Si riparte da dieci.
Decimo giorno del 2014.
Decimo giorno nel nuovo anno.
La quotidianità riprende il suo regolare respiro.
Si ritorna alla normalità del solito trantran quotidiano con le pance
più piene, i bottoni della patta
slacciati, la cintura allentata per colpa del
cotechino mezzodigerito che gonfia nuovi lardelli del girobuzza.
La capoccia è piena dei cari, soliti, nuovi propositi: “Quest’anno
farò… quest’anno sarò…. il 2014
sarà…..”, e snoccioliamo la coniugazione futura in una serie di obiettivi che
in parte hanno già il retrogusto di un infimo ma sottile condizionale passato:
“quest’anno avrei potuto… avrei dovuto… sarebbe dovuto….”.
Ma insomma sotto l’effetto della dopamina natalizia, con gli zuccheri
che ballano la mazurca assieme ai
trigliceridi, ci lasciamo piacevolmente
ingannare. Alla fine comunque ci perdoniamo, dopotutto anche questa è una tradizione quanto mangiare il pandoro,
baciarsi sotto il vischio, e bere una
tisana digestiva la sera di Natale. E’ altrettanto folcloristico soppesare i primi giorni, e i Laocoonti e le Cassandre recluse,
soffocati dai chili festivi, si fanno
spazio tra le adiposità di zamponi, lasagne , panzerotti, e iniziano a profetizzare “se mi sono ammalato
il 31…. se il Sozzigalli ha perso in
casa e il cane ha preso le pulci… ahi
ahi ahi…”.
Ma se invece “ho trovato una banconota del monopoli, vincerò il
fantacalcio… ho passato un capodanno allegro, sarà un anno tranquillo…” .
E se il Sangiovanni Battista (anche se forse tra Natale e capodanno ne
ha battezzati di più il San Giovese) che vive in noi, schiacciato tra lo zucchero a velo, la frutta
secca e i soliti sacerdoti pagani, si fa
un po’ spazio e inizia a battezzare l’anno?
Con liquame maleodonrante se sarà
di merda, con acqua purissima e diuretica se sarà
grande.
…E cosa sta succedendo nella Paperfamily?
Come stanno affrontando questo inizio di 2014?
Vivranno un anno positivo o solcheranno il percorso dello stridore di
denti, sangue, ferro e fuoco?
Cosa dicono gli astri?
Chissà! Se i paperi lo sapessero non scriverebbero un blog, ma l’oroscopo
di Barbanera, o le previsioni dei numeri del Lotto (…peccato invece che la
Paperfamily dia solo i numeri… e basta!). Con tutti quei dobloncioni comprerebbero
Lourdes per farne la piscina della Papera,
farebbero le scarpe al Mago Otelma (anzi, visto che sarebbero davvero
tanti tanti dobloncioni… facciamo pure l’ intero guardaroba!).
Le certezze dell’anno in
partenza sono: l’Oncopapera è sempre più cotechina;
Bellacana è sempre più Wynx;
i Papergenitori sono sempre un più a zonzo tra i loro pensieri.
Sono riusciti a stanziare nella loro casetta per un bel po’, forse
possiamo sbilanciarci e supporre si siano
crogiolati nel bivacco della quotidianità famigliare, sorseggiando e gustando
un goccetto di sana e banale ordinarietà
vacanziera. Eppure non hanno buoni propositi, ed evitano di battezzare l’anno, che di battezzate e
sbattezzate ne hanno avute un bel po’!
Non sono ancora pronti ad abbandonare l’ oncodimensione, hanno paura di fare progetti, di immaginare
l’anno che verrà.
Il mantra “ilprossimoannoandràmeglioilprossimoannoandràmeglioilprossimoannoandràmeglio…”
lo hanno abbandonato da tempo. Non si affidano (né si fidano) più alla buona
sorte, preferiscono non pensarci e concentrarsi sul vivere… che non è proprio
una cosa immediata, perché, recondita e infingarda, c’è sorella paura che inchioda
e a volte sbeffeggia “Ma cosa vuoi fare
progetti!!???” e in quei momenti i pensieri li spingono alla deriva, il fiato è
corto, si accorgono che ci sono parti di sé che non sentono più, o che tremano…
ma un po’ remano per non affondare.
Sentono che il mondo continua a girare e che non possono stare fermi,
che i bimbi hanno bisogno di loro, che
loro hanno bisogno dei bimbi, il tempo, la casa reclamano a gran voce il
loro esserci!
E invece, a volte, vorrebbero solo crogiolarsi nelle reciproche angosce, starsene tranquilli in un angolo a tremare in
pace! Chiudere gli occhi, accovacciati a guscio, e lasciare andare il tempo per
la sua strada, permettersi finalmente un
po’ di sana e corroborante angoscia,
sguazzare nell’arrovellante gioco dei perché e dei percome, tuffarsi nel profondo
e sognare di frantumarsi su un vetro a
pelo d’acqua perché… perché la verità
è irraggiungibile, anche per Terrence
Malik.
E allora però si ritrovano ad
annegare in una piscinetta gonfiabile piena delle nefandezze del mondo, delle
assurdità, della sofferenza di chi
è vicino e di chi è lontano,
dalla cronaca planetaria alle storie del paese, vanno alla deriva trovando come senso il non senso, e se anche
fa senso non se ne può più fare senza…. e ci si lascia andare alla rabbia, che
esplode, urla in faccia alla vita, insulta l’invisibile… che mai come ora è fin
troppo essenziale!
Poi riaprono gli occhi, e si
ritrovano soli.
E questa angoscia fantasma sta lì, acquattata sul pavimento del cuore,
giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno… forse passerà, ma non si può
prenderla e accartocciarla come carta straccia, o darle fuoco in un attimo come
ad un giornale vecchio, no. Né si può prenderla di petto e tentare di
sbaragliarla tutta d’un colpo, no, anche qualora si riuscisse a sconfiggerla si
resterebbe schiacciati dallo schianto sotto il suo peso. I papergenitori (e
forse un po’ anche Bellacana) sanno che sarà un congedo lento e delicato, un
lungo addio (se la parola addio non desse quel senso di definitivo nonvedersimaipiù) . E allora provano
semplicemente a dissacrarla, a renderla meno spaventosa, meno crudele, a
strapparle un sorriso con i mezzi che hanno, un naso rosso, una battuta un po’
cinica, …un blog…
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