venerdì 4 aprile 2014

Déjà vu...



Non c’è giorno che la Papera ci stupisca con la sua anormale normalità riportando nell’ oncofamiglia quel clima irreale da film surreale francese, Jeunet e Gondry si stanno contendendo la papera per trarre ispirazione e creare un nuovo Delicatessen, il sequel de L’arte del sogno, la vorrebbero come musa… e Bellacana non passa giorno che non pensi come addobbare la sorellina pensando al vestitino da winx intonato con ali.
Insomma la Papera ne fa sempre una ma a volte anche due o tre. Ora ha un rapporto così intimo con la sua cacca da far tirare un sospiro di sollievo agli psicanalisti di scuola freudiana perché, a distanza di 76 anni dalla morte del buon  Sigmund,  ha riportato in auge la teoria della fase anale, che ritorna essere  l’unica reale “cagata” che il mondo scientifico riconosce .
L’altro giorno Papàpapero ha pensato bene di fare il bagnetto alla sua figlia puzzolotta ( di nome e di fatto). Felice come una Pasqua la tombolotta ha buttato nell’acqua una se stessa di plastica assieme ad altri animaletti galleggianti e si è tuffata starnazzante a fare ciaf ciaf con le sue zampette palmipedi. Papàpapero era felicissimo nel vederla così serena e così pulita, l’acqua era diventata torbida, stile stagno, che,  d’altro canto, è l’habitat giusto per una papera no?  ma un certo punto i giochi si sono fermati la bimbotta semilinda guarda l’oncogenitore con occhi pieni di gratitutidie e con le sue manine gli allunga un giochino…..un giochino strano, tondo, marrone,  morbidino. Sì, una pallotta di cacca! Dopo un primo momento di perplessità ed un secondo di ribrezzo Papàpapero ha visto in tutto questo il business:  vorrebbe chiedere all’Ikea di assumere la paperonza nello  stabilimento di “ Kottbullar”  dopotutto se è vero che nelle famose polpettine svedesi nascondono carne di cavallo… perché non  aggiungere cacca di pennuto scodato?
Purtroppo un imprevisto guasta i sogni di ricchezza del papergenitore, una piccola macchietta sensibile al contrasto nell’ultima risonanza di controllo.  Sembra niente, forse non è neanche ciò che sembra… ma è lì.
 E alla fine è proprio ciò che sembra… e allora si toglie, finchè è piccola. Ma poi quando la Dottoressachesichiamacomeunadellesorellastre se la trova davanti… è un po’ peggio di quello che sembra, è piccola, ma infiltrata…tentacolare,  un ragnetto dalle lunghe zampe infilate qua e là profondamente e disordinatamente attorno al codino moncherino. E allora si toglie il toglibile, si mette un bel broviac nuovo nuovo e via che si ricomincia.
La paperina è tosta, si fa una dose di morfina che se Mammapapera avesse avuto dell’assenzio in borsa si sarebbe potuto fare una jam session di poeti maledetti! E morfinando e rorficchiando beeppa e lampeggia la notte a terapia intesiva. La mattina l’Infermiera Elfachesorride e il MedicobaritonoarbitrodiseriaA salutano la papera che torna in reparto “Niente di personale ma...a non rivederci!” li congeda Mammapapera.
E su, al settimo piano, ad Oncopaperologia, la Paperina si sente a casa. E’una scena buffa, crudele e surreale allo stesso tempo. Seduta tutta storta ( a causa del sederino dolorante) sulla culletta fa il suo trionfale ingresso in reparto. Riconosce l’ambiente, le facce, Benvenuta Innominata, Seabbaianonmorde, Kapò e Dottor House, in camera ritrova i suoi giochi, una penombra non artificiale…e si addormente tranquilla, ronficchiando.
Mamma e Papàpapero rimangono lì, a trastullarsi coi loro pensieri. Immobili. Cristallizzati in un’incredulità che si taglia con il coltello. Si guardano e non si riconoscono ancora in quella stanza. E’ un beffardo déjà vu. Adesso è tutto vero. L’oncogiostra è ripartita, e loro ci sono sopra. Di nuovo! Ancora! E adesso? Adesso che ci si stava prendendo gusto? Il ritmo domestico aveva ingranato, la Papera e Bellacana erano diventati un dinamico duo, si giocava, si correva dappertutto, e Paperina attenta di qua, e Paperina no la presa no, e non mangiare le margherite, e chiudi il bagno che se no la Papera allaga tutto con l’acqua del bidet… e adesso? Adesso che conosce il mondo come reagirà all’ospedale? Come potranno fare mamma e papàpapero per tenerela su di morale, attiva, per continuare a stimolare la sua verve? La paperina è toghissima, non deve deprimersi o chiudersi in se stessa….
Quanta paura! Paura di questo ritorno della malattia, delle cure, di quello che verrà dopo…dell’incertezza, del brusco arresto in fermoimmagine che la vita ha subito, delle sue conseguenze, del dolore.
Che paura!
Si può dire? Sembra così ovvio, banale, scontato. Sembra povero e codardo. Sembra debole, sembra di non farcela. Sembra deprimente, buio, scuro, sembra notte appena si pronunciano queste parole.
Ma è questo che, sotto tutti i pensieri, le elucubrazioni, i forse, i chissà, i potrebbe, i vedremo, i stringiamo i denti, i riassunti e le spiegazioni…sotto tutte queste cose è questo che pensano ora mamma e papàpapero:
“Ho paura!”

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