessisce le nuvole. Il problema è l'attesa! Costante, perenne, indefinita. Che paralizza il respiro,sclerotizza i gesti, sospende le emozioni. Ci vorrebbe una cannuccia per respirare sott'acqua, un boccaglio, un bambù. Il problema è l'apnea. Si avvicina la data dell'intervento, e ancora non si sa se si farà, la papera è raffreddata, e questo per gli anestesisti è un problema. E allora un semplice controllo diventa ricovero per vedere se aerosol e cortisone sbloccheranno la faccenda. Sbloccheranno la faccenda? Servirà a qualcosa? L'operazione si farà? E' possibile che fino all'ultimo si debba rimanere in questo limbo insostenibile dove niente è certo, nemmeno le cose più ovvie e banali? E come lo dici a Bellacana che è dai nonni ad aspettare che la papera non torna a casa? Come fai a dare dei punti fermi ad un bambino di tre anni che da un terzo della sua vita vive in questo stato di totale e confusa incertezza? ...APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA APNEA... In realtà lui ha capito molto bene come si deve fare, si prende un bel respiro, fino a riempire i polmoni tanto da scoppiare e giù, di nuovo sott'acqua a nuotare, nuotare, nuotare sempre in avanti fino a stordirsi di stanchezza, fino a non sentire più le braccia e le gambe, fino a farsi spuntare le squame e le branchie. Il problema è il pensiero di quella panchina. Se ne sta lì, all'inizio del corridoio del comparto operatorio. Un corridoio lunghissimo. Tu, seduto sulla panchina di formica, lo sguardo in avanti, le mani sudate e irrequiete che non sanno dove stare, la gola secca e la bocca asciutta. E intorno questa cappa d'aria pesante che fatica a raggiungere i polmoni. Ogni tanto a metà del corridoio si materializza qualcuno che avanza verso la panchina...è per te?...no. E allora torni sotto, in apnea, ad aspettare, con la mascella tesa e la testa piena di pensieri, dai più terribili ai più sciocchi. E non sai cosa volere. A volte due chiacchiere aiuterebbero, a volte solo il silenzio, in certi momenti però la solitudine ti uccide...e a volte non c'è niente di più solo sulla faccia della terra di due genitori in apnea su una panchina! L'attesa la senti nelle vene, come se fossero cave. Un vuoto bianco, freddo e denso che ti scorre dentro lento...lento...lento...puoi sentirne l'avanzare millimetro dopo millimetro, e il tic tac del grande orologio diventa il rumore più assordante del mondo, fastidioso come il trapano del dentista, sottile come un ultrasuono, pesante come un macigno che si stacca trascinando con se la montagna. Ci sono grandi vetrate lungo il corridoio, ma nessuna maniglia per aprirle...è costruito proprio bene questo acquario. Perché non è un mare, o un lago...o una pozzanghera dove sopra ai comunque il cielo. E' un acquario, piccolo, stretto, chiuso da ogni parte. E lo spazio tra il pelo dell'acqua e il coperchio è poco, pochissimo, e più il tempo passa più sembra ridursi. E diventa sempre più difficile riempirsi i polmoni tanto da scoppiare, diventa sempre più difficile resistere, e l' apnea diventa sempre più breve e faticosa...il bisogno di tornare a galla sempre più frequente e urgente, ma c'è sempre meno aria meno aria meno aria menoaria menoaria menoaria menoariamenoariamenoariamenoariamenoaria.......

domenica 22 settembre 2013

Paperanze, parchitetti... e vacche sacre

Ennesima ospedalizzazione non programmata della Papera, causa soliti problemi da oncopapera: febbre da infezione, stipsi, e via discorrendo. Non ce la può proprio fare a rilassarsi per più di 15 giorni tra le sacre mura domestiche. D’altro canto dobbiamo accettare che ormai ha due famiglie: la prima, quella terrena, biologica, composta da mammapapera papàpapero e Bellacana; la seconda, ospedaliera, dal team di specialisti, medici, volontari, infermieri, Oss ….non fa un po’ Cristo? In fondo di croci ne sta portando tante… No….non passa questo confronto, anzi Paperotta mia mi viene naturale chiederti cos’eri nelle tue vite precedenti, prima di incarnarti in una papera guerriera? Stando alle leggi del Kharma forse eri un orco bulimico? Hannibal Lecter? Pilato? Adolf? Forse Stitch??? Eppure a prima vista sembri così indifesa!... Certo, quando hai fame ti mangeresti anche mammpapera… Nooooo impossibile!!!! Anzi prevedo che diventerai la fondatrice di una nuova religione della quale sarai l’animale sacro, adorata da monaci in Monclear, che reciteranno mantra davanti ai santuari di Paperino e chiederanno miracoli al beato Paperoga! ......STOOOP REWIND sto delirando, meglio inghiottire una manciata di Depakin e un cicchetto di Risperdal, ristabilizziamo un po’ tutto e ripartiamo. Siamo ricoverati probabilmente per un infezione nel Broviac che trasforma la papera in una graticola per salsicce e costaiole. Abbiamo comunque passato qualche settimana a casa, i valori del sistema immunitario sono buoni e in realtà siamo riusciti a fare anche un po’ di vacanze, o meglio di paperanze le VACanze le lasciamo alle mucche! Le paperanze iniziano e finiscono in un posticino dove scappiamo non appena veniamo dimessi, spesso ci andiamo anche solo con Bellacana. E’ una terra dallo skyline in continua trasformazione, a volte c’è il mare, altre volte un bosco, castelli incantati, case di nonnine, torri e vulcani… tutto cambia al suono di “ facciamo che….”, parola magica grazie alla quale piccoli parchitetti trasformano il parco dietro casa in mirabolanti costruzioni degne di Escher…. “Facciamo che lo scivolo è la casa del Lupo … facciamo che l’altalena sia la torre di Rapunzel…”. Un mondo si apre e si manifesta agli occhi della Papera grazie alla fantasia di questi Parchitetti bambini che trasformano il parco in una nessuno centomila località. Il comandante Bellacana adora spaperanzare, anche più volte al giorno, e nonostante il suo metro scarso di altezza è uno dei Parchitetti più folli e scatenati. Con i suoi travestimenti da vita a mille personaggi tra le fronde ombrose del parco riuscendo a fondere mondi fiabeschi e classici con avventure moderne. Ora, bisogna dire che quello che qui ci ostiniamo a chiamare parco è in realtà una zona verde grande forse come un piccolo campetto da calcio parrocchiale, eppure vi garantisco che è ben più vivo di qualsiasi stadio che abbia mai ospitato una finale mondiale! Qui si tessono relazioni, confidenze, giochi, risa, pianti….le nuove generazioni imparano a scoprirsi e a interagire. A seconda dell’età poi il parco viene vissuto in maniera diversa, è come se crescesse con loro e con noi….. altro che l’Isola di Lost!!! Qui è il parco che ci parla e ci ispira. A volte sembra l’affollatissimo giardino della sigla di S.o.S. Tata, altre volte sembra che si dilati permettendo a tutti di avere un proprio spazio. E’ un parco buono, molto molto democratico! Nella zona più appartata, divisa solo da un fosso dalla vera campagna, c’è la Panca Quadrilatera della Cumpa, occupata perennemente da giovani adolescenti sgallettati che parlottano fittofitto e sfumacchiano le prime sigarette (?), poi c’è una ciclabile… che taglia il parco e metà! un vero capolavoro di urbanistica locale!!! Su questa lingua d’asfalto è collocata la Panca Bislunga dei Genitori, se un ciclista forestiero dovesse passare di lì dovrebbe stare molto attento a non investire i pargoloni che zompettano e saltabeccano qua e là, a driblare biciclette e tricicli parcheggiati con estrema creatività, ad evitare di tranciare le gambe di qualche padre o nonno stangone. Di fronte a questa postazione c’è il Boschetto da Calcio, ossia un campino delimitato da alberi piantati un po’ ad cazzum, collinetta, buche e cespugli nel quale i Bimbigrandi (quelli delle elementari, e qualche amorfo pubescente delle medie per intenderci) con il pallino del pallone devono scartare l’avversario e stare attenti a non stamparsi contro qualche ostacolo naturale o qualche marmocchio che invade l’area di gioco per cogliere un fiorellino. Sono incredibili, anche quando l’erba suda e il sole si lamenta per l’afa loro, indefessi, si sfidano, si rincorrono….che invidia (…no, ma ci stava bene!)! Ci sono anche due altalene con schienale, per centrifugare a dovere i nani under 5, e altre due per il resto del mondo. Ho visto dondolare bambini, uomini, vecchi, donne …anche qualche cane! Infine ci sono tre strutture indefinibili, quelle specie di castelli/spalliere su cui arrampicarsi, tre sgangherati cavalli a dondolo con gigamolla, e quattro cestini collocati a casaccio (che assieme alla ciclabile sono diventati una meta internazionale per architetti amanti dell’assurdo)! La Papera Guerriera solitamente arriva a bordo del suo passegginoarmato verdesozzo, e si presenta al popolo parcoso dritta come un mandingo nepalese pronta a dispensare sorrisi da oncosquinzia! I genitori se la litigano, tutti vogliono averla vicino pur non toccandola perché E’ VIETATO (e da qui si presagisce il suo futuro da animale sacro da venerare come una reliquia), inizia quindi questa strana danza suegiù, destrasinistra per il parco. Il motivo di tutto questo attaccamento? …nooooo, non è solo l’affetto che tutti provano nei confronti della Paperina bella, ma il ben più prosaico e terreno potere antizanzare del chemiosangue, che unito al suo selvatico profumo da paperuzzola (puzzola papera) che da tre mesi conosce solo lavaggi nasali e poco altro e al piastrone antizanzare spalmato a strati, la porta ad essere una temutissima arma di distruzione di massa per zanzare tigre, zanzare faine e zanzare bastarde! La Paperonza è felice di essere utile all’umanità e adora perdersi nel mondo del parco, non le scappa nulla ( a parte qualche puzzetta), si lascia rapire dalla palla ossessivamente inseguita, dalle voci delle madri che o chiaccherano o richiamano, dai giochi dei parchitetti. A volte alcuni bimbi si avvicinano incuriositi dal luccichio della capoccia pelata e ancora più tentati dal divieto “NON TOCCARE, morde!!” E’ la papera di cristallo. Chissà cosa pensano, forse che diventerà una figaccia di legno….se la tira già da adesso. Alcuni sono un po’ in soggezione e noi papergenitori li rassicuriamo “ Non abbiate alcun tumore, quello ce l’ha lei!” YAHHAHHAHAH!!!! OK scherzo, non l’ho mai detto (…?...). Va bene, prendo un altro stabilizzatore d’umore. A volte ci chiedono cos’ha, e proviamo a spiegarlo in bambinese ma ci sentiamo strani, perché ci rendiamo conto che non è una malattia che dovrebbe appartenere al mondo di piccoli… o forse è un piccolo microscopico passo sul sentiero della crescita, “Ora non la puoi toccare perchè sta facendo delle cure, ha una malattia che si chiama tumore, ma quando guarirà….” nonostante questo ci sono alcuni bambinotti che la vivono come la mela dell’Eden, per cui devono assolutamente trasgredire e sfiorare la papera proibita. Solitamente sono gli Hansel e Gretel del parco, i bambini temporaneamente abbandonati da genitori che scompaiono nelle loro chiacchere certi del fatto che Madre Parco si prenderà cura di loro (anche se spesso a farlo è qualche altro genitore…). Dovendo pertanto evitare di lasciare la papera incustodita la trasformiamo in papera borsetta!! Grazie Paris che assieme a Tinkerbell e ai tuoi diciasette chiwawa hai lanciato la moda del caneborsetta! Un giorno mi dirai in quale scomparto tieni il rossetto, la cipria, le chiavi della macchina… E quando la Paperonza sarà guarita lanceremo la nuova collezione: tieni sotto braccio una papera di 12 kg! La nostra paperella da vera femminuccia adora essere una pochette, diventare parte integrante del proprio genitore, si accomoda sull’avambraccio come se fosse una poltrona frau e via a correre, rincorrere, saltabeccare…… Se la gode proprio, ride e sghignazza, sta attenta a ogni piccolo passo… è una cecchina di nuovi stimoli, , una gallinella curiosa quanto una perpetua dalla parrucchiera!! E nonostante la distanza fisica riesce a scorazzare e a giocare con gli altri bimbolotti. Spesso infatti i papergenitori vengono trasformati dal paperarchitetto Bellacana in Lupopapà e Lupomamma o altri personaggi, e in pochi secondi i piccoli giocatori si moltiplicano. La papera gioisce perché è lei la coprotagonista cattiva! Tutti contro questo freak mezzo papera e mezzo lupo, dalle inquietanti sembianze mitologiche… un po’ lupo, un po’ strega, un po’ wynx…un po’ arleone! Quando il fiato del lupo papergenitore finisce viene steso a terra un telo colorato sul quale la papera può spaperare a quattro zampe (una papera non può certo gattonare!), a sua disposizione c’è un mini bazar di giochi e zavaglietti vari. Il plaid si trasforma in una zattera che galleggia su un mare di polvere ed erba, la papera Zeus fa capolino dalle nuvole e osserva il lento fluire del tempo. Questo telo dovrebbe essere una sorta di recinto per mantenere le distanze…peccato, o per fortuna, al parco nulla passa inosservato per marmocchi che, come pirhana, attaccano qualsiasi novità, fosse anche una pannocchia ammuffita, …figurarsi una Paperaladin sul suo straccetto magico! “La mia sorellina non si tocca !!!!” la prima vedetta a lanciare l’allarme è sempre il comandante Bellacana, che correndo si scalza le scarpe e si accuccia sul telo, lo stormo marmocchiante lo segue e inizia la sfida a paperscacchi, dove i genitori spostano la papera in base agli spostamenti dei bambini sul pladscacchiera, il malsano obiettivo è, naturalmente, fare “Scaccopapero” . la pennuta spiumata è solo contenta di accogliere tutti gli amichetti sul suo telo …a dire il vero non ho ancora capito se lo faccia per altruismo, filantropia, o feticismo! Ha infatti un’ossessione malsana per le scarpe, sì sì, va bè, è una papera squinziettosa, è normale…. Ma lei adora tutte le scarpe, anche quelle vecchie, zozze, sgarrupate e rottamose di Bellacana! Le piacciono così tanto che deve annusarle, mangiarle, leccarne le suole (……e ci stupiamo che la chemio le faccia un baffo????) Solitamente finisce con la papera che si rifugia sul suo Panzerpasseggino e tutto il resto del parco campeggia sul plaid, ma non appena i parchitetti si rendono conto che l’ oncobimba è andata via scompaiono in un nano secondo, per poi ricomparire magicamente non appena lei torna d appollaiarvisi sopra, tutto ciò crea magici moti bambineschi: toglilapapera mettilapapera toglilapapera mettilapapera… chissà se influiranno come la luna e le maree sulla psiche dell’umanità? Chissà quali eventi naturali influenzeranno nell’universo mondo?? Non posso sapere come reagirà il genere umano, ma posso dire come reagisce un papergenitore: innanzitutto si ritrova con dei bicipiti da Hulk Hogan, peccato però su un braccio solo, quello su cui di preferenza si appollaia la pennutella, secondariamente si manifesta un principio di orchite (dovuto al fatto di non potersi eclissare come i genitori normali, ma di doversi prestare ai mille ruoli suggeriti dai parchitetti), però dura poco… in fondo è bello vederla giocare con gli altri bambini! Inoltre c’è un notevole aumento della capacità polmonare, correre come una lippa portando un peso di sei kg e scartando ostacoli alti dagli 80 cm al metro e 20 forgia il fiato e tonifica i polpacci meglio del tour de France! Insomma, concludendo, non c’è proprio nulla di cui lamentarsi, un’oncopapera fa bene alla salute di tutta la (paper)famiglia!!!