giovedì 26 dicembre 2013

Pape(r) Satan...Pape(r) Satan Aleppe!!!

Come ci starebbe bene una bella riflessione sul Natale! 
Sullo stare insieme, il sentirsi più buoni, il volersi bene...eh già, ci vorrebbe proprio! Magari con tutti quei bei racconti sulla preparazione delle cose che rafforzano lo spirito natalizio, fare l'albero... allestire il presepe...infornare biscotti...
Bello, bello davvero!
Peccato però che a casa Papercana le cose vadano diversamente.
Ci hanno provato. Lo giuro, ci hanno provato in  tutti in modi! All'inizio di dicembre mammapapera, papàpapero e Bellacana sono andarti a prendere un bell'albero, uno vero (sì, lo so, non è ecologicamente corretto! ...ma è uno di quegli alberini dell'Ikea che poi tu a festa finita riporti in negozio e loro ne fanno Billy, Faktum e Grankulla Futon!), uno vero, dicevamo, verde, profumato...che perde aghi a gogò, si va bè...ma cosa vuoi che sia con una Paperonza atrasica che inghiotte la malora inceppandosi l'esofago così spesso che neanche lo spinterogeno dell'Isotta Fraschini! Ma sì, cosa fa più Natale di un albero vero!!!
Parcheggiato in balcone per giorni, all'incombere del Natale bisogna proprio  invasarlo per bene. Schiaccia di qua, pressa di là, controlla che sia dritto...mmmh..ok....sì, quasi...ecco, spingi qua, zappetta a destra...perfetto. Mammapapera trasferisce l'enorme e pesantissimo vasone dal terrazzo al salotto, spingendo e sudando come una partoriente, lo posiziona nell'angolino natalizio, si allontana per ammirarlo e... pende, leggermente, ma pende verso sinistra. Va bè, si nota appena.
"Bellacana, mi aiuti a mettere le decorazioni?"
"No!" ...sgrunt! grazie!
"Faccio il presepe con il papà!"
"Aaaah, va bene!"
Mammapapera, pervasa di Spirito del Natale, comincia ad addobbare l'albero, e più addobba più l'albero più l'albero pende, più addobba, più pende...mannaggia, adesso si nota eccome. E allora tira, spingi, pressa, zappetta...niente! Nada! Nieth!
Va bè, nessuno è perfetto, sorvoliamo, non vorremo mica farci scalfire questo bello Spirito del Natale che circonfonde di luce tutto il creato?!
E poi...c'è il presepe!!!!
Papàpapero ha una cosa con presepe... che neanche la famiglia Cupiello. Gli piace proprio farlo, è il suo giochino, il suo lego da grandi. Una volta trovata la location più adatta (da quando ci sono figli piccoli questa  è lo scaffale basso della Billy -e che non mi si venga a dire che i papergenitori non sono  coerenti!- con le ante a vetro, in modo che i beboni possano ammirarlo ma non ingoiarlo o distruggerlo). Si mette lì, con i suoi scatoloni vintage originali degli anni '70, e comincia a creare! Accartoccia scatole e cartoni per creare l'ossatura del paesaggio, poi ricopre tutto con la cartaroccia vintage originale degli anni '70, piena di buchi e tutta sbrindellata... ma densa di Spirito del Natale!
Poi sistema il muschio, e questa è la parte più difficile, considerato che il muschio vintage originale degli anni '70 si disintegra a contatto con l'aria. E finalmente... posiziona le statuine! Con una solennità religiosa valuta e soppesa ogni collocazione, ogni equilibrio e dinamica relazionale all'interno del presepe. Le statuine più piccole vanno messe lontano, le grandi in proscenio, una prospettiva architettonica che neanche il Brunelleschi! I pastori qui, la lavandaia vicino al fiume... e così via. Ma quest'anno Bellacana è grande, e il suo papà è fiero di trasmettergli questa passione (che gronda Spirito del Natale) e allora eccoli, padre e figlio, come nella pubblicità di un pandoro, i visi vicini, riscaldati dall'intermittenza stroboscopica delle lucette, concentrati nell'atto di creare quel piccolo mondo parallelo. Non importa se posizionando il laghetto/specchio questo cade e si frantuma in mille pezzi! (cosa sono 7 anni di disgrazia per la Paperfamily, a loro ormai devono darne indietro, e con gli interessi!!!)
Bello! Bello, bello, bello, bello! Il presepe a due è venuto proprio bene! Ogni cosa è al giusto posto, l'angioletto sul tetto della capanna, Giuseppe e Maria ai lati della mangiatoia, bue e asinello, il bambinello nascosto nell'attesa della Santa Notte, tutto perfetto! La Paperina è incantata, lo Spirito del Natale pervade anche lei, ammira stupefatta la casa vestita a vesta, le luci, i colori, i pupazzetti e le candele.
Che bel quadretto. Tutta questa bella armonia, si sentono in sottofondo le canzoni di Natale e... "Mamma, ho spostato una pecorina!"
Mammapapera guarda... e inorridisce! In due secondi netti Bellacana ha trasformato il presepe tanto faticosamente cesellato in un rave party! La madonnina è sepolta da tutti i pastori, due mucche, tre galline e l'arrotino, Giuseppe si è voltato di spalle per non guardare, lo zampognaro giace a terra senza testa e Gesù bambino è scomparso! (No, non crediate,  l'anonima Canasarda non lo rilascerà nemmeno per la mezzanotte di Natale!). Papàpapero rischia il colpo apoplettico, apre le ante a vetro per cercare di porre rimedio allo tzunami e, lesta come un leprotto, la Papera kamikaze afferra una manciata di sassolini vintage originali degli anni '70 con tutta l'intenzione di metterli in bocca. 
"No, Paperina! Non si fa!!!" che bravo fratello maggiore, meno male che c'è lui, perché mammapapera è impegnata nel fare vento e porgere i sali ad un Papàpapero ormai al collasso nervoso.
Ma no! No, no, no e poi no! Neanche questo piccolo inconveniente scalfirà l'incrollabile Spirito del Natale che trasuda dalla Paperfamily.
E allora via, a confezionare pacchetti  con fiocchi e nastri, e paperelle dipinte, biglietti d'auguri e piccoli pensierini. E va bene, il tempo è poco, ci si riduce sempre la sera, si è stanchi, nervosi, si scatta per un nonnulla, si discute... si litiga  proprio! Ma è Natale, siamo tutti più buoni!!! Si passa oltre, si soprassiede, si dimentica (?)... si rimanda tutto al post festività!
Ma finalmente si avvicina il grande giorno, tutto è pronto per la grande cena  a casa dei parenti Quadratini di Papàpapero, è la  mattina della viglia, la Paperonza ha passato una notte turbolenta (e naturalmente con lei i papergenitori), mammapapera ha la malsanissima idea di provarle la febbre: 38,5! 
Facce di pietra! Mammapapera ha la mandibola a terra, papàpapero, miracolosamente sopravvissuto al colpo del presepe, stavolta rischia davvero il defibrillatore. 
Lo Spirito del Natale subisce il primo vero forte scossone!
Che si fa? Genitori più moderni la imbottirebbero di tachipirina e andrebbero alla cena. Ma i papergenitori... con tutte le loro pare, le loro ansie...come si fa... chiama il pediatra...chiama il paperclinico... riprova la febbre... 39!
Chiama i Quadratini, dai forfait per la cena (Papàpapero rammaricatissmo, non ne aveva persa una in 39 anni di vita!). Dai, ok, si può rimediare, lo Spirito del Natale c'è ancora.
"Stiamo noi quattro, ceniamo con calma, guardiamo un bel cartone eh?" prova a indorare la pillola mammapapera. 
Poi arriva il pomeriggio, la Paperina scotta così tanto che sulla sua fronte si potrebbe cuocere il capitone, sotto l'effetto della tachipirina la temperatura si aggira sui 38 gradi...senza paracetamolo...lasciamo perdere. 
Bellacana avverte la tensione strisciante e la ributta indietro ai papergenitotori rischiando che Babbo Natale decida di non portargli nessun regalo per i prossimi dieci anni se non la smette subito di fare capricci.
Papàpapero sembra essersene fatto una ragione, mammapapera invece, verso le sette di sera, ha una crisi isterica, strappa letteralmente dall'ingresso lucette e decorazioni cedendo alla lusinga liberatoria di un rosario di madonne che non si è mai sentito nemmeno al porto di Bancok! 
Lo Spirito del Natale è già sulla soglia con le valigie pronte... quand'ecco... il canto di natale! Gli amici Trepermeognitre si offrono di portare la cena alla Paperfamily, e alle otto o poco più consegnano ai derelitti paperi vassoi di ogni ben dio per una bella cena della vigilia...rigorosamente a base di pesce!
Lo Spirito del Natale posa le valigie, forse forse...c'è ancora posto per lui...
Ed eccoli, tutti e quattro sul divano, i nostri pennuti, a guardare Ortone e il mondo dei Chi. Bellacana pasteggia a pop corn, papàpaero, con in braccio una Paperina a quaranta che spigozza roventemente, ingolla voulevant e spiedini di pesce, mammapapera, seduta sul lato opposto, si ingozza, sentendosi la mamma peggiore, nonchè la più sfortunata, del mondo.
Ma è durante la notte, quando i papergenitori si ritrovano nel lettone una Paperina scarcagliante, febbricitante e arrotolata in borse del ghiaccio e siberini come una seppia al banco del pesce, che non riesce a riposare e non li fa dormire neanche in sogno, trasformando la natività in un film di Dario Argento, che lo Spirito del Natale intuisce che non è decisamente più aria, e ad un'ora indefinita infila definitivamente la porta per andarsene senza rischiare di essere ulteriormente infamato e vilipeso!
Il giorno di Natale la Paperella sta un po' meglio, la notte scorre tranquilla, a Santo Stefano è sfebbrata.
Alla fine di questo racconto possiamo quindi trarre alcune conclusioni: 

-la Paperfamily ci ha provato oltre ogni misura, oltre ogni umana volontà di riuscirci, l'ha cercato, inseguito, legato e imbavagliato con la forza pur di passare un vero e sereno giorno di festa ...ma lo Spirito del Natale non ne ha voluto sapere! Si è lasciato sabotare dai nefasti eventi che non hanno dato tregua nemmeno questa volta. Diciamo pure che non ha avuto abbastanza fede.

-I papergenitori avevano ragione, se non lo senti, non lo senti! Se la vita ti tartassa a spron battuto per troppo tempo, poi fai fatica a sederti davanti ad una candela rossa e un vassoio di biscotti allo zenzero appena sfornati e dire "Ah, buon Natale!!!" 

-Gli amici sono la cosa più importante, quella che conta di più. Che anche quando ci sei dentro fino al collo e ti sembra che tutto vada da schifo, ti lanciano una corda e ti tirano su. Negli amici si può credere, sempre!

-Gesù bambino è fuggito negli Emirati Arabi.

- Ormai non ci sono più dubbi, la Papera è Satana!

domenica 15 dicembre 2013

Teeeleeefooonoooooo... caaasaaaaaaa....

“Sempre insieme, eternamente divisi. Finchè il sole sorgerà e tramonterà. Finchè ci saranno il giorno e la notte”*… o quantomeno finchè l’oncopapera non sarà guarita!
Ormai si sa, durante i ricoveri della Paperaguerriera mamma e papàpapero si trasformavano in Lady Nutria e Sir Fagiano, come i protagonisti di un film si incontravano per pochi fuggevoli attimi prima di subire la reciproca mutazione e separarsi nuovamente. Ogni oncoleucogenitore è Lady Nutria e sir Fagiano durante i ricoveri di un figlio. Sono ritmi e dimensioni da marziano, d’altro canto sono marziane anche le malattie curate in oncopediatria… che dovrebbero appartenere al mondo fantastico  di Asimov o di Philip Dick.
Durante i ricoveri della paperotta i papergenitori sono stati colpiti dalla famossisima malattia del bipaparismo e bimammarismo, un nuovo disturbo bipolare che colpisce 500 oncogenitori su 501 (quello che si salva è l’eccezione che conferma la regola)! 
Le giornate non si dividono più in ore, ma in figli! Dalle 15.30 di oggi alle 14 del giorno dopo sei oncopapàpero, dalle 15.00 alle 22 sei Bellacana ‘s Dad, dalle 22 alle 7.30 sei invece Dead, al mattino, prima che il gallocanti e la Cana sussulti, ritorni ad essere un po’ Bellacana’s Dad e un po’ Freddy Mercury nel video I want to break free… anche gli acari domestici  hanno diritto di essere un po’ considerati!!!
Nel viaggio tra casa e l’ospedale c’è il meeting neuroaziendale in cui quei due o tre neuroni rimasti a capo della baracca devono spremere le meningi per trovare attività da far fare alla Paperpargola per distrarla o per alleggerire lo status di orfano profano di Bellacanamarmocchio!
Le ore libere in cui potresti rilassarti un po’ disgraziatamente si limitano al periodo Dead in cui, se va bene e non svieni subito addormentato sul letto(tuo o dell’orfano profano poco importa)/divano/qualsiasicosa, tiri fuori il tuo logoro psicoabito (o i brandelli che ne rimangono) e cerchi di rattopparlo alla bell’e meglio per l’indomani, sempre che le tarme rimuginatrici e angosciatrici non lo bucherellino ancora un po’. Allora cerchi di dedicarti a tutt’altro per sentirti  vivo e riempire il vuoto cosmico di una casa silenziosa, scaldata solo  dal respiro regolare di Bellacana,  una casa dimezzata, che fino a pochi mesi prima era schiamazzosa e ridarella.
Capita che durante le serate a casa ti faccia una scorpacciata di popcorn/patatine/pataschifezze e film suprespazzatura (quelli così  tamarri che gli attori si vergognano di citare nel curriculum), e ti scopri ad essere grato a Machete, G.I.Joe,  Imercenari, agli eroi matusalemme come Stallone e Schwarzenegger (ribattezzati amichevolmente I Vecchi Col Fucile) che nonostante i bypass, il botox, i sequel, continuano a sfracassarci con film in cui cambia solo il titolo, ma la trama è sempre la stessa riassumibile in “RATTTTTTTTTTTTTT!!BUM!!!!RATTTTT!!!BUM E RIBUM SPAM!! SBAM!!! E SE TUTTO IL MONDO Può CAMBIARE ANCH’IO POSSO CAMBIARE!!!!”…è così rassicurante!
E ringrazi lo stormo di vampiri, la mandria di zombie,  le innumerevoli invasioni di alieni che per un paio d’ore ti  trasportano in una realtà catastrofica dalla quale basta spingere il tasto off per uscire. Solo così lo psicoabito e le sue tarme se ne stanno buoni buoni in naftalina, o meglio… bussano e spingono per sfondare l’armadio, ma il rumore delle grida degli zombie e del bazooka copre tutto il resto.
Ringrazi persino la stanchezza e i fantalibri che ti accompagnano tra le braccia di Morfeo  vivendo  le vicende di  nani sfregiati, metalupi, Estranei e draghi.
….O almeno, queste erano le fughe di Papàpapero da una realtà il cui tasto off non esiste.
Quando invece sei in ospedale con la Papera il tempo è cadenzato dalle visite dei medici, delle infermiere, e dall’interattività dell’ oncopaziente, per cui durante il giorno c’è un ampio spazio da riempire, e vista l’età della pupa è fondamentale inspessirlo. Perciò ti inventi qualsiasi cosa.
Ma vediamo nel dettaglio come si svolge la giornata di un’oncogenitore (perché che ti credi? Che solo perché sei recluso in una cameretta vista Vignolese abbarbicata al settimo piano non ci siano appuntamenti da rispettare e routine da seguire?): dunque, la sveglia è solitamente dettata dallo stomaco da struzzo della Paperella. In un orario variabile tra le 7.00 e le 7.30 la si sente brontolare e reclamare la colazione. L’occhio del papergenitore guizza rapido al tavolo o al microonde (a seconda della stanza assegnata) per vedere se i vassoi sono già magicamente apparsi o se bisogna inventarsi qualcosa fino alla loro comparsa. Ma un oncogenitore ha sempre un asso nella manica, nella fattispecie una buona scorta di latte, orzo e yogurt (colazione top della pischella).
Dopo la colazione è il momento della toletta. Essendo poco agevole traslocare in bagno flebo, aste, tubi e ammennicoli vari, la papera fa le sue abluzioni a letto servendosi di una bacinella riempita d’acqua il  minimo sindacale per evitare l’allagamento del giaciglio… cosa che spesso si verifica ugualmente, ma almeno tu hai la coscienza pulita.
Ora che la Papera è in ordine può ricevere la Signorachefalepulizie, la Signora in questione è molto gentile e comprensiva per il caos che regna nella stanza, e si intrattiene volentieri in chiacchiera con la Paperetta, mentre tu, oncogenitore, ti senti un po’ in prestito e saltabecchi qua e là per consentirle di svolgere agevolmente il suo lavoro… l’effetto del quale dura più o meno fino a cinque minuti dopo la sua uscita dalla camera, infatti tra merenda e giochi papereschi il caos torna ben presto a reimpossessarsi di tutto lo spazio disponibile: letto disfatto, yogurt dappertutto, pezzetti di carta, libri, giocattoli….
A metà mattina si avvicina il giro visite, dai dai, bisogna risistemare almeno un po’, mettere le lenzuola pulite, smacchiare la Papera e toglierle dalle pieghette del collo gli avanzi della sera precedente, togliere qualche pataccone dal pavimento (e con la grigissima carta idrorepellente fornita in dotazione dall’azienda universitaria è un’impresa paragonabile a quella di asciugarvisi le mani!!),
Visita, quattro chiacchiere con i medici, e con loro se ne va un buon 40% degli adulti con cui parlare… (10% Signoradellepulizie, che però come abbiamo già detto parla di più con la Papera che con il genitore, 20% infermiere, 30%altri genitori, volontari, maestre).
In attesa del pranzo si riempie il tempo giocando, incoraggiando un pisolino e, quando proprio non ce la si fa più, cedendo alla lusinga di un cartone animato!
Il pranzo vede la Papera apparecchiata in assetto di guerra davanti al vassoio semovibile, le pietanze schierate in bella mostra, il papergenitore pronto. La Papera indica col dito, quando non affonda direttamente il cucchiaio, il piatto desiderato e, senza soluzione di continuità è capace di passare dalla pasta allo yogurt, al prosciutto cotto, per poi tornare allo yogurt e passare agli spinaci. Alla fine del pasto il letto è di nuovo un campo di battaglia!
Segue qualche gioco digestivo e la pennica post prandiale.
Apriamo la parentesi sui pisolini della Papera. In questi momenti il povero papergenitore, sfiancato dalla routine ospedaliera, si rilassa, o meglio occupa il tempo in altre faccende per evitare di pensare troppo al fatto di trovarsi recluso in un reparto di oncoematologia pediatrica che, vuoi pure sotto le stanze superattrezzate, sotto le volontarie sorridenti e i giocattoli del reparto, sotto i clown, le maestre, un’equipe medica che si meriterebbe altro che una serie televisiva, sotto sotto rimane pur sempre un reparto di oncoematologia pediatrica…. In una cameretta abbarbicata al settimo piano, al di sopra di tutto, della strada, del parco, della città, della normalità… l’oncogenitore fa cose normali, lava i piatti, riordina, legge… poi fa cose non normali, legge quel manuale di cucina fusion che gli hanno regalato tre natali fa e che è sempre servito come sottopentola, cerca su google la differenza tra croquet e cricket, pesca dal cesto del corridoio un giornale che sembra quei Cronaca Vera che leggeva sua nonna, e che è davvero Cronaca Vera solo che ha un altro nome. Perché in fondo quando ti sforzi di fare qualcosa di normale è perché ti senti davvero molto lontano dalla normalità…
Poi si fa merenda, ma siccome  la Paperella è un radar, ad ogni rumore esterno o voce nel corridoio drizza le orecchiette paraboliche e si mette nella posizione della papera da punta. Spaperella “Qua qua qua” che vuole uscire, e allora ti avvolgi per bene in cavi e tubini, la metti nella posizione della paperadaborsetta (cosa sempre più difficile man mano che la pennuta cresce)e via, a fare una vasca in corridoio.
Sembra poco, ma è una boccata d’aria anche per l’oncogenitore. Scambi qualche parola con i tuoi compagni d’avventura (se ancora riesci ad articolare frasi di senso compiuto dopo ore e ore di gorgheggi, versetti e tatata e cacaca e mammamammamamma rivolto indistintamente a qualsiasi adulto, uomo o donna che sia), parli un po’con gli altri piccoli pazienti, magari ci si ferma anche a giocare nel lavandino della minicucina Ikea (alla papera piace molto appaperarsi nel lavello e spignattare rumorosamente sistemando le stoviglie a casaccio).
Alle 17.45 in punto arriva la cena (eh sì!...neanche Carlo e Camilla!).
Insomma, una vita davvero appagante!!! Fortunatamente di tanto in tanto irrompono in stanza Bubba e miss Foster, e allora puoi dare sfogo alla parte più fusa e svalvolata della tua psiche sconvolta… e farti passare per un oncogenitore spiritoso e mattacchione.
Scende la sera, se va bene intorno alle 21.00 la Paperina crolla, e tu ti ritrovi ancora lì, in alto in alto, come l’infanta imperatrice della Storia Infinita, che nella sua torre d’avorio che sta cadendo a pezzi perché le persone non hanno più fantasia, aspetta che il piccolo Bastian salvi il suo regno trovandole un nuovo nome mentre il giovane Atreju, sul suo fortunadrago, combatte il Nulla in un’ estenuante corsa contro il tempo. E la notte è lunga lunga, e per addormentarsi bisogna essere cotti a puntino, perciò ancora e ancora espleti le routine di ordine e pulizia, poi riempi ore e ore svuotando i tuoi pensieri e confondendoli con cose normali e non normali per illuderti di poterli tenere bene in ordine in quell’armadio pieno di tarme che rodono, rodono e rodono…. E sussurrano e bisbilgliano all’orecchio “tu sei qui….loro sono a casa… e Bellacana ha passato ancora una giornata con metà famiglia… e la Paperina non dovrebbe stare qui….a casa un lettino morbido e caldino… qui lenzuola ruvide e un materasso gonfiabile…. e fuori l’aria è profumata e cinguettante… qui invece solo bip e allarmi…. là luna e stelle….qui lucette artificiali e lampeggianti…. E non riuscite a starci dietro…. I programmi saltano….non potete organizzare niente… Bellacana vorrebbe andare al mare… e questo…e quello… e quest’altro…… BUUUUUUUUM!!!!!!!!!!”.
E’ decisamente ora di dormire.
Ma è passato un po’ di tempo.
La papera guerriera ormai si è imborghesita. Ha appeso temporaneamente l’oncomitraglione al chiodo per appallottolarsi e abbatuffolarsi nella sua tana domestica, con pantofolone di piume d’oca guarda Peppa Pig sorseggiando latte e orzo utilizzando il Broviac come cannuccia. Che dire sembra una pargolona standard, normale, borghese….classica.
Una Paperaguerriera potrà mai smettere di esserlo??? …Non credo, anche se ora passa il tempo a fare l’aspiratutto (infatti considera l’aspirapolvere il suo animeletto domestico, l’accarezza e le parla tirandole la proboscide) spaperando  per le stanze in cerca di briciole, bocconi, avanzi, blatte, acari da poter inghiottire. Ha reclamato i suoi spazi insediandosi nella cameretta di Bellacana, trovando il ronficchiare del fratellino più dolce del sommesso e gutturale ronfare dei genitori, ha colonizzato mensole e mobiletti con cimeli di guerra peluches e paperotte pupazzose. La circoferenza del giro piume  è aumentata, sta infatti scoprendo i piaceri della cucina casereccia. I pranzi e le cene sembrano certe scene di Shinning, solo che al posto del sangue c’è il cibo, che la ghiottona inghiotte e ringhiotte, e se non inghiotte abbastanza velocemente ringhia pure!  …… la prossima volta che incontrerà  la dottoressa Chesichiamacomeunadellesorellastre vorrà farsi installare, nel suo rattoppatissimo esofago, un aspiratore Roomba Plus a energia solare!
 Nel frattempo a trenta chilometri della sua bucolica dimora, in oncopaperologia c’è una nuova emergenza: l’oncopapera è scomparsa! I dottori sono preoccupati perché, come direbbe l’inconfondibile dottoressa Benvenuta Innominata, “Hovvìa, la papera hun la  si vede più!!! Bisogna che il nostro pennuto prodigo venga a trovarci, si sente perfino la nostalgia delle battutacce del su babbo!”. E così hanno ideato fini stratagemmi per averla un po’ in reparto e spaperazzarsela un pochetto: macchinari sabotati all’ultimo minuto, visite fantasma e chissà che altro.
Intanto i  papergenitori si chiedono se si tratti solo di un armistizio natalizio  o se potrà essere sempre così. Fanno ancora fatica a fidarsi, la valigia da oncoguerra è sempre pronta, e lo sarà per parecchio tempo. Scaramanzia? Realismo? Pessimismo? ...o forse  un cocktail di tutte e tre? La materia grigia della paperfamiglia elucubra su quando  si trascinerà ancora  la papervaligia per le corsie dell’ospedale, e immagina che sia  per un ricovero diverso, meno drammatico e plateale, di quelli tipici dei bambini…   una appendicite, una zampetta lussata, le tonsille…. Si arriva in stanza, si apre il piccolo bagaglio e vi si trovano abiti che potrebbero vestire il bambolotto di quella paperagazzona trucidaballe che inizia a insultare i suoi vecchi e canuti genitori per questa disattenzione.
Sanno bene che non sarà così, non è mai così per le oncotruppe! Il quotidano della paerfamiglia è perennemente sul “chi va là? Chi fa quaqua?”. Non è masochismo, è l’oncopacchetto che lascia una porta sfondata all’angoscia del futuro. E’ il nostro tumore psicologico, e ci sta tutto, perchè i papergenitori sono fatti di piuma e carne anche se a volte se lo dimenticano e vorrebbero essere bionici.  Perché è così dura coltivare la pace senza avere una piantagione di marijuana sul terrazzo???  La routine della paperbrigata ci ha catapultato in un mondo  che, sembra strano, ma fa  un po’paura abbandonare. Siamo come Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, che non riesce a scendere dal transatlantico. Abbandonare l’oncobattaglia è come abbassare le armi, è come fidarsi di nuovo della vita, del destino. Vuol dire potere e dover ricominciare daccapo, trovare nuovi punti di riferimento nel mondo di fuori, nuove certezze, nuove routine… e se alla papera viene la febbre? Prima si chiamava subito in reparto, e adesso? C’è ancora un posto da statale negli uffici della vita?
Ci vuole tempo, ci vogliono altri esami, aprire e chiudere nuovi iter clinici, stappare per bene il sederotto spiumato della papera, vedere se riuscirà a svuotare l’urinotanica in autonomia, e soprattuto vedere se il tumore si è realmente intumorito ed è definitivamente battuto in ritirata!E così ci si mette in naftalina, te stesso e un sacco di altre cose, …e si aspetta di ritirarsi fuori in tempi migliori. Peccato che le mode passino e  rischi di ritrovarti come un paio di mocassini in un video di Rihanna, o come un Montone anni ‘80 in una sfilata di  Jhonn Galliano  che imbarazzato cerca di gettarlo a qualche rapper  in platea.

*Lady Hawke;  di Richard Donner; Fantastico, durata 124' min. - USA 1985



lunedì 2 dicembre 2013

Va' pensiero...

Ultimamente le ospedalate della paperfamily si sono fatte meno frequenti, e se ci sono state si sono risolte piuttosto brevemente, quasi quasi in gite turistiche (...).
Così Lady Nutria e Sir fagiano hanno avuto tempo da dedicare un po' anche a loro stessi, a quelle cose che facevano ...."prima". Perchè nella loro vita precedente mamma e papàpapero avevano anche degli interessi, eh sì, mica stavano lì ad aspettare di imparare a pulire un broviac o di fare un cateterismo!
E così ieri sono andati a teatro! Sììììììì, a teatro! quel posto mezzo vuoto...dove bisogna fare silenzio, non si può sgranocchiare, quel posto dove non puoi cambiare canale, sì, quello lì. Ma siccome lo spettacolo* non era drammatico il teatro era pieno, e siccome era fatto proprio bene, il pubblico cantava. Sì, il pubblico cantava! Ma mica...che ne so...Ligabue, o Katy Perry, no no. Il pubblico cantava le arie più famose di un certo Giuseppe Verdi. Così, foglietto alla mano, una donna delle pulizie  (mmmmhhh chissà, forse prima faceva le pulizie al Bol'soj...) come maestra del coro, e via!
E così mamma e papàpapero hanno scoperto una cosa. E questa cosa gli è rimasta dentro, a decantare...a risuonare piano (...zum pà pà, zum pà pà...) anche dopo lo spettacolo, poi a casa, tra una cucchiaiata di pappa alla Papera e un soliloquio di Bellacana, e durante la notte, e nella mattina al paperclinico... e poi qui, sulle pagine del blog. 
Questo è un post un pò fuori dagli schemi. Perchè non parla strettamente nè della paperfamiglia, nè di altri oncoguerrieri. Parla di un dolore. Di come un dolore può ucciderti, o al contrario, se in te rimane anche sono un sottile spiraglio aperto, può cambiarti....e non sarai mai più quello di prima.
E' come una favola, una favola triste ... ma se vogliamo, a lieto fine (quantomeno per la lirica).
Giuseppe Verdi è un giovane compositore, la sua prima opera debutta alla Scala e ha un discreto successo, tanto che l'impresario  gli commissiona un altro lavoro, l'opera buffa Un giorno di regno, lui non ha nemmeno trentanni, una moglie, Margherita, e due bambini piccoli, Virginia e Ilicio. Il futuro sembra spalancare le sue porte ...ma come ben sappiamo il destino è molto bravo a sbatterle fragorosamente in faccia a chi su quel futuro si sta affacciando. 
E così... nel giro di due anni muoiono prima Virginia, poi il piccolo Ilicio, infine, a causa di un'encefalite, anche la moglie. Giuseppe Verdi ha 27 anni, la sua vita è stata fatta a pezzi dal più devastante dei dolori, deve finire di musicare un'opera buffa. La sorte ha voltato tutte le sue carte e si è rovesciata. 
Un giorno di regno debutta, è un fiasco colossale, Verdi vuole lasciare la musica, la sua vita non ha più alcun senso, non comporrà mai più. 
Ma...c'è sempre un ma in queste storie, l'impresario dopo aver a lungo cercato di dissuaderlo dai suoi propositi, gli infila in tasca a forza il libretto con i versi di una nuova opera . Verdi non vuole saperne, torna a casa, getta i fogli sul tavolo e ...l'occhio gli cade su una frase. Una sola frase. Sembra scritta per lui, nel suo sconfinato dolore di marito, ma ancor più di padre che ha visto il suo mondo sbriciolarsi intorno a sé in un soffio. Una frase tocca il suo cuore, e dà fiato a tutte le parole che ci sono dentro. Dentro al cuore, ma anche negli occhi annegati di pianto, nella testa che non trova un senso e vaga sperduta senza nessuna stella polare. 
Quella frase dice così "Va' pensiero, sull'ali dorate..."
va' pensiero... e il pensiero di Verdi è uno solo, sempre, da tempo. Un pensiero di famiglia, che sa di buono, di caldo, d'affetto e nostalgia. Un pensiero che finisce ogni volta con uno schianto mortale, un tonfo, una voragine che inghiotte tutto il buono, il caldo, l'affetto...e lascia solo la nostalgia. Un buco immenso al quale non c'è cura, nè rimedio...se quel pensiero non lo lasci andare. Se non lo liberi, se non gli permetti di uscire fuori e prendere il volo, e nella sua dolce tristezza non gli permetti di avvolgerti il cuore, gli occhi, la testa...e di andare via, lontano, come un canto, come una musica, per onorare quello che di bello è stato e che lì, in quel pensiero, potrà essere per sempre.
E così Giuseppe Verdi scrive di getto la musica del Va' pensiero, poi legge tutto il libretto e decide di comporre le musiche del Nabucco.
Quello che succede dopo è storia della lirica, il Nabucco è un successo, di più, un trionfo, sessantaquattro repliche solo nel primo anno. 
La vita di Giuseppe Verdi cambia per sempre.
Io non so bene perchè i papergenitori siano rimasti così colpiti da questa storia, forse perché avvicina un personaggio "severo" come Verdi ad una persona comune, spostandolo da quell'icona barbuta che ci guardava dalle vecchie mille lire. O forse perchè quel pensiero che va', che dovrebbe andare,...che vorrebbe andare, lo conoscono un po' anche loro. Quel pensiero che se non lo liberi ti inchioda lì, ti ferma come una fotografia e ti trascina verso il basso, nelle sabbie mobili del dolore. Ed è un pensiero che ogni oncogenitore conosce, a modo suo. Allora forse è per questo che oggi mamma e papàpapero hanno deciso di raccontare questa storia. Senza sapere davvero il perchè, ...nè se c'è un perchè. Ma a loro questa storia ha parlato, magari parlerà anche a qualcun'altro.
O forse... canterà...

Va' pensiero, sull'ali dorate;
Va, ti posa sui clivi, sui colli,
Ove olezzano tiepide e molli
L'aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
Di Sïonne[3] le torri atterrate...
Oh mia patria sì bella e perduta!
Oh membranza sì cara e fatal!
Arpa d'or dei fatidici vati,
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto raccendi,
Ci favella del tempo che fu!
O simile di Solima ai fati
Traggi un suono di crudo lamento,
O t'ispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù!


http://www.youtube.com/watch?v=e1JkhNOcXGo   

*Verdi, narrar cantando;
regia:Marco Paolini, César Brie
voce narrante:  Marco Paolini