E l’Oncopapera ha chiesto asilo. Asilo pollitico anzi per l’esattezza asilo paperitico e, non ci crederete mai, l’ha
ottenuto! Le è stato concesso uno
stupendissimo asilo ….NIDO (ma poi le papere nidificano???!!!). Ovviamente tale asilo non poteva che trovaresi nel paesino di Piùmazzo, dove le piume sono di casa e si spera che non ci siano
più…mazzate!!! Aria strana ...terra di folli , di Galli Marinati , fucina di bambini fantasticanti come Bellacana, Puffetta, Annymorrissognatrici
e Verruche pittrici!!
Ma da che cosa la Bella Paperella
ha chiesto asilo? O beh non è necessario essere un Nobel o un Moltobrut.
Il nostro enfant caneton ha chiesto
asilo paperitico dall’oncovita di
trincea.
Naturalmente è tutto prematuro, non può certo appendere il Broviac al muro, se non rimanendo
appesa come una saracca al soffitto! Eppure… sembrerebbe proprio intenzionata a lasciarsi un po’ vivere. O meglio, a lasciarsi un po’ cazzeggiare…ehm... pardon, paperare!!! Paperare
nel modo più bello, paperare come fanno
tutti (come?...non avete mai visto nessuno paperare?....). Ma sì, come quelli che
vivono senza farsi troppe domande sul perché e sul percome, su come sarà
l’ultimo respiro del giorno? Finirà il mondo o finiranno i sogni? Chi vincerà
l’Isola dei fetosi? E tutte ste domande che ormai annoiano anche i filosofi…
La papera vuole semplicemente VIVERE, vivere finalmente e lamentarsi, lamentarsi di Papàpapero che improvvisamente se la stritola e la sbavezza con baci barbini e pungenti, la paperotta vuole semplicemente giocare al parco, cantare, litigare, rigiocare, piangere e ridere col fratellone, sperimentare il gelato al mascarpone, inzuppare l’emmenthal nel latte! Insomma la papera ha chiesto e ottenuto un po’ di normalità e lascia le paturnie di finoaquantofinoaquandofinoacome ai grandi!
La papera vuole semplicemente VIVERE, vivere finalmente e lamentarsi, lamentarsi di Papàpapero che improvvisamente se la stritola e la sbavezza con baci barbini e pungenti, la paperotta vuole semplicemente giocare al parco, cantare, litigare, rigiocare, piangere e ridere col fratellone, sperimentare il gelato al mascarpone, inzuppare l’emmenthal nel latte! Insomma la papera ha chiesto e ottenuto un po’ di normalità e lascia le paturnie di finoaquantofinoaquandofinoacome ai grandi!
Paperotta paperotta che assieme a Bellacana sballonzoli nei nostri
cuoricioni come popcorn scoppiettante, adesso come adesso i papergenitori non possono certo ignorare tuttodi botto, lè, via, fatto. Buttarsi alle spalle l’oncobattaglia seppellire le armi…
sé, magari! Sarebbe bello, ma siamo vicini all’ennesima risonansia e il ricordo dell’anno scorso, l’anniversario
della recidiva pochi giorni prima del quarantesimo di Papàpapero, è imminente. La
la valigia dell’ospedale è ancora intatta, nascosta proprio lì, dietro la porta della papercameretta. Non è stata mai più aperta. Dentro, tra vestitini estivi minisize,
pannolini taglia 3 e giochini e libercoli c’è
un pezzetto di Paperfamily che
rimane chiuso, inceppato tra le cerniere, e non ha alcuna voglia di
uscire e di ridere alla vita. Non fa bene alla salute ignorarlo. Il desiderio
di cantare vittoria è forte, ma come si fa a gridare VITTOOOORIIIIAAAA!!!! ? Il cancro si può sconfiggere, ma rimane lì,
come una parte di te. È una parte della paperstoria,
e merita rispetto. I papergenitori sono i primi a farsi beffe, nei loro
racconti, della drammaticità di certi eventi, ma ogni oncocombattente adulto vive questa
discesa agli inferi (e agognato ritorno) in un modo tutto suo. Questo emerge
bene durante i periodi di quiete: Mammapapera è un giunco, capace di piegarsi
all’inverosimile, fino al limite estremo del coraggio, senza spezzarsi. Di tanto
in tanto si annaffia con qualche lacrima di ansia e si concima con popcorn e assurdità
ioneschiane. Papàpapero invece è una
proto quercia che urla al vento, che si vuole ribellare alle tempeste, si
dimena e si agita nel tentativo di strapparsi le radici per poter picchiare le
intemperie, poi perde le foglie, i rami si spezzano e rischia di rimanere nudo
con la sua rabbia.
Ci vuole tempo, rassegnazione, fatalismo perché come dice la
cara Psycomagicaeni “la vita è un tiro al
piccione, chi prima, chi dopo, colpisce tutti!” e allora bisogna vivere, godersela fin che si
può, senza fasciarsi troppo la testa in sadiche convinzioni o credenze, senza
aspettarsi giustizie divine, angeli vendicatori, o rosicchiarsi l’animo con
sensi di colpa o autoanalisi. Non c’è
dato sapere il perché ed il percome, il senso e il nonsenso del vivere. Perché se
la vita è un tiro al piccione è nostro compito scorrazzare nel cielo, sentirci liberi, lineari, anche solo per un
attimo, un soffio…
Tutto questo è dentro alla valigia rossa, e ha un gigantesco gatto di polvere come
guardiano.
Ma al di fuori, bè, al di fuori è tutta un’altra musica. La Paperfamily
ce la mette tutta per fare il gioco preferito da Bellacana: Facciamo
finta di essere... c’è una gran voglia di scemenzare, ridere, scherzare,
sballarsi di vita. E così si prova a fare come un quasi cinquenne buttandosi in
tutto senza vivacchiare e senza porsi
troppe domande. A far finta così tanto che la finzione in quel attimo diventa
verità. E allora va bene, facciamo
finta di essere… Winx, Little Pony, o anche solo una famiglia
straordinariamente normale! E si gioca mettendoci tutta l’anima.
…ma poi c’è il broviac da medicare, il cateterismo, gli esami, i
contatti con l’ospedale. E poi ci sono
altri protagonisti che sono stati vicini alla Paperfamily e l’ hanno sostenuta,
e che forse ora vorrebbero che la pagina fosse voltata. Ci sono dei papernonni che
richiederebbero più attenzione, che desidererebbero avere un po’ degli occhi
dei figli puntati anche sui loro
malanni, ci sono famigliari che vorrebbero far finta che
l’oncopapermondo facesse parte
esclusivamente del passato. Ci sono quelli
che sono scomparsi, o che la Paperfamily ha lasciato scomparire, ci sono amici
che forse si sono stufati di aspettare o forse semplicemente aspettano di potersi
riavvicinare quando sarà il momento giusto.
E’ un mondo che nel bene e nel male ci riporta alle campagne sul
Montecanchero. E allora il fare
finta che… il sezionare i pensieri e le attenzioni diventano uno sforzo
razionale (per sopravvivere) e istintivo (di sopravvivenza) al tempo stesso, che
ci porta a scegliere la Paperfamily prima di tutto il resto. Perché in certe
situazioni bisogna avere il coraggio di rompere il vetro e tirare fuori
l’estintore per farsi strada tra le fiamme, lasciando agli altri la libertà o il dovere
di seguirti!
Non sappiamo per quanto, per come , per dove. E allora, semplicemente,
VIVIAMO!