venerdì 18 settembre 2015

Broken

Ci sono baci che hanno un sapore di eterno. 
Ci sono abbracci che si cristallizzano e si aggrappano alla memoria diventando indelebili.
Ci sono immagini che danzano nella mente e sono la moviola della nostra vita,  ci  danno   la certezza che quello che abbiamo vissuto ci ha reso vivi.
Ci sono persone e amici che sono boomerang spirituali,  che tornano sempre da te e non capisci (ma li ringrazi di cuore, ogni giorno) per quali arcani segreti  ti hanno scelto compagno di strada e di vita.
Tutti  questi batuffoli emozionali, si adagiano sul tuo animo ancora ammaccato e diventano  materia prima per sogni curativi. E lentamente lo  spirito li  intreccia  e li trasforma in una trapunta sotto cui nascondersi e sopravvivere nei periodi in cui la vita azzanna.
Ma se questi  ricordi, emozioni, illusioni, desideri, sogni si affastellano a caso  e si intrecciano con timori, ansie, noie, paranoie  la coperta inizia a svolazzare,  a rigirarsi impetuosa in un valzer di tenebra. Si lacera, si sfilaccia in un diluvio emotivo, e la  tempesta inizia a scheggiare i vetri della realtà che ci si sta pian piano ricostruendo.
 Papàpapero si trova dentro a questo vortice ora, dopo un anno di incredibile normalità.  
In questi mesi   ha provato a voltare pagina, a concludere le  mirabolanti avventure della Papera Guerriera con “e vissero felici e contenti”.  E così  per mesi ha appeso la creatività al chiodo, non ha scritto post e si è  concentrato sul presente.
Basta passato! Basta harakiri sull’oncoesperienza, basta sensi di colpa verso amici fantasma,  verso  sogni di gloria che non si realizzeranno, basta aspettative oniriche , basta desideri a lungo raggio. E’ ora di pulizia esistenziale perché  la vita insegna che  è un osso duro, che è come dice Psicoeni: un tiro al piccione. E allora è ora di crescere, di fare percorrere altri step e imparare a concentrarsi su quello che si è e si possiede ora!
Papàpapaero avrebbe voluto imparare a ragliare come un somaro filosofico:  “Hiiic et nuunc… hiiic et nuunc…” e dimenticare il raglio egocentrico: “IiiiiiiOhhh iiiioooh”.  Pertanto ha tentato di fare una sorta di paperpieno esistenziale  cercando di far filare il presente nel migliore dei modi. Ha fatto di tutto per  imporsi  di  godersi la famiglia e fare pulizia attorno a sé.
Voleva rattoppare la sua coperta emotiva, inspessirla con un idilliaco fantapresente.
Idealmente avrebbe voluto raccogliere il giarone della routine  e farne le fondamenta  zen della sua esistenza di oncoanatide, avrebbe voluto inspirare  il mondo attorno come un mantice e soffiare il presente ancora più forte.
Ma nulla di tutto questo è accaduto.
La routine, i piccoli imprevisti, questo correre forsennato dove non hai  tempo di dire che non hai tempo, questo desiderio di far filare la vita della propria famiglia senza più imprevisti, questo cercare di dedicarsi appieno alla casa, ai figli, al tuttuebellotuttoèbene l’hanno fatto precipitare in un anomalo burnout che ha  paralizzato il vetusto veterano. 
E così ha iniziato a sentire nel proprio stomaco una  ribollita di angoscia arcana che demoliva tutto, ha iniziato a fare i conti una rabbia aggressiva, critica nei confronti di sé e della vita: che senso ha vivere, amare, soffrire, spendere tutti i tuoi giorni passati se così presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire… E Canzone per un’amica diventava una colonna sonora a cui appendere foto e ricordi di giovani guerrieri che non ce l’hanno fatta, di amici cari così tanto delicati per l’esistenza da rinunciarvi,  di sconosciuti immolati sull’altare della cronaca nera.
E  pian piano tutto ha ricominciato a sbriciolarsi. E le   quattro mura domestiche cominciano a farti sentire in gabbia, ed esplode libera la paura, l’ansia che   si trasforma in rabbia deformante. Così la propria compagna  di vita diventa una ladra di tempo, l’allontani e pretendi che ti fermi che si prenda cura di te e ti protegga da te stesso. L’OncoPaperaGuerriera e il suo amato Comandante hanno i contorni sfocati  e si mescolano agli impegni, all’imperativo del figlio perfetto Mulinobiancostyle, ma tu non hai vicino la Gallina Rosita, ma solo un pollo di gomma chiamato Cuordileone, e i tuoi Biscottoni… bè, quelli sono frantumati da un bel po’!
E gli imprevisti, il contatto con gli altri, sgarbi insignificanti, leggerezze irrisorie  si infradiciano, si appesantiscono, diventano ostacoli insormontabili. E Papàpapero impugna di nuovo il Kalashnikov delle oncocampagne e si mette alla ricerca di  un nemico, come un moderno Rambo 2.0, con meno muscoli e più psicolpatologie, continua la ricerca del nemico.  Una ricerca forsennata contro l’ignoto, per trovare un nemico, fosse anche un fantasma, contro il quale svuotare il caricatore di questa rabbia incontenibile. Per lenire la sua sete di rivolta per non poter avere l’inderogabile diritto di possedere e decidere autonomamente il proprio futuro. Sente l’animo urlare “Io voglio essere il Dio della mia vita! Decidere il mio destino!!!”.
Questa tempesta imbrutisce, logora, mette a dura prova tutto e tutti. E ogni giorno diventa una corsa dove gli ostacoli ti sfrecciano incontro senza soluzione di continuità, in cui  non fai altro che  cercare di rialzarti, accettare l’imponderabile e stare in equilibrio. 
E dopo la tempesta assale il canuto Papàpapero la vergogna  per non essere capace di fare come  la Papera, che vive intensamente ogni attimo, ma invece di riappropriarsi del  dono di scoreggiare sopra al futuro  sente solo una profonda angoscia balenargli al cuore. Eppure lo sa che la papera ha il diritto di ridere fino a 100 anni, che la tempesta di piombini l’ha già passata tutta, è ora che viva … e basta!
È inutile, non si riesce proprio a sentirsi al sicuro.

Papàpapero dovrebbe cambiare il suo bloggeravatar in Dupallepapàpapero, o  forse dovrebbe iniziare a scrivere dei DisArmony (versione Armony della famiglia Adams), o semplicemente ingollare un paio di bocce  di Xanax a colazione.
Forse non dovrebbe nemmeno azzardarsi a pubblicare questo post, perché irrispettoso di quegli    oncogenitori che stanno vivendo la loro guerra in trincea, o di quelli che  hanno vissuto e trovato risposte e reazioni a prove anche più grandi .
Poi però… fanpero!
Fanpapero!...
 Fanpapàpapero!!!   
Che ognuno ha la propria storia, le proprie strategie,  il proprio modo di galleggiare, e non è giusto nascondere, tralasciare, o dimenticare questo pezzetto della OncoPaperfamily.
La coperta emozionale ha bisogno di tessere anche questo punto.

E ora si riparte!