lunedì 21 aprile 2014

Honker Games...2



Tra i vincitori dell’ultima edizione degli Honker Games, la rivelazione assoluta è stata senza dubbio lei, la Papera Guerriera dal codino di fuoco.
Partita in sordina dal piccolo distretto di Manzolopoli, ha saputo conquistare tutti rimanendo sempre se stessa, caparbia e spigolosa sotto il visino paffutello.  Il suo saluto (dito indice, medio e anulare serrati che si alzano e si abbassano verso il pollice ad imitare l’apertura del becco di un papero, accompagnato dal verso della Palmipede Urlatrice – Quaaaaaaa quaaaaaaaaaa quaaaaaaaaaaaa - ) è ormai un segno distintivo dei ribelli che lottano contro la malattia e contro il distretto dei Parcheggiatoriabusividipendentiospedalieri.
Questa bebona combattiva, abilissima nel tiro con la puzzetta, ha sovvertito e stravolto le regole del gioco, tutti gli oncodistretti (tranne quello dei Parcheggiatoriabusividipendentiospedalieri) la adorano, la seguono, ne hanno fatto la loro bandiera.
Per questo gli organizzatori del Honker Games sapevano che avrebbero dovuto inventarsi l’impossibile per la nuova “Cerimonia della Chemiatura”, e che bella pensata hanno avuto? Un’edizione speciale! Sorteggiare un Tributo per ogni distretto tra i vincitori delle passate edizioni. È così che la Papera dal codino di fuoco si è trovata di nuovo a dover impugnare il lanciapuzzette. Allo sgomento e alla rabbia iniziali è pian piano subentrata la voglia di farcela, forte del suo seguito, del tifo che da ogni distretto fa alzare al cielo le dita a beccodipapero e il verso della Palmipede Urlatrice, la nostra guerriera si è preparata a dovere  per questa nuova sfida.

Nei giorni tra l’annuncio dell’edizione speciale e l’apertura dei giochi (fissata per il 22 aprile) la Papera dal codino di fuoco ha passato lunghe giornate all’aria aperta facendo cose che non aveva mai fatto… alcune delle quali non potrà fare più fino alla chiusura del giochi.
È andata al mercato! Spaperando col suo codino dritto tra i banchi, rifiutando ostinatamente di dare la manina a Mammapapera, ha portato scompiglio tra gli anziani che, in un equilibrio precario quanto quello di un fedifrago sul cornicione, si ostinano a pedalare col manubrio carico di ortaggi. Ha carezzato, abbracciato, sbaciucchiato cani di ogni razza e taglia (preferibilmente barboncini bianchi, soffici e fiordilatte). Ha fatto shopping in un grande negozio comprando scarpe e vestiti per la bella stagione, nonchè un vezzoso cappellino per quando avrà di nuovo il marugone spiumato. Ha scritto lettere hai giornali. Ha mangiato fragole fresche cadute a terra una…due…tre volte. Ha masticato margherite, bastoncini, pennarelli e coccinelle… (ehm…). Ha fatto picnic e gite in bicicletta, e nell’oasi del bird watching  ha salutato calorosamente i suoi simili e una troupe Rai che girava un documentario. Ha ronfato beatamente su un prato tra zanzare e grillitalpa. Ha divorato gelati, budini, uova di cioccolata e un fantastilione di ovetti Kinder. Ha corso a perdifiato. Giocato, giocato, giocato, giocato, giocato. Si è rotolata per terra, dondolata sull’altalena, scivolata sullo scivolo. Si è arrampicata ovunque. È caduta una…due…tre…..mila volte, e poi si è sempre rialzata, guardata intorno, e ripartita!
E ha riso! Tanto tanto tanto tanto tanto ma tanto tanto tanto tanto tanto tanto. E poi ha riso, e rios e riso riso riso riso riso riso riso riso riso riso e poi riso riso riso riso riso riso riso riso riso riso e riso riso riso riso riso riso riso riso riso riso. Ma così tanto che faceva ridere anche Mammapapera, Papàpapero e Bellacana. E alla fine ridevano tutti. E ridevano, ridevano ridevano ridevano ridevano ridevano… ma così tanto che alla fine qualcuno pensava “Ma che cappero avranno da ridere questi qua?”, e poi anche questi iniziavano a ridere e ridere e ridere e ridere e ridere, ma così tanto che anche gli altri cominciavano a pensare “Ma che cappero avranno da ridere tutti questi qua?”, e poi, naturalmente, anche questi non potevano far altro che cominciare a ridere, e ridere e ridere e ridere e ridere, che poi dopo altri ancora pensavano “Ma che cappero avranno da ridere tutte queste persone qua……quaaaaaaaaaaaaaaaaaa quaaaaaaaaaaaaaaaaa quaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa…..”
E così, il verso della Palmipede Urlatrice, accompagnato dalla mano a beccodipapero è diventato l’inno della Papera dal codino di fuoco, il saluto simbolico che l’accompagnerà da oggi in questa nuova edizione degli Honker Games!

E allora alziamo il braccio al cielo tutti insieme e facciamole sentire la forza del suo esercito! Oltre il distretto dei Parcheggiatoriabusividipendentiospedalieri, fino alle finestre del settimo piano di oncopaperologia, per lei, e per tutti i piccoli guerrieri che alleati insieme combattono la stessa battaglia, gridiamolo tutti in una sola voce…. QUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!! QUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!! QUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!

domenica 6 aprile 2014

Ri...chiamata alle armi



Articolo del 27marzo del Da Il Resto del Codino
“IMPROVVISO ATTACCO ALLA SALUTE DELL'ONCOPAPERA GUERRIERA.”
 Il 27 marzo alle ore 11  una bomba è esplosa mandando in frantumi l'agognata normalità della paperfamily: La risonanza ha evidenziato una massa sospetta  si teme una recidiva. Segue tempestiva sforacchiata del culetto spiumato, marker tumorale aumentato  e conferma: “L'OncoNemico sta lavorando in incognito, bisogna intervenire subito e poi passare all'armeria pesante”,  con queste breve conferenza stampa il colonnello pluridecorato Benvenuta Innominata richiama alle armi la truppa in congedo. D'altro canto nè Rambo2 né Commando riuscirono a vivere in incognito lontano dalla guerra... volete che ci riesca una Paperaccia che si crede un televisore anni '80 della Telefunken e vi vuole stupire con effetti speciali?
Segue un giorno di sconforto a testa dei due oncoveterani  che elaborano ognuno a suo modo il  ritorno al frONCHE: il primo giorno Papàpapero cade per qualche ora in uno stato  idrocatatonico chiuso in un bozzolo di lenzuolatrasformato in un unico gigantesco Kleenex. Il secondo giorno tocca a  Mammapapera, stacca a morsi le tende della cucina, frantuma un enorme bicchiere  vetro in un puzzle di vetro e si inerpica in una   bucolica scarpinata verso un macero di zanzare tigre e nutrie pachidermiche.
Ristabilito un vago ordine psichico e  constatato che Diagnosi Cura poteva ancora aspettare   i prodi oncogeniotori si sono messi la fascia del PAPERKAZE e urlando ONKOzai!!!!!! hanno caricato sulla Camiotta (nome proprio della papermobile) Papera e bagagli e via, destinazione Paperclinico. La Paperella,  ignara della nuova missione,  credendo di essere in reparto per una visita di cortesia, sfila  come una diva mostrando a tutti la sua nuova competenza di bipede scodata. Poi scende la sera... e non si torna a casa, ma ci si accomoda nella stanza di frontiera, l'unica oncocamera doppia,  si trova accanto al cartello fuori dai sacri Oncopropilei.  Tra i corridoi si narrano ancora miti di funeste battaglie  tra chirurghi e oncopediatri per conquistare quell'ambito baluardo.
Arriva la notte, e il sonno, e con esso  il silenzio, il ronficchiare atrasico  della papera, i rumori dell'ospedale. Un campanello che suona, un genitore al cellulare nel corridoio, l'allarme di qualche flebo intoppata, la voce dell' angoscia di Papàpapero. Paura. Tanta paura. Paura di una guerra nuova, la consapevolezza che  la truppa è ancora provata dalle fatiche della Prima Oncoguerra Mondiale. Paura del futuro. Paura di perdere, di perdersi. Paura di non farcela. La rabbia di non poter proteggere la Paperotta. La rabbia di essere di nuovo genitori a rate. La rabbia dei progetti saltati come puzzole in una profumeria. La surrealtà di un estate che passerà per la quinta volta  tra le mura di un ospedale.
Che dire Pensieri poco positivi, umani, cedimento, fase digestiva di un macigno. Papàpapero  si richiude  a bozzolo pronto a utilizzare il lenzuolo come Kleenex quando una voce infermieristica dal silenzio  sussurra “ Vi dobbiamo spostare di stanza. è in arrivo una bimba con la Febbre. Deve stare qui.” E' ovvio che  in un reparto di pediatria con 30 posti letto l'unico paziente ad essere spostabile è la pennutella! Dopotutto è una di famiglia! E così alle 00:00  i due eroi vengono paracadutati in un altra doppia di chirurgia  in compagnia di un piccolo Tarzan a cui hannp asportato l'  appendiCite.
La spiumata continua a dormire beata mentre il suo letto viene spostato,  mentre il povero Papàpapero, fornito di un tavolo in acciaio cromato e con le ruote si ritrova a traslocare le numerose carabattole della Papera vagando perduto come un clochard newyorkese per poi rismucchiarle al buio e rimettersi a letto accanto alla Papera ronfante, cercando di razionalizzare quella leggera sensazione di astio e malessere riguardo all'accaduto. “Ok ci sta anche lo spostamento la Papera, non è ancora immunodepressa, non deve ammalarsi prima dell'intervento,  l'hanno voluta  tutelare, e poi  ha continuato a ghirare  nonostante il ghiretto da una stanza all'altra.   Il giovane dott. Yiddish è stato come al solito cortese e molto disponibile a spiegare,  eppure rimane questa sensazione di dolore . Forse è il peso di sentirsi il perenne vincitore di piccole grandi sfigotterie, di “Grattaesevinciscappa”..no,  il problema  è un altro, semplicemente il sentirsi fuori posto. La Papera non ha né appendicite né dotti lacrimali occlusi, non ha male alle tonsille né il setto nasale deviato, no, la papera ha il Male Innominabile, e allora ....ti senti un monco in un recinto di zoppi, un chiwawa in una grotta di pipistrelli. Soli, lontani dal proprio mondo. Si sente l'Oncorichiamo provenire dal  fondo del corridoio. Ci si sente Smarriti, anormali e stanchi di sconvolgere e imbarazzare sconosciuti  con il racconto della  malattia della papera, gli altri non aspettano mai di sentirsi rispondere “un tumore” alla domanda “E cos'ha questa bella bimba?”. Hai bisogno del silenzio delle Oncosuite, dello sguardo di chi sa cosa stai provando perchè il barcone è lo stesso. Hai bisogno della tua gente, degli Oncogenitori. Compagni di sventura e gladiatori dell'impossibile. Hai bisogno della protezione del cartello di divieto d'accesso. Guardi con invidia  e tenerezza l'altro genitore che vive con preoccupazione l'intervento del proprio bambino, e con nostalgia ricordi le corse in ospedale per Bellacana, allora chiedi  di nuovo perdono alla Papera. Senti l'abbandono. Ripensi ai volti e alle voci di oncomedici e infermieri, maestre e volontari  realmente dispiaciuti, rammaricati... forse anche sorpresi, e  inconsciamente chiedi a loro di di infonderti nuova carica. Hai bisogno di sentire la loro energia vincente, vuoi con tutto te stesso che abbandonino il volto del rammarico. E' come se la notizia della recidiva avesse trasportato tutti   in un film muto, i personaggi di questo film sono tutti senza parole,  e ci sta, però così ti viene ancora chiuderti a bozzolo tra  lenzuola kleenex e piangere, e pensi che domani si riparte e con te ripartirà la nuova energia del mondo che  ha sostenuto e ha dato tanta energia alla paperfamily...
E poi la notte passa insonne, in bilico tra l'asola del materasso e una sponda abbassata, il risveglio alle 7 è  nello sguardo stanco e preoccupato di Mammapapera.
Il giro in barella, la Papera accoccolata tra le gambe di Mammapapera sembra il pilota di un biplano, il Paperone Rosso. E come da tradizione  il saluto alla papera prima che scompaia nei meandri del regno della dottoressa Chesichiamacomeunadellesorellastre, e l'odiata panchina dell'apnea. Le braccia svuotate dal peso della Papera,  il cuore appesantito dal dolore. L'arrivo dell'importantissima  Cumpa della chiruirgopanca: Zio Cocco e Tata Elena, un saluto della Mammadellabimbaconlecoccopantofole, un bivacco improvvisato. Il sedere ben piantato nelle antiche impronte, un occhio sempre a sorvegliare il corridoio, due risa sui personaggi che lo popolano e....  tutto il tuo mondo in quella stanza operatoria.
Dopo tre ore il verdetto “Abbiamo armato la papera  di Broviac, scodata del tutto, ora è pronta a combattere!”
Ok ! Allora adesso basta dolore. Basta lenzuola Kleenex, basta delusione. Ora si combatte!
La posta in gioco è alta e la voglia di lottare ora ancora di più.
La guerra è ridichiarata Papera! Hasta la victoria siempre!!!!!

venerdì 4 aprile 2014

Déjà vu...



Non c’è giorno che la Papera ci stupisca con la sua anormale normalità riportando nell’ oncofamiglia quel clima irreale da film surreale francese, Jeunet e Gondry si stanno contendendo la papera per trarre ispirazione e creare un nuovo Delicatessen, il sequel de L’arte del sogno, la vorrebbero come musa… e Bellacana non passa giorno che non pensi come addobbare la sorellina pensando al vestitino da winx intonato con ali.
Insomma la Papera ne fa sempre una ma a volte anche due o tre. Ora ha un rapporto così intimo con la sua cacca da far tirare un sospiro di sollievo agli psicanalisti di scuola freudiana perché, a distanza di 76 anni dalla morte del buon  Sigmund,  ha riportato in auge la teoria della fase anale, che ritorna essere  l’unica reale “cagata” che il mondo scientifico riconosce .
L’altro giorno Papàpapero ha pensato bene di fare il bagnetto alla sua figlia puzzolotta ( di nome e di fatto). Felice come una Pasqua la tombolotta ha buttato nell’acqua una se stessa di plastica assieme ad altri animaletti galleggianti e si è tuffata starnazzante a fare ciaf ciaf con le sue zampette palmipedi. Papàpapero era felicissimo nel vederla così serena e così pulita, l’acqua era diventata torbida, stile stagno, che,  d’altro canto, è l’habitat giusto per una papera no?  ma un certo punto i giochi si sono fermati la bimbotta semilinda guarda l’oncogenitore con occhi pieni di gratitutidie e con le sue manine gli allunga un giochino…..un giochino strano, tondo, marrone,  morbidino. Sì, una pallotta di cacca! Dopo un primo momento di perplessità ed un secondo di ribrezzo Papàpapero ha visto in tutto questo il business:  vorrebbe chiedere all’Ikea di assumere la paperonza nello  stabilimento di “ Kottbullar”  dopotutto se è vero che nelle famose polpettine svedesi nascondono carne di cavallo… perché non  aggiungere cacca di pennuto scodato?
Purtroppo un imprevisto guasta i sogni di ricchezza del papergenitore, una piccola macchietta sensibile al contrasto nell’ultima risonanza di controllo.  Sembra niente, forse non è neanche ciò che sembra… ma è lì.
 E alla fine è proprio ciò che sembra… e allora si toglie, finchè è piccola. Ma poi quando la Dottoressachesichiamacomeunadellesorellastre se la trova davanti… è un po’ peggio di quello che sembra, è piccola, ma infiltrata…tentacolare,  un ragnetto dalle lunghe zampe infilate qua e là profondamente e disordinatamente attorno al codino moncherino. E allora si toglie il toglibile, si mette un bel broviac nuovo nuovo e via che si ricomincia.
La paperina è tosta, si fa una dose di morfina che se Mammapapera avesse avuto dell’assenzio in borsa si sarebbe potuto fare una jam session di poeti maledetti! E morfinando e rorficchiando beeppa e lampeggia la notte a terapia intesiva. La mattina l’Infermiera Elfachesorride e il MedicobaritonoarbitrodiseriaA salutano la papera che torna in reparto “Niente di personale ma...a non rivederci!” li congeda Mammapapera.
E su, al settimo piano, ad Oncopaperologia, la Paperina si sente a casa. E’una scena buffa, crudele e surreale allo stesso tempo. Seduta tutta storta ( a causa del sederino dolorante) sulla culletta fa il suo trionfale ingresso in reparto. Riconosce l’ambiente, le facce, Benvenuta Innominata, Seabbaianonmorde, Kapò e Dottor House, in camera ritrova i suoi giochi, una penombra non artificiale…e si addormente tranquilla, ronficchiando.
Mamma e Papàpapero rimangono lì, a trastullarsi coi loro pensieri. Immobili. Cristallizzati in un’incredulità che si taglia con il coltello. Si guardano e non si riconoscono ancora in quella stanza. E’ un beffardo déjà vu. Adesso è tutto vero. L’oncogiostra è ripartita, e loro ci sono sopra. Di nuovo! Ancora! E adesso? Adesso che ci si stava prendendo gusto? Il ritmo domestico aveva ingranato, la Papera e Bellacana erano diventati un dinamico duo, si giocava, si correva dappertutto, e Paperina attenta di qua, e Paperina no la presa no, e non mangiare le margherite, e chiudi il bagno che se no la Papera allaga tutto con l’acqua del bidet… e adesso? Adesso che conosce il mondo come reagirà all’ospedale? Come potranno fare mamma e papàpapero per tenerela su di morale, attiva, per continuare a stimolare la sua verve? La paperina è toghissima, non deve deprimersi o chiudersi in se stessa….
Quanta paura! Paura di questo ritorno della malattia, delle cure, di quello che verrà dopo…dell’incertezza, del brusco arresto in fermoimmagine che la vita ha subito, delle sue conseguenze, del dolore.
Che paura!
Si può dire? Sembra così ovvio, banale, scontato. Sembra povero e codardo. Sembra debole, sembra di non farcela. Sembra deprimente, buio, scuro, sembra notte appena si pronunciano queste parole.
Ma è questo che, sotto tutti i pensieri, le elucubrazioni, i forse, i chissà, i potrebbe, i vedremo, i stringiamo i denti, i riassunti e le spiegazioni…sotto tutte queste cose è questo che pensano ora mamma e papàpapero:
“Ho paura!”