martedì 24 marzo 2015

in caso di emergenza...

E l’Oncopapera ha chiesto asilo. Asilo  pollitico anzi per l’esattezza  asilo paperitico e, non ci crederete mai, l’ha ottenuto!  Le è stato concesso uno stupendissimo asilo ….NIDO (ma poi le papere nidificano???!!!). Ovviamente tale asilo non  poteva che trovaresi nel paesino di Piùmazzo, dove le piume sono di casa e si spera che non ci siano più…mazzate!!! Aria strana ...terra di folli , di Galli  Marinati , fucina di bambini fantasticanti   come Bellacana, Puffetta, Annymorrissognatrici e Verruche pittrici!!
Ma da che cosa la Bella Paperella  ha chiesto asilo? O beh non è necessario essere un Nobel o un Moltobrut. Il nostro  enfant caneton ha chiesto asilo paperitico  dall’oncovita di trincea.
Naturalmente è tutto prematuro, non può certo  appendere il Broviac al muro, se non rimanendo appesa come una saracca al soffitto! Eppure… sembrerebbe proprio  intenzionata a lasciarsi un po’ vivere. O  meglio, a lasciarsi un po’  cazzeggiare…ehm... pardon, paperare!!! Paperare nel modo più bello, paperare  come fanno tutti (come?...non avete mai visto nessuno paperare?....). Ma sì, come quelli che vivono senza farsi troppe domande sul perché e sul percome, su come sarà l’ultimo respiro del giorno? Finirà il mondo o finiranno i sogni? Chi vincerà l’Isola dei fetosi? E tutte ste domande che ormai annoiano anche i filosofi…
 La papera vuole semplicemente VIVERE, vivere finalmente e lamentarsi, lamentarsi di Papàpapero che improvvisamente se la stritola e la sbavezza con baci barbini e pungenti,  la paperotta vuole semplicemente giocare al parco, cantare, litigare, rigiocare, piangere e ridere col fratellone, sperimentare il gelato al mascarpone, inzuppare l’emmenthal nel latte! Insomma la papera ha chiesto e ottenuto un po’ di normalità e lascia le paturnie di finoaquantofinoaquandofinoacome ai grandi!
Paperotta paperotta che assieme a Bellacana sballonzoli nei nostri cuoricioni come popcorn scoppiettante,  adesso come adesso i papergenitori non possono certo ignorare tuttodi botto,  lè, via, fatto. Buttarsi alle spalle l’oncobattaglia seppellire le armi… sé, magari! Sarebbe bello, ma siamo vicini all’ennesima risonansia e  il ricordo dell’anno scorso, l’anniversario della recidiva pochi giorni prima del quarantesimo di Papàpapero, è imminente. La la valigia dell’ospedale è ancora intatta, nascosta proprio lì, dietro la porta della papercameretta. Non è stata mai più aperta.  Dentro, tra vestitini estivi minisize, pannolini taglia 3 e giochini e libercoli c’è  un pezzetto di Paperfamily che  rimane chiuso, inceppato tra le cerniere, e non ha alcuna voglia di uscire e di ridere alla vita. Non fa bene alla salute ignorarlo. Il desiderio di cantare vittoria è forte, ma come si fa a gridare VITTOOOORIIIIAAAA!!!!  ? Il cancro si può sconfiggere, ma rimane lì, come una parte di te. È  una parte della paperstoria, e merita rispetto. I papergenitori sono i primi a farsi beffe, nei loro racconti, della drammaticità di certi eventi, ma  ogni oncocombattente adulto vive questa discesa agli inferi (e agognato ritorno) in un modo tutto suo. Questo emerge bene durante i periodi di quiete: Mammapapera è un giunco, capace di piegarsi all’inverosimile, fino al limite estremo del coraggio, senza spezzarsi. Di tanto in tanto si annaffia con qualche lacrima di ansia e si concima con popcorn e assurdità ioneschiane. Papàpapero invece  è una proto quercia che urla al vento, che si vuole ribellare alle tempeste, si dimena e si agita nel tentativo di strapparsi le radici per poter picchiare le intemperie, poi perde le foglie, i rami si spezzano e rischia di rimanere nudo con la sua rabbia.
Ci vuole tempo, rassegnazione, fatalismo perché come dice la cara Psycomagicaeni “la vita è un tiro al piccione, chi prima, chi dopo, colpisce tutti!”  e allora bisogna vivere, godersela fin che si può, senza fasciarsi troppo la testa in sadiche convinzioni o credenze, senza aspettarsi giustizie divine, angeli vendicatori, o rosicchiarsi l’animo con sensi di colpa o autoanalisi. Non  c’è dato sapere il perché ed il percome, il senso e il nonsenso del vivere. Perché se la vita è un tiro al piccione è nostro compito scorrazzare nel cielo,  sentirci liberi, lineari, anche solo per un attimo, un soffio…
 Tutto questo  è dentro alla valigia rossa,  e ha un gigantesco gatto di polvere come guardiano.
Ma al di fuori, bè, al di fuori è tutta un’altra musica. La Paperfamily ce la mette tutta per fare il gioco preferito da Bellacana:  Facciamo finta di essere... c’è una gran voglia di scemenzare, ridere, scherzare, sballarsi di vita. E così si prova a fare come un quasi cinquenne buttandosi in tutto senza vivacchiare e  senza porsi troppe domande. A far finta così tanto che la finzione in quel attimo diventa verità.   E allora va bene, facciamo finta di essere… Winx, Little Pony, o anche solo una famiglia straordinariamente normale! E si gioca mettendoci tutta l’anima.
…ma poi c’è il broviac da medicare, il cateterismo, gli esami, i contatti con l’ospedale. E poi  ci sono altri protagonisti che sono stati vicini alla Paperfamily e l’ hanno sostenuta, e che forse ora vorrebbero che la pagina fosse voltata. Ci sono dei papernonni che richiederebbero più attenzione, che desidererebbero avere un po’ degli occhi dei  figli puntati anche sui loro malanni, ci sono famigliari che vorrebbero far finta che l’oncopapermondo  facesse parte esclusivamente del passato.  Ci sono quelli che sono scomparsi, o che la Paperfamily ha lasciato scomparire, ci sono amici che forse si sono stufati di aspettare o forse semplicemente aspettano di potersi riavvicinare quando sarà il momento giusto.
E’ un mondo che nel bene e nel male ci riporta alle campagne sul Montecanchero. E  allora il  fare finta che… il sezionare i pensieri e le attenzioni diventano uno sforzo razionale (per sopravvivere) e istintivo (di sopravvivenza) al tempo stesso, che ci porta a scegliere la Paperfamily prima di tutto il resto. Perché in certe situazioni bisogna avere il coraggio di rompere il vetro e tirare fuori l’estintore per farsi strada tra le fiamme, lasciando agli altri la libertà o il dovere di seguirti!

Non sappiamo per quanto, per come , per dove. E allora, semplicemente, VIVIAMO!