martedì 21 gennaio 2014

Guscio



C’era una volta una coppia di tartarughe che desiderava avere un figlio tartarughino.  Per  giorni mesi e anni  avevano scrutato il cielo sperando di vedere arrivare all’orizzonte una tartarogna. Ma voi conoscete, o avete mai visto, una  tararogna? Se la risposta è no… state tranquilli, ne esistono pochissimi esemplari. Le tartarogne sono cicogne che portano ai papà e alle mamme tartarughe i loro piccolini. Essendo poche e rare hanno moooolto lavoro, per ciò  a volte fanno errori e pasticci.
Ai  protagonisti della nostra storia capitò proprio uno di questi: la tartarogna lasciò nel loro fagottone un piccolo tartarughino incompleto !!! Ne era arrivato un 75% , insomma una buona parte… ma quella sbadata della tartarogna si era semplicemente  dimenticata il carapace, il guscio!
Mamma e papà tartaruga inizialmente  furono un po’ turbati, poi capirono che anche “sgusciato”  il loro doveva essere un animaletto speciale, e avrebbero fatto di tutto per aiutarlo e farlo crescere sano, forte, e felice.
Mancando un pezzo, ed essendo quindi una tartaruga incompleta,  lo chiamarono Tarty .
 I primi anni trascorsero sereni, quando il piccolo  aveva bisogno di calore o  di stare al sicuro tra mura domestiche poteva accucciarsi  nel guscio di mamma o papà, i genitori erano piuttosto grandi, per cui Tarty stava molto comodo, e a loro piaceva averlo nel groppone. 
 Il tempo passava e il piccolo mangiava come un tartalupo  mannaro e  diventava  sempre più grosso e lungo; sia la sua mamma che il suo papà  allora  iniziarono a  dimagrire per fargli spazio, ma non potevano ridursi a pelle ossa, dovevano mantenersi forti per poter trascinare le loro casette.
Bisognava trovare una nuova soluzione . 
“Tarty è ora che tu abbia la tua indipendenza!” Disse una mattina papà tartarugo “ …e noi ti aiuteremo per trovare una soluzione””.
 Il primo tentativo fu costruirgli un  guscio fatto di  piante e fiori intrecciati. Era bello, tutto colorato  e profumato… ma il giorno dopo era già appassito!  Allora gli  costruirono un carapace fatto di rami e foglie, ma con l’autunno le foglie caddero, e iniziarono ad entrare  spifferi ghiacciati.  In inverno ne provarono uno di ghiaccio, ma non era per niente confortevole, e con le prime giornate di sole cominciò a sciogliersi,  gelidi goccioloni colpivano sempre il povero Tarty facendolo rabbrividire. Mamma tartaruga non si perse d’animo e propose  “Andiamo da  Mastrocastoro! E’ il più bravo artigiano della foresta, una soluzione la troverà”.
 Ma Tarty era titubante: “ Mastrocastoro??Il vecchio Burbero  che abita isolato sul fiume?”
 “ Proprio lui!” gli spiegò la mamma, “ Noi ti accompagneremo fino al margine del bosco, poi continuerai da solo. Sai, non gli piace avere troppa gente attorno!”
“ Parla con sincerità” gli consigliò il papà, “ e vedrai che ti ascolterà, riuscirai a fare breccia nel suo cuore burbero e solitario”.
Tarty raggiunse il fiume dove il vecchio castoro stava costruendo una diga.
Il vecchio saggio si fece raccontare la storia del giovane tartarugo, poi parlò, e disse “Tu hai bisogno del tuo carapace, ma gli altri ne hanno bisogno quanto te!” e decise di aiutarlo, ma solo a patto che Tarty completasse la diga insieme a lui.
Il piccolo tartarugo non era sicuro di aver capito le parole di Mastrocastoro, ma poi pensò che non aveva nulla da perdere. E fu così che Tarty scopri di essere un abile e veloce nuotatore, e che non avere il guscio gli permetteva di entrare in cunicoli stretti e angusti con estrema facilità.
 Fece fatica, ma si divertì molto.
Passarono divere settimane, mancavano ormai pochi giorni al completamento della diga, quando il piccolo tartarugo disse al castoro  “ Ho deciso, non voglio più il carapace!” ma il vecchio saggio lo ammonì “ Hai scoperto di essere un abile nuotatore, agile e unico, ma tu hai bisogno del tuo carapace, e gli altri ne hanno bisogno quanto te!” .
Tarty guardò negli occhi Mastrocastoro e stavolta capì esattamente cosa voleva dire.
Ora era pronto per  ricevere un vero carapace. Era bellissimo e maneggevole, una corazza da fuoriserie, tutte le altre tartarughe gliela invidiavano,  ma lui l’ adoperava il minimo indispensabile, per andare a riposare, o per proteggersi dal  freddo .
Mamma e papà tartaruga lo guardavano muoversi tranquillo e sicuro nel mondo, e si chiesero se sapesse di essere un tartarugo davvero speciale!

martedì 14 gennaio 2014

L'essenziale è invisibile agli occhi...o...



Si riparte da dieci.
Decimo giorno  del 2014.
Decimo giorno nel nuovo anno.
La quotidianità riprende il suo regolare respiro.
Si ritorna alla normalità del solito trantran quotidiano con le pance più  piene, i bottoni della patta slacciati, la cintura allentata per colpa del  cotechino mezzodigerito che gonfia nuovi lardelli del girobuzza.
La capoccia è piena dei cari, soliti, nuovi propositi: “Quest’anno farò…  quest’anno sarò…. il 2014 sarà…..”, e snoccioliamo la coniugazione futura in una serie di obiettivi che in parte hanno già il retrogusto di un infimo ma sottile condizionale passato: “quest’anno avrei potuto… avrei dovuto… sarebbe dovuto….”.
Ma insomma sotto l’effetto della dopamina natalizia, con gli zuccheri che ballano la mazurca assieme ai  trigliceridi, ci lasciamo piacevolmente  ingannare.  Alla  fine comunque ci perdoniamo, dopotutto  anche questa è  una tradizione quanto mangiare il pandoro, baciarsi sotto il vischio, e  bere una tisana digestiva la sera di Natale. E’ altrettanto folcloristico   soppesare i primi giorni,  e i Laocoonti e le Cassandre recluse, soffocati dai chili  festivi, si fanno spazio tra le adiposità di zamponi, lasagne , panzerotti, e  iniziano a profetizzare “se mi sono ammalato il 31….  se il Sozzigalli ha perso in casa e il cane ha preso le pulci…  ahi ahi ahi…”.
Ma se invece “ho trovato una banconota del monopoli, vincerò il fantacalcio… ho passato un capodanno allegro, sarà un anno tranquillo…” .
E se il Sangiovanni Battista (anche se forse tra Natale e capodanno ne ha battezzati di più il San Giovese) che vive in noi,  schiacciato tra lo zucchero a velo, la frutta secca e i soliti sacerdoti pagani,  si fa un po’ spazio e inizia a battezzare l’anno?  Con liquame maleodonrante  se sarà di merda,   con acqua purissima e diuretica se sarà grande.
…E cosa sta succedendo nella Paperfamily?
Come stanno affrontando questo inizio di 2014?
Vivranno un anno positivo o solcheranno il percorso dello stridore di denti, sangue, ferro e fuoco?
Cosa dicono gli astri?
Chissà! Se i paperi lo sapessero non scriverebbero un blog, ma l’oroscopo di Barbanera, o le previsioni dei numeri del Lotto (…peccato invece che la Paperfamily dia solo i numeri… e basta!). Con tutti quei dobloncioni comprerebbero Lourdes per farne la piscina della Papera,  farebbero le scarpe al Mago Otelma (anzi, visto che sarebbero davvero tanti tanti dobloncioni… facciamo pure l’ intero guardaroba!).
 Le certezze dell’anno in partenza sono: l’Oncopapera è sempre più cotechina;
Bellacana è sempre più Wynx;  
i Papergenitori sono sempre un più a zonzo tra i loro pensieri.
Sono riusciti a stanziare nella loro casetta per un bel po’, forse possiamo sbilanciarci e supporre  si siano crogiolati nel bivacco della quotidianità famigliare, sorseggiando e gustando un goccetto di  sana e banale ordinarietà vacanziera. Eppure non hanno buoni propositi, ed evitano di  battezzare l’anno, che di battezzate e sbattezzate ne hanno avute un bel po’!
Non sono ancora pronti ad abbandonare l’ oncodimensione,  hanno paura di fare progetti, di immaginare l’anno che verrà.
Il mantra “ilprossimoannoandràmeglioilprossimoannoandràmeglioilprossimoannoandràmeglio…” lo hanno abbandonato da tempo. Non si affidano (né si fidano) più alla buona sorte, preferiscono non pensarci e concentrarsi sul vivere… che non è proprio una cosa immediata, perché, recondita e infingarda, c’è sorella paura che inchioda e a volte  sbeffeggia “Ma cosa vuoi fare progetti!!???” e in quei momenti i pensieri li spingono alla deriva, il fiato è corto, si accorgono che ci sono parti di sé che non sentono più, o che tremano… ma un po’ remano per non affondare.
Sentono che il mondo continua a girare e che non possono stare fermi, che i bimbi hanno bisogno di loro, che  loro hanno bisogno dei bimbi, il tempo, la casa reclamano a gran voce il loro esserci! 
E invece, a volte, vorrebbero solo  crogiolarsi nelle reciproche angosce,  starsene tranquilli in un angolo a tremare in pace! Chiudere gli occhi, accovacciati a guscio, e lasciare andare il tempo per la sua strada, permettersi finalmente  un po’ di sana   e corroborante angoscia, sguazzare nell’arrovellante gioco dei perché e dei percome, tuffarsi nel profondo e sognare di  frantumarsi su un vetro a pelo d’acqua  perché… perché la verità è  irraggiungibile, anche per Terrence Malik.
E allora però si ritrovano  ad annegare in una piscinetta gonfiabile piena delle nefandezze del mondo,  delle  assurdità, della sofferenza di chi  è vicino e di chi  è lontano, dalla cronaca planetaria alle storie del paese, vanno alla deriva  trovando come senso il non senso, e se anche fa senso non se ne può più fare senza…. e ci si lascia andare alla rabbia, che esplode, urla in faccia alla vita, insulta l’invisibile… che mai come ora è fin troppo essenziale!
Poi  riaprono gli occhi, e si ritrovano soli. 
E questa angoscia fantasma sta lì, acquattata sul pavimento del cuore, giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno… forse passerà, ma non si può prenderla e accartocciarla come carta straccia, o darle fuoco in un attimo come ad un giornale vecchio, no. Né si può prenderla di petto e tentare di sbaragliarla tutta d’un colpo, no, anche qualora si riuscisse a sconfiggerla si resterebbe schiacciati dallo schianto sotto il suo peso. I papergenitori (e forse un po’ anche Bellacana) sanno che sarà un congedo lento e delicato, un lungo addio (se la parola addio non desse quel senso di definitivo nonvedersimaipiù) . E allora provano semplicemente a dissacrarla, a renderla meno spaventosa, meno crudele, a strapparle un sorriso con i mezzi che hanno, un naso rosso, una battuta un po’ cinica, …un blog…

mercoledì 1 gennaio 2014

L'anno che (s)verrà!

Ore 00:00
Papàpapero: Buon anno!
Mammapapera: Buon anno!!
P: E speriamo che questo sia davvero buono, del resto far peggio sarebbe difficile!
M: Eh già!...anche se è la stessa cosa che abbiamo detto alla mezzanotte degli ultimi tre anni!
P: Mmmmmhhh... sai cosa c'è? che il 2013 è stato proprio un anno bello!
M: Vero? Penso anch'io, il migliore da un sacco di tempo!
P: Ma sì, pensa a quante persone nuove abbiamo conosciuto!
M: E che persone!!!
P: Poi è un sacco di tempo di tempo che siamo a casa da lavorare e ci pagano lo stesso!
M: E la Papera? che conserva il posto al nido senza frequentare e al rientro pagherà la retta minima?
P: Vero, poi per il suo compleanno ha ricevuto anche un regalo da oncopaperologia!!!
M: Abbiamo anche avuto un permesso per parcheggiare l'auto nei posti riservati!
P: E quanti soldi abbiamo risparmiato in vacanze saltate???
M: Perchè scusa, quanto abbiamo risparmiato sulla spesa mangiando a sbafo in ospedale tutti questi mesi??!!!
P: Poi io mi son potuto guardare un sacco di film pattume quando tu facevi le notti!
M: E finalmente...quanti libri abbiamo letto nelle notti solitarie tra casa e il paperclinico?
P: E il blog? senza il 2013 forse non ci sarebbe mai stato nessun Ospedalando!
M: Scusa eh, vogliamo parlare di tutti i chili che ho perso? Finalmente ho potuto comprare un paio di skinny jeans!
P: Eh già! ... in fondo c'era proprio bisogno di un anno come questo.
M: Sono daccordo! Sarà dura per questo 2014 eguagliare il suo predecessore!
A mamma e papàpapero scappa da ridere. Si sa che sono un po' matti, ce ne vuole di fantasia a trovare delle cose belle in un annus horribilis come quello appena trascorso... però, a pensarci bene, le cose che hanno detto sono vere. Certo, la causa scatenate è stata tragica e nefasta, ma a guardare solo il tragico e il nefasto non si va da nessuna parte! 
E non si tratta di voler fare Pollyanna a tutti costi, ma siccome tornare indietro non si può, e dire che di cancheri e tumori e atresie e chemioterapie si fa sempre volentieri a meno non serve a tenerli lontano, allora tanto vale chiudere per bene il fagotto dell'anno vecchio e semplicemente metterlo via, accanto a tutti gli altri, nell'archivio della memoria, delle emozioni, della testa e del cuore. E il fatto che sia chiuso bene e messo via non vuol mica dire che non tornerà più! Anzi, sarà sempre lì, al suo posto sì, ma sai com'è, ogni volta che togli o metti una cosa su uno scaffale le altre si spostano un po', qualcuna cade, qualcuna spunta fuori, o va  fuori posto, e allora ti si ripropone facendo riaffiorare ricordi e sensazioni...belli, brutti, medi... ma è la vita!Quello che diceva la mamma di Forrest Gump è vero "La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!"  ...ecco, diciamo che la scatola della paperfamily era scaduta e molti cioccolatini avevano il verme. Ma quelli ancora buoni... ah bè, quelli ancora buoni... erano davvero squisiti! E i più buoni di tutti erano proprio vicino a quelli con verme!
Sarà scontato fare un bilancio di fine anno all'alba di quello nuovo... ma come si fa?! E siccome le cose brutte si sanno, e tornano sempre a ruzzolare fuori da quel fagotto sullo scaffale...molto più spesso di quelle belle, la paperfamiglia ha deciso di impegnarsi e nominare solo quelle belle. 
Innanzitutto il fatto di aver resistito. Per quanto dura e feroce fosse la tempesta la paperfamiglia ha retto il timone! Con le vele strappate, l'albero maestro spezzato, qualche falla qua e là i nostri paperi non sono annegati. Certo, hanno dovuto gettare in mare molta zavorra, e indossare sempre giubbotti e salvagente, stare all'erta e non abbassare mai la guardia. A volte è stato difficile non mollare la presa, e la tentazione c'è stata. Ma  ora, guardando al largo... eccoli lì, su quella che un tempo era una nave e ora è poco più che una zattera, stretti vicini, ancora aggrappati ad un brandello di timone, che navigano a vista. Adesso il mare è un po' più calmo, e sorridono tutti e quattro. Spensierati? Tutt'altro! Pieni come sempre di ansie e paure, ma insieme e determinati a navigare ancora, finquando qualcuno scrutando l'orizzonte non griderà... "TEEEEERRAAAAAAAAAA!!!!!" , e quel qualcuno sarà sicuramente Bellacana.
E poi i paperi salvano gli amici, preziose e insostituibili scialuppe di salvataggio. Presenze costanti e sponde sicure nei momenti più difficili, e tra questi un piccolo folle gruppetto di papeperose (papermariti e paperprole compresi) che nelle lunghe notti a metà sono state per la paperfamily il sale e lo zucchero, ma soprattutto latte e acqua... e menta.
E il reparto di oncopaperologia, Fozzymuppeth, Benvenuta Illuminata, Seabbaianonmorde, Mammotti, Ninja, KGB, Miss Pony, Maggica, Kapò, Dottor House e tutti gli altri.
E i genitori, i bambini, i compagni di viaggio e avventura, che di sventura ce n'è già abbastanza!
E così via a volerne trovare ce n'è un bel po' di cose da salvare. 
Perchè la paperfamily si è convinta di una cosa, che per strada quest'anno ha perso molto, ha lasciato indietro molta mitezza, un po' di tenerezza, molto disincanto, qualche convinzione, tanti, tantissimi perchè, due o tre chili di diplomazia, leggerezza e poesia. I paperi hanno messo su una scorza bella dura, coriacea e tegumentosa, si sono adattati, evoluti per non soccombere, e mentre lasciavano indietro hanno raccolto. Ed è questo raccolto che alla fine salvano, ed è questo raccolto che ha salvato loro.
Ed è da quella zattera, ancora in balia della corrente, che augurano a tutti un anno senza grandi cose, un anno normale, semplice, tranquillo. 
Un anno BUONO!
....Alla faccia di chi ci vuole male!!!