Avere il titolo di
“oncogenitore” non è certo un premio, nè tantomeno una passeggiata, è uno
status che fa effettivamente tirare dei cancheri. E’ l’uomo grigio di Momo che inesorabilmente
avanza, anzi è una sorta di buco nero che ti sommerge di punto in bianco.
L’oncogenitore
entra nel macrONCOcosmo che si apre e
inghiotte tutte le dimensioni, tutte le relazioni, le passioni.
Per il paese, o nel quartiere
in cui vivi, sei il padre/la madre della bimba che ha un “brutto male”….. brutto
male????? “ma sìììì, tusaicosa! (per dirla come una certa J.K.Rowling). In realtà nel dramma l’oncogenitore ha un
vantaggio, un ruolo: sei il papergenitore, il gregario, il braccio destro della Papera guerriera …beh,
sì, fino ad una certo punto sei anche il braccio sinistro, e
il tassinaro, sei un po’ cavallo
e un po’ mulo, sei il traduttore dal
paperese all’italiano, lo sgommista di cacca, il catetattore, il cuoco che si è frullato tutto dall’ananas
alla fiorentina ( non ditelo alla
dottoressa Innominata!!!), dalle proprie dita al proprio cervello, sei
l’imprecatore, la memoria storica di un passato che la paperpargola non ricorderà, sei il gorgo di lacrime inghiottite,
sei l’Oss, il maggiordomo, l’addetto stampa,
lo sguattero, il contabile, insomma…sei un genitore!
Certo, non c’è nulla di onorevole in tutto ciò, ogni oncogenitore
avrebbe fatto volentieri a meno di questo titolo, ma è capitato e, sarà l’ennesimo appiglio
fatto di fili sottili di ragnatela d’ illusione, ma essere accanto alla Papera guerriera è un
onore e una garanzia. Come fare un
doppio a tennis e avere come compagno Nadal, è sentirsi come il figlio di
Stallone in Over the top, insomma giochi nella squadra dei buoni, dei forti, dei
puri. Agli occhi di amici, famigliari e conoscenti ti senti un po’ un
oncopatriota, un oncoreduce… un oncopartigiano!
Essere invece
spettatori volontari o involontari, essere amico, fratello, compagno di strada,
essere parente o collega, essere il vicino di casa o essere semplicemente il
panettiere o il giornalaio di un oncogenitore… cosa comporta? Inadeguatezza? Imbarazzo?
Disagio? …Cosa posso dire? Cosa si può dire quando ci si incrocia per le vie
del paese? Cosa si può chiedere?...Si può chiedere? Cosa Posso fare? E se faccio
finta di niente? Parlo del tempo, come in ascensore? COSA???!!! Insomma tutti
coloro che condividono e vivono con gli oncogenitori questa esperienza
incredibile e assurda sono sfuocati, senza un contorno.
Eppure… ci sono manuali
sull’empatia, sull’elaborazione del lutto, sulla caccia all’ungulato selvatico.
Si possono studiare le affermatissime
tecniche di “E.S.S.I.D” Empaty Soul Solving Incrising For Duck della studiosa sislandese Attosi Inoelra, e le note tecniche di riluttanza paperista indotta tramite
l’insostenibile scapellamento a destra.
Insomma il disagio, l’inadeguatezza, la gocciolina fredda di sudore che ti
corre giù per la schiena quando incontri
un oncogenitore e non sai che dire, sono vivi e reali! Non ci sono manuali quando le bombe ti cadono
a due passi. I papergenitori sanno bene, perché l’hanno provato sulla loro pellaccia,
che semplicemente non è semplice. Ed ecco allora la soluzione: un mini
vademecum delle cose, delle frasi, degli
atteggiamenti che sarebbe meglio evitare
con un oncoleucogenitore, o qualsiasi altro tipo di genitore di un bimbo
ospedalizzato.
Chiariamo da subito
che i Papergenitori hanno apprezzato, e bevuto come acqua fresca qualsiasi
sostegno, parola, sguardo diretto o sfuggente, abbraccio, sorriso timido o
aperto, ogni moto di condivisione, anche quello più folle. Al tiepido tepore di
ciascuno di questi si sono scaldati e rincuorati nei momenti più difficili, e
con questi hanno gioito in quelli più sereni.
Qui si parla di sensazioni,
e si cerca solo di togliere un po’ di imbarazzo e di far capire che certe cose
possono creare distanza, se rimangono in sospeso. Insomma, nessuno si senta offeso,
i Papergenitori per primi spesso e (poco) volentieri fanno certe gaffes quando
si relazionano con altri genitori di oncopaperologia!!!
Prendete tutto ciò che
seguirà con le pinze…e col sorriso. Non vuole essere una lezione magistrale (…anche
perché nel curriculum scolastico di mamma e papàpapero di magistrale c’è ben
poco!) Ok, cominciamo.
I diversi modi di approcciarsi ad un oncogenitore possono
essere riassunti in 7 figure principali:
1. Quelli che… “Oh, noi ci siamo!”
Categoria
nella quale possiamo annoverare gli stessi papergenitori, è un macrogruppo
composto da persone care e vicine, perlopiù amici i quali, di fronte alle
sfighe e alle prove della vita, hanno come primo istinto la protezione delle
persone care, lo stare vicino. Provano per l’oncogenitore un’empatia fatta di incredulità,
rabbia e paura…e di un’impotenza dovuta al non poter aiutare davvero. Ed ecco che devono accettare il limite, non
si può fare altro che piccoli gesti concreti(tenere gli altri figli a giocare
per un pomeriggio, preparare qualche barattolo di sugo, fare un salto per
aiutare a pulire casa…) che dicano “oh,
noi ci siamo!” . L’impotenza diventa il loro fardello, da dividere con il
fardellone del papergenitore. Sappiate che
a quest’ultimo questa condivisione dà forza, pertanto si prega di non demordere e non desistere, ma di continuare
intensamente con il tifo, anche se il percorso sarà lungo, perchè questo modo di esserci, è carburante di
energia pura e semplice.
2. Gli apocalittici (non integrati)
Sono
quelli che… “Che bel film, ho pianto tanto!”.
Solitamente fanno parte di questa categoria anziane e pie donne che si
svegliano al canto del gallo e si coricano al calar del sole (dopo l’orazione
della sera). La loro lettura preferita (dopo le sacre scritture) è Cronaca
Vera, e infatti quando incontrano l’oncogenitore, dopo aver chiesto con voce
tremolante e flautata “Allora, come sta la piccola?”, tendono a rincuorarlo raccontando di “Quel
bimbo in Nazurkishtan che aveva un Brutto Male alla ghiandola echinacea, e che
proprio il giorno prima dell’operazione…gli è scoppiata cospargendo il Brutto
Male in tutta la tromba di eustachio…poveretto!!!” eh già, poveretto! Ecco che
nell’oncogenitore si accende la spia rossa lampeggiante ACHTUNG! PERICOLO!!! Fermi
tutti, nota bene: MAI CONSOLARE PARLANDO DI SFIGHE PIU’ GRANDI!!! Non è
necessario, non ha senso, non è etico, …non si fa!!!!!!! Perché, si chiede l’oncogenitore, dovrei
trarre giovamento dalle disgrazie altrui? E’ come quando da piccoli i genitori ci sgridavano
“finisci il minestrone che ci sono i bambini del Terzo Mondo che muoiono
di fame!” …alzi la mano chi dopo questa frase, commosso dal dramma della fame
nel mondo, si è sciroppato il minestrone tutto d’un fiato?
3.Niente
di nuovo sul fronte occidentale
Di
questo gruppo fanno parte i più imbarazzati di tutti. Quelli che di fronte all’enormità
della malattia si sentono piccoli piccoli (e che ovviamente non lo sono
affatto, solo non hanno avuto una dose da cavallo di sfiga a presa rapida) e
tendono a minimizzare le loro cose. Sono quelli che quando l’oncogenitore
chiede come va? magari un meteorite ha appena preso in pieno la loro macchina e
loro rispondono “Tutto bene… sì, un sassetto mi ha segnato la carrozzeria ma
nessuno si è fatto niente!”
Tranquilli,
con gli oncogenitori si può parlare liberamente di ogni cosa, tanto più delle
proprie sfighe quotidiane, non è né una gara né “mioddio mioddio adesso urto la
sua sensibilità di oncogenitorepsicolabile!”. La vita di ognuno di noi è fatta
anche di piccole cose, non ci si deve sentire stupidi o inadeguati di fronte a
chi sta passando un momento difficile, non serve a nessuno. Anzi, la normalità,
la routine, con le complicanze e le soddisfazioni
quotidiane di amici, conoscenti e famigliari
sono un arricchimento , una distrazione dall’Oncomondo, un promemoria che
dietro la maschera di un oncopatriota ci sono i due faccioni di papàpapero e mammapapera…….Insomma
se siamo aMici possiamo Amiagolare insieme (lo so, questa è pessima, ma
tardissimo…)!
4.Anche
i ricchi piangono
Sul
versante opposto ai Nientedinuovosulfronteoccidentale si pongono i Ancheiricchipiangono, ovvero
coloro i quali vivono in un dramma shakespeariano, in un romanzone russo, in
uno qualsiasi dei tre volumi de I Miserabili…in una telenovela sudamericana! L’oncogenitore
è superdisponibile ad ascoltare le lamentele degli amici, come dicevamo prima,
ognuno ha le sue croci, ma gli Ancheiricchipiangono vanno ben oltre. Tu potresti
avere tuo figlio in camera sterile, al quinto ciclo di chemio, attaccato a tre
flebo diverse che gli entrano in un broviac che sta lì per grazia ricevuta, in
attesa del prelievo di staminali, che loro (gli ancheiricchipiangono) sorvolerebbero
per raccontarti della tragedia che si sta consumando in ufficio da quando hanno
ridotto la pausa caffè da quindici a dieci minuti e tutto il personale è
insorto perché “guarda tu non puoi capire cosa voglia dire dover far tutto di
corsa e dover rinunciare al caffè di metà mattina, proprio non puoi capire!”. E poi capita il giorno che è vero, che un
oncogenitore stanco, ma stanco, ma stanco, non capisce proprio cosa ci sia di
così tragico nella riduzione della pausa caffè in ufficio, perché lui ci
tornerebbe anche subito in ufficio, anche senza pausa caffè, pur di non dover
essere lì dov’è col suo piccolino, allora forse quell’oncogenitore quel giorno,
proprio quel giorno lì, quello che non capisce il dramma della pausa caffè
capita che ti manda a quel paese… perché quando ancheiricchipiangono, gli
oncogenitori strippano!
5.
Il Gatto Banderas
Shrek,
presente? Il gatto con gli stivali, quello doppiato da Antonio Banderas…
capito? Quello che fa gli occhioni sbrilluccicconi…?!... ecco, quello lì,
proprio quello sguardo lì, un po’ da san bernardo (inteso come cane…), quello
sguardo contrito, pietoso e compassionevole…e anche un po’ penosetto…via! Via !!
Via!!! Via!!!! Cavoletti, stai guardando un combattente, un guerrigliero, un
gregario da combattimento, cosa sono quegli occhietti lacrimosi e quella vocina
fioca fioca? Metti via! L’energia passa attraverso l’energia, perciò…animo!
6.Il
Gurucuccuru
Se
senti la voce della Verità echeggiare dentro te come fossi con la testa dentro
una delle campane di a Notre Dame de
Paris, se senti che ogni tuo poro zampilla Verità e fede di qualsiasi credo,
professione, partito, setta, club….. ti prego (in tutti i sensi) se vuoi illuminare il percorso di quella
derelitta dell’ oncopapera e dei suoi genitori reietti, e li vuoi convertire a
certezze spirituali con “Devi credere! Devi convertirti! Sei in crisi religiosa!”,
ti prego, strangolati da solo. Evita che
lo faccia un oncogenitore (se non altro per risparmiargli almeno la galera, con
tutto quello che già gli tocca…). Evitiamo
fraintendimenti, gli oncogenitori sono grati e accettiamo qualsiasi forma di
aiuto spirituale di qualsiasi tipo e professione (tranne forse sacrifici umani,
...forse), ma non hanno bisogno di essere convertiti, sbattezzati,
indottrinati.
Occorrono
rispetto e umiltà, anche da parte di chi crede di possedere verità assolute!
7.Vedo…prevedo…stravedo…
“Vedrai
che non è niente!”
“Andrà
tutto bene!”
“Ma
sì, tutto si risolve!”
“Va
bè, dai, non può mica andare tutto storto!”
“Vedrai
che da grande non si ricorderà niente!”
Ma
chi sei? Nostradamus? Certo è un augurio, una difesa, ma spesso questi profeti
non sanno niente della storia delle persone con cui stanno parlando, o, se sono
amici, non hanno idea dei dubbi, delle ansie, delle paure che si affacciano sul futuro di un
oncogenitore. Non si sbilanciano i medici, non dovrebbe farlo nessuno!
Se
davvero hai il dono della divinazione e della negromanzia allora rivela qualche
numero del Lotto per un paio di ruote vincenti, ok?
Ecco
qua, questa non è che una piccola rappresentanza dell’universo di soggetti che
gravitano nel mondo dell’oncogenitore fuori dalla realtà parallela del
paperclinico. Molti si accostano con affetto sincero, ed è solo la mancanza di un’esperienza
diretta, o l’imbarazzo eccessivo a farli scivolare in uno di questi clichè, e l’oncogenitore
lo sa, perciò apprezza ogni manifestazione di solidarietà e ogni sferzata di
energia.
Ma…si
può sempre migliorare, perciò, nel dubbio se dire o meno “Vedrai che non è niente!”,
oppure “Eh, ma lo sai che tizio ha avuto la tal cosa che poi non l’han presa in
tempo ed è rimasto offeso da qui a lì per sette anni e…”, o ancora “Devi
credere in questo…!”
…bè,
ecco, nel dubbio se dire o non dire… meglio il dubbio!