martedì 14 gennaio 2014

L'essenziale è invisibile agli occhi...o...



Si riparte da dieci.
Decimo giorno  del 2014.
Decimo giorno nel nuovo anno.
La quotidianità riprende il suo regolare respiro.
Si ritorna alla normalità del solito trantran quotidiano con le pance più  piene, i bottoni della patta slacciati, la cintura allentata per colpa del  cotechino mezzodigerito che gonfia nuovi lardelli del girobuzza.
La capoccia è piena dei cari, soliti, nuovi propositi: “Quest’anno farò…  quest’anno sarò…. il 2014 sarà…..”, e snoccioliamo la coniugazione futura in una serie di obiettivi che in parte hanno già il retrogusto di un infimo ma sottile condizionale passato: “quest’anno avrei potuto… avrei dovuto… sarebbe dovuto….”.
Ma insomma sotto l’effetto della dopamina natalizia, con gli zuccheri che ballano la mazurca assieme ai  trigliceridi, ci lasciamo piacevolmente  ingannare.  Alla  fine comunque ci perdoniamo, dopotutto  anche questa è  una tradizione quanto mangiare il pandoro, baciarsi sotto il vischio, e  bere una tisana digestiva la sera di Natale. E’ altrettanto folcloristico   soppesare i primi giorni,  e i Laocoonti e le Cassandre recluse, soffocati dai chili  festivi, si fanno spazio tra le adiposità di zamponi, lasagne , panzerotti, e  iniziano a profetizzare “se mi sono ammalato il 31….  se il Sozzigalli ha perso in casa e il cane ha preso le pulci…  ahi ahi ahi…”.
Ma se invece “ho trovato una banconota del monopoli, vincerò il fantacalcio… ho passato un capodanno allegro, sarà un anno tranquillo…” .
E se il Sangiovanni Battista (anche se forse tra Natale e capodanno ne ha battezzati di più il San Giovese) che vive in noi,  schiacciato tra lo zucchero a velo, la frutta secca e i soliti sacerdoti pagani,  si fa un po’ spazio e inizia a battezzare l’anno?  Con liquame maleodonrante  se sarà di merda,   con acqua purissima e diuretica se sarà grande.
…E cosa sta succedendo nella Paperfamily?
Come stanno affrontando questo inizio di 2014?
Vivranno un anno positivo o solcheranno il percorso dello stridore di denti, sangue, ferro e fuoco?
Cosa dicono gli astri?
Chissà! Se i paperi lo sapessero non scriverebbero un blog, ma l’oroscopo di Barbanera, o le previsioni dei numeri del Lotto (…peccato invece che la Paperfamily dia solo i numeri… e basta!). Con tutti quei dobloncioni comprerebbero Lourdes per farne la piscina della Papera,  farebbero le scarpe al Mago Otelma (anzi, visto che sarebbero davvero tanti tanti dobloncioni… facciamo pure l’ intero guardaroba!).
 Le certezze dell’anno in partenza sono: l’Oncopapera è sempre più cotechina;
Bellacana è sempre più Wynx;  
i Papergenitori sono sempre un più a zonzo tra i loro pensieri.
Sono riusciti a stanziare nella loro casetta per un bel po’, forse possiamo sbilanciarci e supporre  si siano crogiolati nel bivacco della quotidianità famigliare, sorseggiando e gustando un goccetto di  sana e banale ordinarietà vacanziera. Eppure non hanno buoni propositi, ed evitano di  battezzare l’anno, che di battezzate e sbattezzate ne hanno avute un bel po’!
Non sono ancora pronti ad abbandonare l’ oncodimensione,  hanno paura di fare progetti, di immaginare l’anno che verrà.
Il mantra “ilprossimoannoandràmeglioilprossimoannoandràmeglioilprossimoannoandràmeglio…” lo hanno abbandonato da tempo. Non si affidano (né si fidano) più alla buona sorte, preferiscono non pensarci e concentrarsi sul vivere… che non è proprio una cosa immediata, perché, recondita e infingarda, c’è sorella paura che inchioda e a volte  sbeffeggia “Ma cosa vuoi fare progetti!!???” e in quei momenti i pensieri li spingono alla deriva, il fiato è corto, si accorgono che ci sono parti di sé che non sentono più, o che tremano… ma un po’ remano per non affondare.
Sentono che il mondo continua a girare e che non possono stare fermi, che i bimbi hanno bisogno di loro, che  loro hanno bisogno dei bimbi, il tempo, la casa reclamano a gran voce il loro esserci! 
E invece, a volte, vorrebbero solo  crogiolarsi nelle reciproche angosce,  starsene tranquilli in un angolo a tremare in pace! Chiudere gli occhi, accovacciati a guscio, e lasciare andare il tempo per la sua strada, permettersi finalmente  un po’ di sana   e corroborante angoscia, sguazzare nell’arrovellante gioco dei perché e dei percome, tuffarsi nel profondo e sognare di  frantumarsi su un vetro a pelo d’acqua  perché… perché la verità è  irraggiungibile, anche per Terrence Malik.
E allora però si ritrovano  ad annegare in una piscinetta gonfiabile piena delle nefandezze del mondo,  delle  assurdità, della sofferenza di chi  è vicino e di chi  è lontano, dalla cronaca planetaria alle storie del paese, vanno alla deriva  trovando come senso il non senso, e se anche fa senso non se ne può più fare senza…. e ci si lascia andare alla rabbia, che esplode, urla in faccia alla vita, insulta l’invisibile… che mai come ora è fin troppo essenziale!
Poi  riaprono gli occhi, e si ritrovano soli. 
E questa angoscia fantasma sta lì, acquattata sul pavimento del cuore, giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno… forse passerà, ma non si può prenderla e accartocciarla come carta straccia, o darle fuoco in un attimo come ad un giornale vecchio, no. Né si può prenderla di petto e tentare di sbaragliarla tutta d’un colpo, no, anche qualora si riuscisse a sconfiggerla si resterebbe schiacciati dallo schianto sotto il suo peso. I papergenitori (e forse un po’ anche Bellacana) sanno che sarà un congedo lento e delicato, un lungo addio (se la parola addio non desse quel senso di definitivo nonvedersimaipiù) . E allora provano semplicemente a dissacrarla, a renderla meno spaventosa, meno crudele, a strapparle un sorriso con i mezzi che hanno, un naso rosso, una battuta un po’ cinica, …un blog…

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