Ci sono baci che hanno un sapore di eterno.
Ci sono abbracci che si cristallizzano e si aggrappano alla memoria diventando
indelebili.
Ci sono immagini che danzano nella mente e sono la moviola della
nostra vita, ci danno
la certezza che quello che abbiamo vissuto ci ha reso vivi.
Ci sono persone e amici che sono boomerang spirituali, che tornano sempre da te e non capisci (ma li
ringrazi di cuore, ogni giorno) per quali arcani segreti ti hanno scelto compagno di strada e di vita.
Tutti questi batuffoli
emozionali, si adagiano sul tuo animo ancora ammaccato e diventano materia prima per sogni curativi. E
lentamente lo spirito li intreccia
e li trasforma in una trapunta sotto cui nascondersi e sopravvivere nei
periodi in cui la vita azzanna.
Ma se questi ricordi, emozioni,
illusioni, desideri, sogni si affastellano a caso e si intrecciano con timori, ansie, noie,
paranoie la coperta inizia a svolazzare, a rigirarsi impetuosa in un valzer di
tenebra. Si lacera, si sfilaccia in un diluvio emotivo, e la tempesta inizia a scheggiare i vetri della realtà
che ci si sta pian piano ricostruendo.
Papàpapero si trova dentro a
questo vortice ora, dopo un anno di incredibile normalità.
In questi mesi ha provato a voltare
pagina, a concludere le mirabolanti
avventure della Papera Guerriera con “e vissero felici e contenti”. E così
per mesi ha appeso la creatività al chiodo, non ha scritto post e si è concentrato sul presente.
Basta passato! Basta harakiri sull’oncoesperienza, basta sensi di
colpa verso amici fantasma, verso sogni di gloria che non si realizzeranno,
basta aspettative oniriche , basta desideri a lungo raggio. E’ ora di pulizia
esistenziale perché la vita insegna
che è un osso duro, che è come dice Psicoeni:
un tiro al piccione. E allora è ora di crescere, di fare percorrere altri step
e imparare a concentrarsi su quello che si è e si possiede ora!
Papàpapaero avrebbe voluto imparare a ragliare come un somaro
filosofico: “Hiiic et nuunc… hiiic et
nuunc…” e dimenticare il raglio egocentrico: “IiiiiiiOhhh iiiioooh”. Pertanto ha tentato di fare una sorta di
paperpieno esistenziale cercando di far
filare il presente nel migliore dei modi. Ha fatto di tutto per imporsi
di godersi la famiglia e fare
pulizia attorno a sé.
Voleva rattoppare la sua coperta emotiva, inspessirla con un idilliaco
fantapresente.
Idealmente avrebbe voluto raccogliere il giarone della routine e farne le fondamenta zen della sua esistenza di oncoanatide,
avrebbe voluto inspirare il mondo
attorno come un mantice e soffiare il presente ancora più forte.
Ma nulla di tutto questo è accaduto.
La routine, i piccoli imprevisti, questo correre forsennato dove non
hai tempo di dire che non hai tempo,
questo desiderio di far filare la vita della propria famiglia senza più
imprevisti, questo cercare di dedicarsi appieno alla casa, ai figli, al
tuttuebellotuttoèbene l’hanno fatto precipitare in un anomalo burnout che ha paralizzato il vetusto veterano.
E così ha iniziato a sentire nel proprio stomaco una ribollita di angoscia arcana che demoliva
tutto, ha iniziato a fare i conti una rabbia aggressiva, critica nei confronti
di sé e della vita: che senso ha vivere, amare, soffrire, spendere tutti i tuoi giorni passati
se così presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire… E Canzone
per un’amica diventava una colonna sonora a cui appendere foto e ricordi di
giovani guerrieri che non ce l’hanno fatta, di amici cari così tanto delicati
per l’esistenza da rinunciarvi, di
sconosciuti immolati sull’altare della cronaca nera.
E pian piano tutto ha
ricominciato a sbriciolarsi. E le
quattro mura domestiche cominciano a farti sentire in gabbia, ed esplode
libera la paura, l’ansia che si
trasforma in rabbia deformante. Così la propria compagna di vita diventa una ladra di tempo, l’allontani
e pretendi che ti fermi che si prenda cura di te e ti protegga da te stesso.
L’OncoPaperaGuerriera e il suo amato Comandante hanno i contorni sfocati e si mescolano agli impegni, all’imperativo del
figlio perfetto Mulinobiancostyle, ma tu non hai vicino la Gallina Rosita, ma
solo un pollo di gomma chiamato Cuordileone, e i tuoi Biscottoni… bè, quelli
sono frantumati da un bel po’!
E gli imprevisti, il contatto con gli altri, sgarbi insignificanti,
leggerezze irrisorie si infradiciano, si
appesantiscono, diventano ostacoli insormontabili. E Papàpapero impugna di
nuovo il Kalashnikov delle oncocampagne e si mette alla ricerca di un nemico, come un moderno Rambo 2.0, con
meno muscoli e più psicolpatologie, continua la ricerca del nemico. Una ricerca forsennata contro l’ignoto, per
trovare un nemico, fosse anche un fantasma, contro il quale svuotare il
caricatore di questa rabbia incontenibile. Per lenire la sua sete di rivolta
per non poter avere l’inderogabile diritto di possedere e decidere
autonomamente il proprio futuro. Sente l’animo urlare “Io voglio essere il Dio
della mia vita! Decidere il mio destino!!!”.
Questa tempesta imbrutisce, logora, mette a dura prova tutto e tutti.
E ogni giorno diventa una corsa dove gli ostacoli ti sfrecciano incontro senza
soluzione di continuità, in cui non fai
altro che cercare di rialzarti,
accettare l’imponderabile e stare in equilibrio.
E dopo la tempesta assale il canuto Papàpapero la vergogna per non essere capace di fare come la Papera, che vive intensamente ogni attimo,
ma invece di riappropriarsi del dono di
scoreggiare sopra al futuro sente solo una
profonda angoscia balenargli al cuore. Eppure lo sa che la papera ha il diritto
di ridere fino a 100 anni, che la tempesta di piombini l’ha già passata tutta,
è ora che viva … e basta!
È inutile, non si riesce proprio a sentirsi al sicuro.
Papàpapero dovrebbe cambiare il suo bloggeravatar in Dupallepapàpapero, o forse dovrebbe iniziare a scrivere dei
DisArmony (versione Armony della famiglia Adams), o semplicemente ingollare un
paio di bocce di Xanax a colazione.
Forse non dovrebbe nemmeno azzardarsi a pubblicare questo post, perché
irrispettoso di quegli oncogenitori
che stanno vivendo la loro guerra in trincea, o di quelli che hanno vissuto e trovato risposte e reazioni a
prove anche più grandi .
Poi però… fanpero!
Fanpapero!...
Fanpapàpapero!!!
Che ognuno ha la propria storia, le proprie strategie, il proprio modo di galleggiare, e non è
giusto nascondere, tralasciare, o dimenticare questo pezzetto della OncoPaperfamily.
La coperta emozionale ha bisogno di tessere anche questo punto.
E ora si riparte!