giovedì 9 ottobre 2014

Super Super man!



Il caffè solubile taroccato giace in fondo allo scaffale, seppellito da  bustine di tisane e  the. Le bottigliette da mezzo litro dell’acqua della rondine sono prosciugate. I grissini smilzi, compagni di tante oncosgranocchiate notturne, sono ricordi pluridigeriti dai pancini della Paperfamily.  La capoccia della Papera comincia a ricoprirsi di un accenno di pelame. Bellacana ha fatto il suo trionfale ritorno alla materna battendosi per l’uguaglianza tra maschi e femmine. Piccoli segnali che sussurano normalità. I papergenitori, con il solito nutrito e strepitoso schieramento di forze fatte di amici, famigliari, colleghi, aspettano la prima risonanza rinviata a fine ottobre. La Paperfamily spera che sia la prima di una lunga serie… diciamo più o meno…cinque anni (insomma, ci si augura di poter attraversare tutto il periodo finestra di controlli vari e di poter rientrare in quei pazienti “ex-onco” per i quali la situazione si normalizza sul serio!).  Ma non c’è callo che possa insesibilizzare l’ansia e la paura…. ogni esame  è sempre il primo,  perché per un oncogenitore non c’è abitudine, è come una roulette russa, il caricatore frulla alla tempia e l’unica certezza è che non c’è logica, non c’è statistica, è una giostra democraticamente folle. La risonanza diventa risonANSIA, e  a volte risuona (più volentieri la notte) facendoci ribaltare dal letto improvvisamente, oppure mentre si cucina, si guarda la tv, o semplicemente a metà di un respiro. Basta un niente, una foglia che si stacca dall’albero, un fintissimo film di serie z in cui si parla di cancro e… STONG STONG STONG la risonansia ha risonanza nelle nostre ansie, e allora   ci si aggrappa al presente, alla realtà, semplicemente guardando la pargolotta.  Si cerca conforto nelle suo sghignazzare, nel suo sperimentare e chiamare tutte le cose buone TO(R)TA, nella sua meravigliosa innocenza mccourtiana che scorreggia sopra a tutto perché impegnata a vivere! Ma anche questo a volte trascina in un vortice di rabbia. Rabbia rancore incertezza ingiustizia e poi…. e poi fortunatamente a volte ci si stanca di rincorrere pensieri ed emozioni negative e li si scaccia  per respirare il presente. Per viverlo  come una gigantesca to(r)ta!
Fatto sta che il cammino verso la normalità continua, sarà una  tregua? Un break dalle sfighe? Una  nuova partenza per la Paperfamily? Chissà! Partenza o tregua questo è il problema?... se sia più nobile soffrire in un mare di affanni… Qualunque cosa sia,  pare che sia giunto davvero il momento di rispolverare il vecchio caro badge, togliersi il costume da papergenitore e rivestire quello dell’educatore. Finalmente Papàpapero può sfilarsi la divisa dell’oncocombattente, fatta di  pantaloni tutosi t-shirt sbiadite, ed ecco che cerca di togliersi sti quattro stracci di dosso   ma…. Sembrano incollati!!! Dannaz! Mannag! Tira, impreca, sbuffa, si arruffa… AAAAARRRRGGGHHH!!!! Non si toglie!!!! Tutto aderisce!   Ma che cappero, non potevo vestirmi con un completo gessato (mmmmhhh… no quello si mette in  ortopedia), va beh allora un Missoni qualsiasi, un Dolce e Gabbana, Benetton, ma va bene anche Oviesse,  B.C.M (Bancarellacinesemercato)… tutto, ma è una certa botta scoprire che quella è la nuova pelle!!! Aspetta, a questo punto Papàpapero ha un attimo di onnipotenza. Nella sua mente nerd scatta fulmineo il paragone con  Superman: l’alieno dai superpoteri che non toglie il vestito da supereroe per indossare quello di Clark Kant… ce l’ha sempre sotto la camicia perché  si traveste da essere umano!!!!!  Certo… se  ritornasse ai giorni nostri verrebbe arrestato per atti osceni in luogo pubblico visto non ci sono più cabine telefoniche in cui spogliarsi, e per strada… bè… ammettiamolo,  creerebbe una certa diffidenza! Ma torniamo al punto. Il punto è che Papàpapero non ha sviluppato super poteri  come la megavista (magari, vista la talpaggine che lo affligge dalla preadolescenza),  nè tanto meno la capacità di volare, però  qualcosa è cambiato… nella panza, tra lardelli di junkfood maldigerito,  c’è una sorta di vaso, non è ben chiaro se sia  un vaso di Pandora o un vasino da notte, o forse  un tesoro, o un samovar che  ribolle, o ancora una scatola nera dell’oncoviaggio. Sul cosa sia si interroga Papàpapero, con la certezza di torna alla routine diverso, sarà poi il tempo a far crescere, germogliare, o ammuffire questi interrogativi. Ma che importa? Sono tutte sterili digressioni. È  la Papera che deve spiccare il volo verso la novità della normalità!
Perciò… STOOOOOOP!!!! Ben arrivata routine lavorativa, fermati e fammi salire sulla tua giostra, sarà anche un po’ monotona, ma cosi sicura e protettiva.
Sarà faticoso riabituarsi agli orari,  confrontarsi con un modo di adulti dopo quasi un anno e mezzo in compagnia dell’allegro spapereccio della Papera e di Bellacana… no, no, e chi si lamenta! Anzi!!! Per la sanità mentale di Papàpapero, di tutta la family (ma credetemi…soprattutto di Mammapapera!) è bene che Papàpapero torni al lavoro.
E subito!!!!