mercoledì 6 novembre 2013

Vertigo!

E’ da più di un mese che il combattente Papàpero non scrive il bollettino di guerra sulla mirabolante e coraggiosissima Paperaguerriera. Di acqua e di flebo ne sono passate sotti i ponti e sotto le piume …ma anche di cateteri e clisteri. Sono stati giorni pieni di emozioni, colpi di scena, vittorie, inconvenienti. Una serie di eventi degni di essere raccontati su Ospedalando. Effettivamente, aveva iniziato un paio di post, che ha poi pensato di post...icipare di qualche giorno perché avrebbei dovuto metterli a post, ma in realtà aveva suppost male e forse saranno post postumi. Cosa sta succedendo? Crisi del blogger? La follia ha preso il sopravvento? E’ come se i pensieri si fossero voluti ribellare, non volevano essere dominati dalle parole, imbrigliati dalle frasi, non volevano essere incasellati in definizioni, dovevano e volevano scorrazzare liberi nella zucca dura di papàpapero e fare scempio e razzia di quel poco di lucidità che ancora vi alloggiava.. Siamo all’ultima chemio e Papàpapero dovrebbe essere dopato di positività, sentirsi l’Oncorambo del reparto. Dovrebbe affrontare il nemico impugnando la flebo come un Kalashnikov e scaricare un chemiocaricatore…. TATATATA…. urlando “ Al diavolo, fottutissimo Germinoma, Teratoma…o quel canchero che sei!!!” Dovrebbe avere un sorriso stampato da BambinodellaKinder degli anni ’80, dovrebbe aver preparato una damigiana di champagne da stappare con un martello pneumatico……. NO, non è così che funziona. C’è qualcosa che non va. Papàpapero non è invincibile. Piantato nel cuore c’è un fantasmatico tumore morale e psicologico che rosicchia l’animo. Probabilmente fa parte del pacchetto omaggio con il il tumtour (ossia il cancro tour), un po’ di depressione, ansia, angoscia…… È come se Papàpapero non si fidasse più di niente e di nessuno, come se volesse scegliere l’incertezza della malattia della papera come unica certezza. Detta così sembra quasi un insulto ai nostri compagni di guerra, che stanno combattendo le loro leuco e oncobattaglie a oncopaperologia … eppure credo che sia umano . Non si riesce ancora a tirare un sospiro di sollievo, non ci si crede, non ci si fida, si ha paura di abbassare la guardia e di farsi cogliere di nuovo di sorpresa dall’onconemico. Forse, come dire… Papàpapero è spaventato, spaventato nel tornare ad una normalità che è una novità, perché con la Papera una normalità vera, normale, la Paperfamily non l’ha mai davvero vissuta. Forse sente ancora il jet lag dell’oncotempo, in cui il mondo reale che ti è attorno gira ad una velocità diversa dalla tua e che tu, oncogenitore in battaglia guardi con distacco, come quando provi a girare una mano in un senso e l’altra nel senso opposto… con l’espressione da mucca che guarda passare il treno . Con distacco e sguardo bovino abbiamo visto l’alternarsi delle stagioni, del caldo e del freddo, delle giornate che si allungavano e si accorciavano. Nessun ritmo costante, né quello del lavoro, né quello delle incombenze domestiche. I giorni hanno avuto una stessa impronta fatta di routine ospedaliera e brevi intervalli a casa dove, per strappare un po’ di serenità e leggerezza, si lottava con i denti rosicchiandola all’imprevisto in agguato. Forse Papàpapero sta facendo i conti con la vera forza del cancro, che continua il suo lavoro anche quando viene estirpato. Lo continua nei gregari, che forse avevano sottovalutato questa sfaccettatura del tumore, incredibile questo cancheraccio, ha sempre qualcosa da insegnarti! Forse il nostro Fagiano pensava di uscirne vincitore come il generale Custer… nelle sue fantasie più perverse si immaginava una conclusione fatta di cerimonie e feste. Immaginava le amate infermiere schierate su due file che, al passaggio della paperaguerriera, alzavano i cateteri incrociandoli, mentre i medici facevano roteare gli stetoscopi come abili majorette, e le Oss che lanciavano biscottini alla folla festante. Ora invece Papàpapero si sente come come un reduce del Vietnam. Non sa qual è il suo posto, rimugina... Deve fare i conti con quella moviola interiore che perennemente ripropone flashback di questi mesi, che impasta il passato con il presente, e lo tormenta. Che ci vogliamo fare, è fatto così. Le cose non riescono a scivolargli addosso, trattiene ogni cosa… da più di dieci anni lavora nel sociale e ancora non ha imparato ad archiviare, a chiudere i capitoli degli incontri/scontri con tutte le storie che ha incrociato. Che dire? Quest’ultima avventura è comunque un pezzo della sua vita, della sua famiglia. Di certo Papàpapero non sarò uno di quelli che ringraziano Dio, il destino, Shiva o Babahj per avergli donato la possibilità di attraversato questo percorso e così via (un tempo forse non l’avrebbe pensata diversamente…chissà). Non è un santo, e fratello tumore rimarrà per sempre quel Bruttobastardovedidinadareaffan… Non ha imparato ad apprezzare maggiormente la vita e le piccole cose, perché da troppo tempo sta vivendo in un perenne e profondo stato di insoddisfatta ingiustizia. Ha perso grossi punti di riferimento sostituiti da una gran voglia di vendetta. Sa che la strada giusta prevede l’attraversamento di questo malessere, il guardarlo in faccia senza paura, e sa che scriverne e parlarne non è che il primo passo. Domani forse sarà un altro giorno, Papàpapero sarà più riposato, più lucido, più positivo. La Paperaguerriera con il suo fluido magico, assieme a Bellacana, mammapapera e a tutto il sostegno di amici e famigliari lontani e vicini gli daranno una nuova energia che gli permetterà di rimettere ordine nei pensieri, di rivestire di positività fantasmi e paure. Come dice il buon caro e vecchio Ernesto “ Bisogna essere fatalisti senza perdere la speranza” e bisogna essere paperonzi senza perdere la paeranza!!! Hasta la papera siempre, amigos!!!

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