1)
Il diritto di piangere; e ci mancherebbe altro!
2)
Il diritto di ridere della sventura. Anche quando
gli altri non capiscono e ci guardano come creature ciniche e senza qualche
rotella, ridere ridere e sorridere. Perché tanto più di questo non possiamo
fare, e la situazione non cambia. Ma quella… non cambia nemmeno se piangi tutte
le tue lacrime.
3)
Il diritto di essere intolleranti. Di guardare
negli occhi chi, senza cognizione di causa, ti dice “andrà tutto bene” e mandarlo
sonoramente a quel paese.
4)
Il diritto di essere in ansia (…più o meno
continuamente) E di dissimularlo (…quasi continuamente).
5)
Il diritto ad una prospettiva sul mondo che gli
altri se la sognano. Una prospettiva che rimette subito in squadra i falsi
problemi che quotidianamente ci assillano. Che ci fa capire cosa vale e cosa
non conta niente. Che ci permette, con una certa sensazione di leggerezza, di
recidere i rami secchi di quelle relazioni che ci affannano senza più darci
gioia, di lasciarci alle spalle cose e persone che tenevamo lì per “buona
educazione”.
6)
Il diritto di dire scemenze con altri
oncogenitori… anche nei momenti peggiori. Perché piangere dal ridere è meglio
che piangere e basta.
7)
Il diritto di non essere compatiti.
8)
Il diritto di non rispondere e non parlare. Un po’
perché a volte dalla nostra bocca uscirebbero solo improperi, insulti e
parolacce. Un po’ perché a volte le parole non servono più.
9)
Il diritto ad avere dei dubbi (su Dio, sulla
medicina, sull’ ordine logico delle cose, su chi ha ucciso Laura Palmer, su Brad Pitt e Angelina Jolie…).
10)
Il diritto di sentirsi i superstiti del
naufragio più tremendo e crudele che possa travolgere l’animo umano. Feriti,
mutilati, invalidi permanenti di un’innocenza che ora, vista addosso ad altri,
risulta stucchevole, a tratti nauseante. Quell’innocenza ottusa che fa dire
sempre “cosa vuoi che sia, pensa positivo, è l’atteggiamento che conta”, perché
tu lo sai, e l’hai visto che non è così. Perché sarebbe come dire che chi non è
guarito non l’ha voluto abbastanza. E tu… eccome se lo sai che non è così!
11)
…Sì, ok, si era detto dieci, ma questo è un diritto
supplementare. Il diritto sacrosanto e inviolabile di adorare e sostenere i
fratelli e le sorelle dei nostri piccoli guerrieri. La guerra la vivono e la
combattono anche loro, con le loro poche, piccole armi.
Il diritto, loro, ad essere accompagnati in
questo viaggio oscuro e periglioso, e nella sua risoluzione, altrettanto
incerta e disseminata di ostacoli e trabocchetti. Il loro diritto a ricevere
risposte esaurienti e sincere, per poter conoscere le cose come stanno e farsi
una propria idea. Il diritto a non essere abbandonati in balia del dissesto, di
essere presi per mano e accompagnati. Il diritto a non essere sottovalutati o
trascurati. La loro battaglia è una battaglia meno rumorosa, ma altrettanto
difficile. Qualunque età abbiano questi gregari da combattimento sono fonte e
linfa per i fratelli e le sorelle malate, e noi genitori abbiamo il dovere
di permettere loro di continuare a
cercare il sole, a crescere, a spingersi oltre i nostri sogni e trovare il loro
spazio verso il cielo.
È un nostro dovere, e un loro diritto!