giovedì 4 dicembre 2014

URLO



Ho visto i bambini migliori di quest’ultima generazione
prostrati dalla chemioterapia.
Genitori con le gambe spezzate da una diagnosi
cadere di schianto su sedie chiodate.
Corridoi lunghi e bui affacciarsi sulla notte
come acquari popolati da presenze silenziose.
Ho visto clown indossare una mascherina ed esibirsi attraverso un vetro
e bambini calvi e magri ridere a crepapelle .
Ho visto medici e infermiere seri e professionali
trasformarsi in re magi portatori di abbassalingua, penne magiche e sorrisi.
Ho visto capelli nuovi di zecca cadere a ciocche
e rimanere impigliati in una carezza.
Ho visto padri costruire giocattoli con siringhe, cateteri e cerotti
e negli occhi dei figli ho visto sparire la paura.
E questi cuccioli d’uomo appesi a mille fili, come futuristiche marionette elettroniche,
illuminarsi in un sorriso per una sciocchezza
e negli occhi dei padri ho visto sparire la paura.
Ho visto feste di compleanno meravigliose
in cui si brindava con aranciata e terapia.
Ho visto lunghe estati calde
rabbrividire nel riciclo d’aria impazzito di una camera sterile.
Panchine tese d’attesa
sciogliersi in uno sguardo amico.
Ho visto nascere amicizie, complicità, affinità del tutto speciali
rimanere riflessi virtuali di se stesse una volta catapultati fuori, nel mondo reale.
Ho visto persone diverse per accento, razza, religione, lingua
sedere vicine e insieme ridere, piangere, abbracciarsi.
Perfetti sconosciuti e vecchissime conoscenze nascoste nelle rughe della memoria
affacciarsi con discrezione e affetto nella nostra  vita per offrire un aiuto, un sostegno,  un incoraggiamento.
Amici più veri del vero trasformarsi in psicologi, baby sitter, lavanderie, cuochi, imbianchini, imprese di pulizie, restauratori
senza mai perdere quella vena di cinismo ed ironia che non  fa pesare l’aiuto ricevuto.
Ho visto la felicità avvicinarsi
e poi scartare di lato e fuggire.
Ho visto bambini guarire e riammalarsi.
Ho visto bambini e ragazzi sani, abbronzati e con folti riccioli biondi
tornare per portare una ventata di ossigeno e speranza.
Ho visto facce,
sospiri,
pianti,
cicatrici,
barelle andare e venire.
Enormi tunnel a raggi x
inghiottire e scannerizzare corpi di poche decine di centimetri.
Ho visto danze pazze e scatenate a cavallo dell’asta di una flebo.
Bambini crescere e genitori invecchiare.
Stagioni susseguirsi ancora e ancora e ancora
attraverso lo stesso panorama graticolato.
Ho visto arrivare la vita nei bianchi pancioni del settimo piano
e ho visto la vita andare via dietro una porta chiusa, negli occhi atterriti di una madre, nel silenzio pietrificato di un uomo, nelle parole amarissime di un padre.

Ho visto cose che voi umani non solo non potete, ma non vorreste mai nemmeno immaginare.
La più terribile di tutte è la morte. Che con una feroce zampata finale strappa le armi al giovane guerriero. Quello che più di ogni altra cosa voleva vivere, imparare, andare per il mondo con la strada sotto i piedi e il sole sopra la testa. Sempre con il sorriso e lo sguardo inondato di luce.
Che fino all’ultimo ha combattuto senza cedere di un solo passo. Che ha continuato a guardare avanti e a credere nel futuro.
Poi arriva lei, la morte. Che si fa beffe di tutto. Della lotta, del merito, dell'età… della vita. Disarciona il guerriero , lo disarma di colpo e lascia sul campo un corpo dilaniato, e nell’unica consolazione di un sonno artificiale che allontani il dolore, ruba d’un tratto il suo ultimo respiro.

A noi, fortunatamente, rimane la memoria.
È stato un onore e un privilegio avere combattuto insieme a te,
Buon viaggio, Principessa Sania.

domenica 9 novembre 2014

Oncostaff!



Ridendo e scherzando la Papera bazzica Oncopaperologia ormai da un annetto e mezzo (considerato che ha 26 mesi direi che può considerarsi residente onoraria!). In tutto questo tempo nessuno si è mai preso la briga di spendere due parole su quei bizzarri individui biancovestiti (come direbbe un carissimo colombofilo scampato ad uno tzunami…) che si aggirano per il reparto con le tasche piene di abbassalingua, penne che fanno le bolle, bigliettini colorati, lucette glitterate… no, no, non stiamo parlando di una comitiva fuggita da diagnosi e cura, ma di loro…sìììì, proprio loro: l’ONCOSTAFF!!!!!!
Bè, avete presente i Supermedici? Quelli che chiamano Dio collega, quelli che ti guardano dall’alto in basso anche se come stazza potrebbero benissimo essere chiamati Eolo, Pisolo, Cucciolo…? Dai, quelli superspecializzati che quando ti visitano non ti salutano perché tu non sei un essere umano, ma la parte di un corpo,  una patologia. Si  può forse parlare a un pancreas? Cosa vuoi mai dire al metacarpo mediano inferiore dell’aorta gastrica paracetamola? Daaaaai… li avrai visti e conosciuti anche tu quei supermedici che si montano la testa dal primo giorno di università… li trovi dappertutto! Sono quelli che possono parcheggiare nei parcheggi riservati a malati gravi, quelli che hanno scambiato gli ospedali per Montecitorio…. Ecco, li hai inquadrati adesso? Bene,  questa tipologia di  supermedico a oncopaperologia non esiste!
Ad oncopaperologia ci sono solo Supermedici, con la S maiuscola! Perché sono semplicemente uomini e donne, reali, con le loro caratteristiche, stili, qualità e difetti differenti. Persone che non si nascondono dietro al camice. Non si ergono a detentori di un potere supremo e misterioso, né tantomeno infallibile, ma si mettono lì, al tuo fianco, ti spiegano e ragionano con te. Prendono la tua mano e ti accompagnano in un percorso del quale non nascondono le avversità, e l’unica promessa che fanno non è quella di guarire il male, ma di fare tutto il possibile!
I nostri Supermedici  guardano la malattia con umiltà. Non si mettono su un podio, ma  si affidano alla rete. Perché sono guerre dure, che è impossibile sostenere da soli, per cui se ritengono che sia il caso di tentare non esitano a coinvolgere strutture o specialisti diversi, contribuendo a creare uno scambio di esperienze e competenze, senza mai chiudersi nell’atteggiamento “facciamotuttodasolichesiamoimeglio” e che è la tomba della professionalità e della medicina stessa.
Ad oncopaperologia poi i pazienti non sono la patologia, non sentirete mai qualcuno dire “Ah sì, allora Teratoma è nella stanza 5, Neuroblastoma ha mangiato in bianco, mentre la Mieloide cronica ha paura delle api.” Nessuno perde mai la propria identità, anzi, a volte ne acquista una, come la Papera… che ormai è La Papera!
Ma vediamo di conoscerli uno ad uno. Rullo di tamburiiiiiiii. In ordine di apparizione (almeno per la Paperfamily):
Benvenuta Innominata (già Comunioneliberazione); presentata alla paperfamily dalla Dotoressachesichiamacomeunadellesorellastre con le parole “Ecco, la dottoressa Benvenuta Innominata, l’ocoematologa!”
Caposaldo e primo punto di riferimento all’inizio dell’oncoguerra. Il generale che ti guarda in faccia e senza troppi giri ti dice “Agiremo così e così, i mezzi pesanti da questa parte e la fanteria in avanscoperta”. Poi ti sorride schietta e ti svela il suo segreto per rendere speciale la ribollita.
Fozzyemuppet: colui che sta ad oncopaperologia come il mitico Ciccio Green stava ad E.R. . Si avvicina piano, quasi in punta di piedi, ma sempre col sorriso. Spiega le cose con calma e dettagliatamente, anche la ventesima volta che gli fai la stessa domanda. Non ti da mai l’impressione di pensare che tu gli abbia chiesto una cosa stupida. Poi ride! Ride di gusto, e se ce n’è l’occasione “fraternizza”, e in questo le immancabili camicie a scacchi da boscaiolo del Wisconsin aiutano un sacco!
Seabbaianonmorde: è l’anima latina del reparto, anzi… latinoamericana! L’inconfondibile doppia esse con cui pronuncia il nome di battesimo della Papera evoca immediatamente succulenti filetti di angus, Evita peron, Che Guevara e… il tango!
Ha gli occhi che ridono e un’innato e spontaneo ottimismo che spriogiona, suo malgrado, dallo sguardo. La stakanovista di questa lunga estate calda, quando gli altri erano in ferie… o in infortunio.
Mammotti: giovane e capace dottoressa che ha affiancato la Paperfamily nella prima campagna chemiobellica, passata alla storia per ,lo sguardo lanciato a Papàpapero dopo che aveva appena affermato l’intenzione di volersi fare un ciondolo con il coccige scodato della Papera (ma allora… sarà vero o no?... ce l’ha o non ce l’ha Papàpapero questo gadget?).
Yuhuuuevvivi!!!: new entri della seconda campagna chemiobellica. Se il sorriso è una medicina, lei è una farmacia! Sempre positiva e propositiva, disponibile a fermarsi magari un po’ di più, o anche solo a passare per un saluto al bambino.
Ha sedotto la Papera con la birodipeppachefalebolle, e i papergenitori con suo essere una ventata veryveryhappy. Sempre!
Ladottoressachesichiamacomebellacana: ti guarda e capisce se sei più il tipo da Melanie Klein o da Winnycot… o al limite da Winnyephoo!
Disponibile a parlare e ascoltare senza mai lanciarsi in freudiane interpretazioni, ma pronta a togliere qualsiasi oggetto contundente o affilato dalla stanza alla prima avvisaglia di Franzonite acuta!

Naturalmente tutto questo vale anche per il personale infermieristico, avercene di infermiere così!!!!!! Dalla prima all’ultima, dalla più giovane alla più anziana, dalla più riccia alla più liscia, dalla più mora alla più bionda, dalla più matta (ed è una gara durissima!!!) alla più seriosa (…mmmmhhhh…. difficile trovarla), sono tutte lì, sempre. Agli orari più improbabili del giorno e della notte, la domenica, a Natale, in piena estate, sempre pronte ad ascoltare, ad intervenire, anche solo a fare due chiacchiere nel cuore della notte, quando il sonno non viene e i pensieri si affastellano. Portano farmaci, medicazioni, ma anche pinzette per le sopracciglia e caffè. Sono un po’ come Mary Poppins, nella loro borsa c’è tutto ciò che può essere necessario ai piccoli pazienti… e alle loro mamme esaurite!
Sanno essere pazienti di fronte all’ansia, ma ridono e scherzano volentieri per sdrammatizzare se ce n’è l’occasione. Giocano con i bambini, e questi, nonostante i camici, le terapie, le quotidiane sofferenze, non hanno paura! Nemmeno quando entra la temutissima KGB!!! Anzi, appena la vede la Papera sguazza e sghignazza aspettando il solletico sul panzotto!
Ed eccole qui:
KGB; colei la quale con un solo sguardo è capace di incenerire marito e figlia, salvo poi sdilinquirsi in sfrenate scorribande di solletico, cucù e nascondino. Efficiente e professionale tanto quanto sagace, sarcastica e ironica. Un osso duro insomma!
Thefirstnurse; la primissima infermiera incontrata dai papergenitori nelle varie vicissitudini pediatriche, all’epoca capello corto sparato, tatuaggi, e un’aria vagamente punk! Fu amore, infatti cominciarono ad inseguirla in tutti i reparti di pediatria (mannaggia!!!)
Ninjia; che dire, indiscutibile professionalità che entra in scena con il passo felpato delle ombre. Ti accorgi della sua presenza solo dal fruscio del… del …niente, non ti accorgi mai della sua presenza, entra e te la trovi lì. Di notte poi magari apri gli occhi… ed è intenta a cambiare una boccia di fisiologica. Come un ninjia entra e colpisce. Adora, ricambiata senza ritegno, la Papera Guerriera. Maestra indiscussa del sondino passa alla storia per essere sgattaiolata nel cuore della notte da Mammapapera (facendole rischiare il colpo apoplettico), insieme a Fozzyemuppet, per rivelarle di essere fan del blog!
Maggicamanu; non ti preoccupare, ci pensa la Manu! Lo slogan di Maggicamanu è una garanzia. Infermiera multitasking che nasconde nella chioma selvaggia tutto ciò che Etabeta conserva nel suo gonnellino. Ti serve qualcosa? Ci pensa Maggicamanu! Sempre in prima linea, una colonna portante di oncopaperologia!
Kapò; precisa, puntuale, efficiente. Spiega sempre dettagliatamente quello che fa o che si appresta a fare. Pratica e sbarazzina… poche storie, puntare, mirare, fuooooocoooo!!!
Miss Pony; esperienza e dolcezza… e una buona dose d’ironia! Miss Pony da tranquillità, valuta bene la situazione e agisce di conseguenza ponderando bene. Con lei ti senti nella famosa botte di ferro! Passa alla storia per non aver riconosciuto Papàpapero con i capelli corti e averlo fermato con l’intenzione di chiedergli di uscire dal reparto!
Pane&salame(unsorsodiromagna); rientrata dalla maternità poco prima della seconda campagna chemiobellica è da subito entrata nel papermondo trovandocisi preoccupantemente a suo agio. Svalvolata tanto quanto mammapapera contrappone una serietà professionale quasi austera ad un gusto per la battuta e la follia, atteggiamento proprio dei soggetti borderline… ma tutto in senso buono eh!
Onco&thecity; anche lei conosce la Paperfamily fin dai tempi di pediatria, simpatica e ironica fraternizza volentieri. Estremamente competente, contende a Ninjia il podio per il sondino d’oro! Fa parte dello stesso club borderline di Pane&salame, ma lo nasconde meglio.
Terradisiena; flemmatica e tranquilla. La sua sola presenza, insieme al suo bel colorito da vacanza, scaccia ansia e tensione. Silenziosa quasi quanto Ninjia, calcola al millesimo di secondo la durata delle terapie, ed è pronta a sostituirle prima ancora che la pompa suoni.
Doctor House; il gallo del pollaio… che deve stare bene attento a non essere beccato(con tutte ste galline!). Un’anima rock nell’ambulatorio di oncopaperologia. Il re delle medicazioni, colui il quale ha ricevuto l’ambitissimo uncinetto d’oro per la miglior tricotatura con gli steril streep.
Prestato temporaneamente a pediatria, se ne consiglia caldamente il ritorno onde scongiurare una tragedia di massa ad opera degli oncopadri, per quali era una vera e propria ancora di salvezza, il solo con cui poter scambiare battute misogine senza essere guardati come feccia!
Poi ci sono le oss,  la mitica Missismiltonmateloportodisgamo, che a dispetto delle primavere leggermente più abbondanti, gioca a fare cucù come una duenne!
Le maestre che squadernano stratagemmi d’apprendimento, giochi, giochini, libri, bolle, ponghi and made, che si prestano anche alla realizzazioni di improbabilissimi video peluchosi (vero Franchickenlittle?).
Insomma, è giusto dirlo, ad oncopaperologia non ci sono pagliacci!!!!
…Ops, anzi… ehm… no.  Bisogna essere sinceri alcuni sono dei pagliacci. Non farò cognomi né tanto meno nomi, non è necessario lo capirebbe anche un tordo ipovedente! A dire il vero ci sono anche quelli. Due! Un uomo (…?...) e una donna… ragazza… maestrina! Lui, ben pasciuto,  ha rubato il nome all’amico di Forrest Gump, quello fissato con i gamberetti, lei, omen nomen, l’ha rubato ad una birra! Attenzione, si  vestono seguendo lo stile del mimettolapriamcosachetrovo, hanno un naso decisamente arrotondato e terribilmente rosso avvinazzato (d’altra parte, se decidi di chiamarti come una birra…). Fortunatamente non sembrano essere particolarmente pericolosi, non più di Mammapapera almeno, che in più di un’occasione li ha lasciati basiti davanti alla sua propria demenza!

Eccoli qui, tutti. Senza dimenticare il vitale sostegno dei volontari e la stoica e onnipresente Asehope, colei che risolve qualsiasi inghippo burocratico legato alle lunghe degenze dei piccoli… e dei loro genitori, e si fa carico dei bisogni delle famiglie. Ultima nell’elenco, ma non meno importante, la Signorachesichiamacomelamadonnaccoltaincielo, che con la sua dolcezza e il suo sorriso mentre lavora non rifiuta mai di scambiare con gli oncogenitori quelle due chiacchiere, che sembran cosa da niente, ma che per quei cuori affaticati sono tanto importanti.

Un reparto che è microcosmo del mondo. Un piccolo universo a se stante e inimmaginabile da fuori, popolato da esseri umani in carne ed ossa, sangue, lacrime, passione, sorrisi e risate.
Esseri umani, perciò fallibili. La perfezione non esiste, e la medicina non è una scienza esatta. Ma quando è fatta da persone, e non da semplici camici bianchi, non è giusto, non ha senso, ed è profondamente scorretto e meschino soffermarsi solo sull’errore. Apriamo lo sguardo. Guardiamo il paesaggio. I bambini, le mamme e i papà che, nel bene e nel male sono passati di lì e hanno trovato un esercito di combattenti pronti e capaci. Determinati, anche nelle battaglie più difficili, a cercare una soluzione. Soluzione che non sempre arriva, è vero, ma non è da questi particolari che si giudica un buon dottore. È tutto il resto, l’insieme, la condivisione del percorso a fare la differenza.
Perciò, a tutti, uno per uno, grazie. Per quello che è stato e per quello che verrà, per come sono andate, come vanno, come andranno le cose. Comunque vadano.
I  vostri nomi saranno scritti nei nostri cuori, e in ogni respiro della Papera ci saranno il vostro impegno e il vostro sorriso.
Grazie!

domenica 2 novembre 2014

Il signor Sottuttomì!



Gira il modo gira/nello spazio senza fine/ con gli amori appena nati/ con gli amori già vissuti/…iiiiil mooooooondoooooooooo non è fermato maaaaiii un momeeeeeeentoooooo/… i mesi passano, il tempo corre, salta, trotta, galoppa e la Paperfamily si allontana sempre di più dall’ oncosuite, dal paperclinico, da flebo pappine e da caffè solubili (e speriamo che stavolta non ci siano rewind!!!). Eppure, come direbbe Romero, A volte ritornano …e non sono zombie, non sono spettri, sono specchi attraverso i quali ci si affaccia sul dolore non da protagonista ma da spettatori. Al di là si dipanano storie sceneggiate da cineasti sadici che ci consegnano il biglietto di un’intera rassegna in cui le storie vedono come personaggi amici vicini o lontani, amici potenziali, compagni di sfida, o anche semplici sconosciuti. Da sgranocchiare non pop corn, ma manciate di Maloox (Liga docet!). Te ne stai lì, assorto in quel fascino perverso che emana dalle storie particolarmente truculente in cui non riesci a staccare lo sguardo, ma contemporaneamente invochi, tra te e te, l’arrivo di un eroe che salvi la situazione. Vorresti entrare nel film ed essere  l’Xman che fa il culo alla malattia, o almeno vorresti  avere l’X factor per dire una frase illuminante, e invece l’unica Xche hai è la XL dei tuoi pantaloni per le troppe schifezze trangugiate durante le oncocampagne e che ti fanno sembrare più un panzarotto che un supereroe.
Con il nostro curriculum di prove vorremmo avere almeno dei consigli…quantomeno un vademecum, un manuale delle giovani oncomarmotte…. ma l’unico suggerimento che ci viene adesso è di chiudere in un sacco della spazzatura il senso di impotenza, il subire le cose, i participi passati, e di cercare di affidarsi un po’ al  fatalismo cheguevariano : bisogna esser fatalisti senza perdere la speranza. Ancorarsi ben bene al presente. Nell’ hic et nunc il dolore viene frammentato e ci si consola pensando che  non può piovere per sempre  (eh lo so, ogni tanto ci prende questa vena citazionista!, )e nell’ora, nell’adesso, se hai un attimo di pace e di respiro bisogna che te lo goda fino in fondo. Come se fosse l’ultimo, come se il mondo finisse domani, dovremmo vivere come farfalle appena schiuse, l’ora  ci appartiene, ci nutre. Messe così tutte insieme sembrano un elenco di frasi buone per i biscottini della fortuna, un mucchietto di ovvietà da dire quando non si sa che dire. Ma a metterle in pratica poi sono tra le cose più difficili del mondo! E scaramenticamente  il codino coccigeo magico appeso al collo di Papàpapero viene sfregato, Bellacana  evoca tutte le sue fantafate, Mammapapera immola tazze, tazzine e ciotolame vario frantumando tutto in mille cocci(gi) propiziatori ,la Papera spapera ballando e continuando a scoreggiare per sé, e ora anche per gli altri, sopra alle sfide della  vita come vuole la tradizione mccourtiana.
E allora  ForzaAllechehailepalle!!!!! che la tua malattia diventi una LeuceVIA! Forza Fiordivicina!!!! che i colori dei tuoi fiori possano colorarti il mondo! Forza Papàmarvel!!!! I nostri figli hanno bisogno che noi ci crediamo davvero nella loro forza, hanno bisogno di noi perché noi saremo genitori sempre e per sempre, comunque vada…. e non possiamo rinunciare a questo diritto prima che non sia detta l’ultima (e soprattutto non dobbiamo essere noi a dire l’ultima).
Armatevi di voi stessi, proteggetevi di quell’amore e del calore di chi vi è vicino, che di schiaffoni la vita non ne riservamai abbastanza.
A questo proposito...
 Incredibile ma vero Papàpapero e Mammapapera hanno avuto una serata libera, lontani da Bellecane e Paperotte, e  si sono concessi… un concerto???? Noooooooooo!!!!!!!!!!! Un cinema??? No!!!!!!!!!!!!!! Una cenetta a lume di candela???? Nooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!! Sono andati  ad una conferenza sui pesticidi in relazione a tumori e leucemie infantili con nientepopò di meno che il dottor Fozzymuppeth e un ricercaTorone che prende le malattie per le corna. La discussione era incentrata sulla ricerca di questo luminare sulla correlazione tra pesticidi e neoplasie, ma  la cosa che ha emozionato di più i papergenitori è stata  la possiblità di riabbracciare uno degli amati oncopediatri senza trovarsi in un oncosetting. La gioia di vedere un Fozzy leggermente impacciato senza la sua bianca armatura, e con gli occhionicuoricione quando parla di Babymuppet viene temporaneamente fiaccata  gli iterventi dei Mioddiomioddiosenondicoqualcosasembrouncretino. Quegli interventi post  incontro che sono un po’ come le cimici in autunno: sono petulanti, e non servono a una cispola! Mica tutti eh, ci mancherebbe. Eppure non mancano mai! Quegli interventi  totalmente scollegati dalla realtà (e un po’ anche da quello di cui si è discusso fino a quel momento) in cui la gente manifesta forse un suo personale malessere, o semplicemente la voglia di condivivdere qualcosa, o anche solo di areare il cavo orale così, tanto per far vedere che si ha qualcosa da dire. Capita poi qualcuno che lo fa del tutto a sproposito, in maniera prepotente, giudicante e spocchiosa …e che cavolo sposta l’orizzonte dal tuo naso, leggi un libro, beviti una birretta con gli amici, vai a ballare, fumati una canna, ma smettila di tirar fuori verità dal taschino! il vangelo è già stato inventato (e anche lì, ce ne sarebbe da far la punta….!) non ammorbare e il prossimo tuo come te stesso!!!
E allora va bene che la Damainnero sopravvissuta al “brutto male” allevi lumachine, non usi additivi chimici e sputi nel chemiopiatto (che pure le ha salvato la vita) sentenziando che pur sempre di veleno si tratta e chissàqualieffetticollateralialungotermineavràsuunbambino! Va bene signora, ok, anche ai papergenitori è stato chiesto di firmare il consenso per la chemio della Papera, anche per quella very very very strong che tra gli effetti collaterali recitava: se non seguita da trapianto di staminali potrebbe rivelarsi mortale! Bè, che genitori sconsiderati, pensi, si sono voltati dall’altra parte e hanno firmato. Mi dia piuttosto qualche suggerimento alternativo alla chemioterapia per salvare tutti quei bambini di cui parla. Passi anche la mamma terrorizzata dai vicini che si nutrono di pesticidi e antiparassitari.
Benvenga, anche perché incredibilmente in tema, l’intervento di Yogone, l’agronomo della scuola di agraria, che parla dell’esperienza diretta sul territorio di agricoltura biologica.
Ma no, non può passare tutto. Di certo non l’intervento del SignorSotuttomì, che non si è capito se fosse membro di qualche Gas o se il gas ce l’avesse in testa, di certo neuroni e connessioni dovevano essere poco ossigenate quella sera. Di sicuro ha sfiorato il linciaggio da parte di Mammapapera e Papàpapero quando, bello come il sole, ha afferrato il microfono per asserire, con una serietà ed una sicurezza proprie solo della peggior specie di sciocchi, quelli convinti di essere grandi intelligentoni (e qui l’autore si trattiene per non risultare realmente offensivo come la situazione forse meriterebbe,) “non è vero che le cause dei tumori sono poi così sconosciute  e misteriose. Insomma, se tu, genitore, metti il cellulare nella culla di tuo figlio poi non venire a lamentarti se gli viene la leucemia!”
Cazzo, beccati! Ebbene sì, la Paperfamily, la Marvelfamily, la Coccopantofolefamily, tutti, ma proprio tutti i genitori incontrati a ocopaperologia hanno allattato i pargoli con l’applicazione Biberone  dello smartphone, emanando radiazioni fotoniche alla criptonite. E la notte? Tutti a cantare la ninnananna fumando 20 Marlboro di fila proprio sotto i nasini dei figli. Questi oncogenitori sono proprio una masnada di stronzi colpevoli!!!!  Diciamocelo, se lo sono proprio meritato. E ancor di più i loro figli, perche poi si sa eh, la mela non cade mai troppo lontana dall’albero! Anzi, facciamogli pagare le cure a questi parassiti sociali. Togliamogli l’invalidità e l’esenzione dal ticket a questi disgraziati profittatori che si arricchiscono alle spalle degli onesti contribuenti! Pensa che ci sono pure quelli che scrivono un blog, ma cos’è, un business la malattia dei propri figli?!
Questo parlava parlava parlava, tutto tronfio re fiero di aver fatto un così bell’intervento, e ai papergenitori sembrava una scena surreale, come quando sei in un locale e c’è la musica alla radio e lo schermo fa vedere dei video senza sonoro… così, era tutto fuorisincrono… come ti permetti di schiaffeggiare con la tua arroganza chi lotta quotidianamente contro il cancro con forza, tenacia, e infinita dolcezza?  Anche questa sembra un afrase fatta, ma davvero non si può reamente capire se non l’hai mai vissuta. E anche se poi a monte ci fosse l’ errore di un genitore, o di un sistema di cose, additare il dito contro ti fa sentire meglio, fa sentire meglio quel genitore, che ne soffrirà senza tregua e senza scampo per tutta la vita?
Tagliatelo quel dito, o ficcatelo in bocca come un tappo, se qualdo la apri devono uscire simili bestialità.
Quello che è capitato alla Paperfamily non si augura a nessuno, per carità. Forse quella sera eri solo un po’ alticcio, o volevi far colpo su qualche bella signorina, ma decisamente ti auguriamo di aprire presto gli occhi. Fatti un giro al settimo piano ingresso tre. Scambia due chiacchiere con i genitori, gioca con quei bambini.
Poi della COLPA ne riparliamo. 

Lo so, vi state tutti chiedendo se Papàpapero appeso al collo ha davvero un amuleto fatto con coccige asportato della Paperotta… ebbene, meditate gente, meditate…
.

giovedì 9 ottobre 2014

Super Super man!



Il caffè solubile taroccato giace in fondo allo scaffale, seppellito da  bustine di tisane e  the. Le bottigliette da mezzo litro dell’acqua della rondine sono prosciugate. I grissini smilzi, compagni di tante oncosgranocchiate notturne, sono ricordi pluridigeriti dai pancini della Paperfamily.  La capoccia della Papera comincia a ricoprirsi di un accenno di pelame. Bellacana ha fatto il suo trionfale ritorno alla materna battendosi per l’uguaglianza tra maschi e femmine. Piccoli segnali che sussurano normalità. I papergenitori, con il solito nutrito e strepitoso schieramento di forze fatte di amici, famigliari, colleghi, aspettano la prima risonanza rinviata a fine ottobre. La Paperfamily spera che sia la prima di una lunga serie… diciamo più o meno…cinque anni (insomma, ci si augura di poter attraversare tutto il periodo finestra di controlli vari e di poter rientrare in quei pazienti “ex-onco” per i quali la situazione si normalizza sul serio!).  Ma non c’è callo che possa insesibilizzare l’ansia e la paura…. ogni esame  è sempre il primo,  perché per un oncogenitore non c’è abitudine, è come una roulette russa, il caricatore frulla alla tempia e l’unica certezza è che non c’è logica, non c’è statistica, è una giostra democraticamente folle. La risonanza diventa risonANSIA, e  a volte risuona (più volentieri la notte) facendoci ribaltare dal letto improvvisamente, oppure mentre si cucina, si guarda la tv, o semplicemente a metà di un respiro. Basta un niente, una foglia che si stacca dall’albero, un fintissimo film di serie z in cui si parla di cancro e… STONG STONG STONG la risonansia ha risonanza nelle nostre ansie, e allora   ci si aggrappa al presente, alla realtà, semplicemente guardando la pargolotta.  Si cerca conforto nelle suo sghignazzare, nel suo sperimentare e chiamare tutte le cose buone TO(R)TA, nella sua meravigliosa innocenza mccourtiana che scorreggia sopra a tutto perché impegnata a vivere! Ma anche questo a volte trascina in un vortice di rabbia. Rabbia rancore incertezza ingiustizia e poi…. e poi fortunatamente a volte ci si stanca di rincorrere pensieri ed emozioni negative e li si scaccia  per respirare il presente. Per viverlo  come una gigantesca to(r)ta!
Fatto sta che il cammino verso la normalità continua, sarà una  tregua? Un break dalle sfighe? Una  nuova partenza per la Paperfamily? Chissà! Partenza o tregua questo è il problema?... se sia più nobile soffrire in un mare di affanni… Qualunque cosa sia,  pare che sia giunto davvero il momento di rispolverare il vecchio caro badge, togliersi il costume da papergenitore e rivestire quello dell’educatore. Finalmente Papàpapero può sfilarsi la divisa dell’oncocombattente, fatta di  pantaloni tutosi t-shirt sbiadite, ed ecco che cerca di togliersi sti quattro stracci di dosso   ma…. Sembrano incollati!!! Dannaz! Mannag! Tira, impreca, sbuffa, si arruffa… AAAAARRRRGGGHHH!!!! Non si toglie!!!! Tutto aderisce!   Ma che cappero, non potevo vestirmi con un completo gessato (mmmmhhh… no quello si mette in  ortopedia), va beh allora un Missoni qualsiasi, un Dolce e Gabbana, Benetton, ma va bene anche Oviesse,  B.C.M (Bancarellacinesemercato)… tutto, ma è una certa botta scoprire che quella è la nuova pelle!!! Aspetta, a questo punto Papàpapero ha un attimo di onnipotenza. Nella sua mente nerd scatta fulmineo il paragone con  Superman: l’alieno dai superpoteri che non toglie il vestito da supereroe per indossare quello di Clark Kant… ce l’ha sempre sotto la camicia perché  si traveste da essere umano!!!!!  Certo… se  ritornasse ai giorni nostri verrebbe arrestato per atti osceni in luogo pubblico visto non ci sono più cabine telefoniche in cui spogliarsi, e per strada… bè… ammettiamolo,  creerebbe una certa diffidenza! Ma torniamo al punto. Il punto è che Papàpapero non ha sviluppato super poteri  come la megavista (magari, vista la talpaggine che lo affligge dalla preadolescenza),  nè tanto meno la capacità di volare, però  qualcosa è cambiato… nella panza, tra lardelli di junkfood maldigerito,  c’è una sorta di vaso, non è ben chiaro se sia  un vaso di Pandora o un vasino da notte, o forse  un tesoro, o un samovar che  ribolle, o ancora una scatola nera dell’oncoviaggio. Sul cosa sia si interroga Papàpapero, con la certezza di torna alla routine diverso, sarà poi il tempo a far crescere, germogliare, o ammuffire questi interrogativi. Ma che importa? Sono tutte sterili digressioni. È  la Papera che deve spiccare il volo verso la novità della normalità!
Perciò… STOOOOOOP!!!! Ben arrivata routine lavorativa, fermati e fammi salire sulla tua giostra, sarà anche un po’ monotona, ma cosi sicura e protettiva.
Sarà faticoso riabituarsi agli orari,  confrontarsi con un modo di adulti dopo quasi un anno e mezzo in compagnia dell’allegro spapereccio della Papera e di Bellacana… no, no, e chi si lamenta! Anzi!!! Per la sanità mentale di Papàpapero, di tutta la family (ma credetemi…soprattutto di Mammapapera!) è bene che Papàpapero torni al lavoro.
E subito!!!!