Sono
mesi che i papergenitori non si fanno sentire con un post.
Forse
che le mirabolanti avventure della Papera e della sua pazza family
siano finite?
Forse
che forse la vena dell’oncoblogger si sia chiusa? (mmmh no no,
questa vena avrà purtroppo, un broviac perenne)
niente
di tutto questo, è solo che il Monte Canchero è stato
temporaneamente scollinato, ci si fa qualche ospedalata ogni tanto,
giusto per non perdere il vizio e mantenere vivo il ricordo) ma a
nessun membro della famiglia passa per testa la pazza idea di fare
qualche nuovo tour de onc, né
tantomeno il giro di Radio(-logy). E
così si cerca di non pensare a damocle e alla sua spada e si
continua il viaggio tra dentini che cadono, capelli che
sbiancano,bollette salate, traffico, salti mortali per far quadrare
incaostri, ossia incastri caotici, che non appena si crede di
avere organizzato tutto nei minimi dettagli saltano come pop corn
padella e allora per far cerchiare il quadrato ti arrabatti
imprecare in un gergo talmente villico e scurrile che lo devi fare
con la LIS!
N
iente di che eh, tutto follemente ordinario normale due genitori che
continuano a chiamare il figlio maggiore Bellacana e la secondogenita
Paperaccia. Tutto scorre e il tempo passa, le occhiaie aumentano i
pantaloni dei pargoli, che prima dell’estate dovevi arrotolare in
almeno cinque risvolti improvvisamente diventano modernissimi jeans
stile DandyH2oincasa come piacciono ai gggggiovani d’oggi e a
voglia di tirali verso la caviglia, che poi si scopre il sedere…
insomma, non se ne esce, la moda di oggi e causata da genitori
ditratti che dimenticano di rinnovare il guardaroba dei figli: o
caviglie all’aria o sederi al vento!
Ma
torniamo alla poesia delle stagioni che si rincorrono facendosi
qualche sgambetto , della natura che si rinnova, dei filgi che si
allungano e dei genitori che invec… va bè...
ma
analizziamo Pierangelamente il mondo dentro a ogni papercomponente,
all’apparenza in fondo non sembra andare malaccio. Partiamo proprio
da lei: (da ora in avanti si prega di leggere con il ritmo e
l’intonazione del buon Alberto-discendente della progenie Angela,
o, per i più agées, alla maniera del compianto Claudio Capone) la
Papera Guerriera si vanta con amichetti e parenti dei suoi amici
dottori come se fosse il presidente degli dell’associazione
Papermedici italiani e avesse un equipe medica personale (il che un
po’ è quasi vero). Lei va per la sua strada a caccia di sapori, e
mondi da scoprire, di esperienze da recuperare. La sua camera sembra
una stazione, piena di valigie: la valigetta del dottore, quella del
veterinario, quella del dentista, quella della parrucchiera, del
giardiniere, della pet beauty fam, quella dell’armadio dei
pupazzi... che lo spirito della primigenia valigia rossa dei ricoveri
d’urgenza abbia infestato la sua scatola cranica? Mha, dove vuoi
viaggiare Paperamatta, che il posto più lontano dove sei stata è
Malga Riondera sui monti (bau bau) Lessini!!! Eppure forse ce
l’ha ne sangue questa sentimento del viaggiare, dell’emigrare, la
sua essenza dev’ essere quella della papera migratrice.
Papàpapero
la guarda con occhi sognanti e vorrebbe perdersi in questi viaggi
fantastici, voli pindarici dell’immaginazione, ma poi inchioda e si
ritrova ancora lì, sono passati due anni e mezzo dall’ultimo
ricovero e vorrebbe avere la forza, o forse il coraggio, di dire
“Bè, intanto ce la siamo goduta” e invece no, rimane sempre
invischiato nella rabbia, nella paura che tutto debba finire (o
ricominciare… a seconda di come la si guardi) di nuovo. Papàpapero
vorrebbe delle garanzie, ma l’inquietudine, anzi...
l’inquackquatudine lo inchiodano lì, lui e la sua innata voglia di
fare progetti e rincorrere sogni (da chi avrà mai preso la Papera
Guerriera eh? Chissà?).
Bellacana
invece vive con sana e tranquilla pazzia il suo quotidiano da
seienne (NNNNNN), e apparentemente sembra rispondere a tutti i cliché
del caso: un po’ di gelosia della sorellina, la canotta
biancogrigiona (eh si, mammapapera non ha mai azzeccato uno
stramaledettissimo candeggio!) che spunta fuori dai pantaloni, il
gusto di sussurrare parole proibite come cacca, culo e poppe. Eppure,
in maniera sottile, l’oncombra a volte avvolge anche lui. Le
domande sul ritorno a casa quando la Papera ha qualche controllo, i
ricordi legati alla malattia, la paura delle cose nuove, il perenne
cercare rifugio in un mondo magico e fatato nel quale trasformarsi,
mettere le ali e volare in alto per proteggere gli amici lottando
contro i mostri.
Infine
c’è Mammapapera, che vive intimamente le sue angosce, in modo
quasi distaccato, incipriandole con un po’ di allegria e ironia,
buttandosi a capofitto in strampalati progetti di restauro e in
picaresche imprese teatrali nelle quali coinvolgere ignari discepoli
ancora più squinternati di lei.
Ecco,
niente di che, le solite pare da oncoveterani succubi di certe
scaramanzie e sensibili all’ansia prerisonanza.
Due
disturbati che, a questo punto, si augurano di annoiare
periodicamente gli amici del blog con questi brodetti melensi e di
trovarsi di tanto in tanto a rivangare un oncopassato che si spera
diventi sempre più remoto.
...ma
soprattuto sperano di poter presto raccontare di altre valigie, più
grandi stavolta, e piene di adesivi di ogni parte del mondo, perché
il futuro è una scoperta!