Cari Mamma e
Papà,
sedetevi e
respirate forte, profondamente.
Cercate di
attutire quella sensazione di pallonata nello stomaco che vi toglie il fiato e
vi catapulta indietro, attraverso tutto un campo da calcio che sembra non
finire mai, e continuate a respirare, qualunque cosa succeda, sembra scontato,
ma a volte l’apnea tenterà di prendere il sopravvento. Voi respirare sempre
forte, profondamente.
Ben
arrivati, benvenuti in un posto dove non vi avremmo mai voluti incontrare.
Avremmo
preferito conoscervi in un parchetto, anche in quello più spelacchiato, dove
l’ombra di un unico alberello striminzito è contesa dai vecchietti, oppure all’uscita di scuola, imbottigliati
tra un’orda affamata di ragazzini e una mandria di auto parcheggiate in
sestupla fila.
Benvenuti
oltre il divieto d’accesso.
Uscite dalla
stanza e guardate verso quella porta a vetri. Sì, siete nel mondo nello
specchio, e vi chiedere come possa essere successo, e perché, e mille e mille
domande vi si affastellano nella testa.
Se non lo
sapete già lo scoprirete presto, non c’è risposta. Può accadere a chiunque di
essere catapultato così, con una palla d’acciaio nello stomaco. Chi vi scrive lo sa bene! Noi ci siamo
passati, anzi, non ne siamo ancora usciti del tutto, e questa vostra vertigine
ci accompagna ancora, e chissà per quanto sentiremo nello stomaco il livido di
quella pallonata.
Questo
bizzarro vantaggio temporale ci fa sentire un po’ “colleghi senior”, con quella
cameratesca sfacciataggine da “Nonni” che
parlano “dall’alto della loro esperienza”… che nel caso specifico
all’inizio del nostro viaggio era
un’esperienza alta sessanta centimetri e pesante quanto un galletto
amburghese, perché queste erano le misure della nostra bebona, in arte
OncoPaperaGuerriera, che a nove mesi suonati ha pensato di fare un Oncoerasmus
sul Monte Canchero.
Avete tutto
il diritto di pensare “Ma chi sono, e cosa vogliono questi due, sadici che non
sono altro! Darci il benvenuto in un posto come questo! L’ultimo posto al mondo
in cui un genitore vorrebbe trovarsi con suo figlio! C’è poco da scherzare!!!”
Vi diamo il
benvenuto perché anche nella difficoltà vi sentiate accolti. Non siete qua per
soffrire o per fare un percorso catastrofico,
siete qui per lottare e
combattere in prima linea.
Purtroppo possiamo darvi poche certezze, ma una di queste è che siete in
buone mani perché ci sono professionisti e non santoni che risucchiano in un
battibaleno la malattia imponendo le mani sulle parte malata, o facendo bere succo di ribes nero muschiato
colto all’alba di un anno bisesto sulla cima del monte Ararat da un centenario
scalzo il cui nome inizia per Q. Al
vostro fianco ci sono uomini e donne tenaci, capaci, e umani, e saranno alleati e strateghi in questa lunga
battaglia. Medici e infermieri da combattimento che, supportati da un ospedale
e da una rete che va oltre le pareti del policlinico, gestiranno l’artiglieria pesante, a voi il delicato e fondamentale compito di coltivare
costantemente la vita, di essere MAMA e PAPA’, di esserlo più di prima, e di
urlarlo in faccia alla malattia. Guardatela negli occhi senza paura, perché il
vostro amore vincerà su qualsiasi destino, comunque vadano le cose.
E’ vero, c’è
poco da scherzare, e infatti sui bambini non si scherza, ma con i bambini si
vive. E qui, al di qua del divieto, bisogna farli vivere al meglio, proprio
perché ci si trova nel peggio. Come un bambino che cade prima di piangere
guarda la faccia della mamma, e se questa sorride allora sorride anche lui, si
rialza e riparte, anche qui dentro i bambini ci guardano. Più che altrove.
Mamma, Papà, armatevi di forza, coraggio, sorrisi e follia. Sono queste le armi
che vi aiuteranno a combattere, a coltivare, insieme al vostro bambino, quel
fantamondo di draghi, gnomi, cappucetti rossi, unicorni che vi permetterà di trasformare
una realtà sovrannaturale in una battaglia ad armi pari. Siate scudieri dei
vostri piccoli guerrieri. Vostro figlio
ha bisogno di voi, della vostra energia, di sapere che ci siete, che soffrite
ma che lottate. Imparerete ad apprezzare
i passi delle formiche e lo scorrere lento delle nuvole nel cielo, a respirare l’attimo perché il domani è un
abisso condito di incertezza.
La ferita è
fresca, ora è tempo di lacrime, sconcerto e rabbia.
Avete diritto di
provare qualsiasi sentimento, anche il più crudele e meschino, e qualunque esso sia non ci sarà giudizio.
Avete il diritto di essere spaventati, incazzati, increduli, mortificati, avete
diritto di piangere, disperarvi, tirare calci al muro e pugni al cielo, cantare
una sanissima masiniana “Vaffanculo” perché la comunicazione della diagnosi di
leucemia, tumore, anemia falciforme… è un chiodo che vi viene improvvisamente
conficcato nel cuore, uno stupro
all’innocenza del vostro bambino. Vi state
chiedendo perché è successo
proprio a vostro figlio, al vostro
bambino, che magari ha quasi 18 anni, è alto due metri e pesa 120 kg,
ma che di fronte a un tumore torna ad
essere quel bimbo che vi chiedeva protezione, al quale bastava bacio sulla
ferita per far passare il male, un abbraccio per scacciare un brutto sogno
oltre le porte della sua notte azzurra. E ora…
ora come vorreste saperlo proteggere!
Vorreste essere corazza e bastione in difesa del vostro piccolo, proteggerlo tra le vostre pareti credendo di essere
abbastanza spessi e forti per contenerlo e lasciare al di fuoritutto il resto,
ma noi e voi lo sappiamo come ci si sente qui… fragili come un guscio
d’uovo, basta niente, una pressione un po’ più forte, un urto dato nel punto
sbagliato, una distrazione e… crak! Si va in pezzi! E ti ritrovi
l’albume che scivola via, il tuorlo che fuoriesce da una crepa improvvisa e la
tua onnipotenza si sgretola, si frantuma in un mosaico di calcare. Il segreto è ostentare il vostro
guscio fragile come se fosse un’armatura, e costruirgli intorno un nido morbido
e caldo, per attutire i colpi. Un nido fatto di momenti belli, che ci sono
stati e che ci saranno, di sorrisi vostri e dei bambini, di ironia e di
coraggio.
E ’vero che
ogni storia è un mondo a sé, ma è anche vero che il dolore è un’esperienza
universale, e qui più che altrove è anche un’esperienza condivisa, come la
gioia, la speranza, il coraggio. Ed anche qui, tra le stanze che si affacciano
su questo corridoio, si può trovare il bello, nei rapporti che si creano tra le
persone, nella condivisione.
Poche
certezze dicevamo, l’ultima che possiamo
azzardare è che il vostro senso di impotenza sarà colmata dal vostro esserci,
esserci nelle piccole cose, esserci , insieme, con, stretti forte gli uni agli
altri, ESSERCI. La guerra è vostra, non
ci saranno altri combattenti, eppure… sentirete intorno una rete, un abbraccio caldo e rassicurante
che vi sosterrà, se volete traetene forza, oppure lasciate che agisca da solo,
come un impacco medicamentoso, attraverso
le misteriose energie che gravitano e si intrecciano da questa parte dello specchio.
Presto il
suffisso Onco vi farà meno paura, potrà persino
diventare il vostro vessillo di guerra, un linguaggio speciale (come
quello di Batman che mette “Bat” davanti ad ogni parola): oncomobile,
oncosuite, oncogioco, oncomedico… sarà
un altro, piccolo passo avanti, un altro piccolo punto a vostro favore nella
lotta contro la malattia.
Poi la notte
verrà a schiacciarvi con i suoi mille pensieri, e prendere sonno sarà
impossibile, e verrete sballottati vorticosamente sull’altalena tra realtà e
oncorealtà, passato e oncopresente, immagini che si affastellano in flash back
disordinati, e dovrete di nuovo farvi coraggio, scacciare i fantasmi… e così
via.
Insomma,
sarà una strada lunga e perigliosa, un parto da tirannosauro. Mesi e mesi di attesa,
con poche certezze e tante paure. Tutto tornerà ad essere arcaico e misterioso. E’ paradossale, l’ennesima assurdità della vita, sarà come
essere chiamati vivere una seconda gestazione, però spogliata di quello stupore
magico e naturale al tempo stesso. Le ansie, timori, le ecografie, la paura che ci sia qualcosa
che non va, che qualcosa vada storto, le corse
al pronto soccorso, la sensazione di inadeguatezza di un cambiamento che vi fa
improvvisamente scavallare nel mondo adulto, la panza che cresce...
Sarà la gestazione del Mammosauro, lunga, dolorosa, imprevedibile, misteriosa
come quella di un animale preistorico… con la differenza che loro si sono
estinti, stavolta saremo noi ad estinguere il dolore.
E quando ne
uscirete non sarete mai più gli stessi!