lunedì 25 novembre 2013

Lo zen e la funambolica arte di interagire con un oncogenitore


Avere il titolo di “oncogenitore” non è certo un premio, nè tantomeno una passeggiata, è uno status che fa effettivamente tirare dei cancheri.  E’ l’uomo grigio di Momo che inesorabilmente avanza, anzi è una sorta di buco nero che ti sommerge di punto in bianco.
L’oncogenitore entra  nel macrONCOcosmo che si apre e inghiotte tutte le dimensioni, tutte le relazioni, le passioni.
Per il paese, o nel quartiere in cui vivi, sei il padre/la madre della  bimba che ha un “brutto male”….. brutto male????? “ma sìììì, tusaicosa! (per dirla come una certa J.K.Rowling).   In realtà nel dramma l’oncogenitore ha un vantaggio,  un ruolo:  sei il papergenitore, il gregario,  il braccio destro della Papera guerriera …beh, sì, fino ad una certo punto sei anche il braccio  sinistro, e   il tassinaro, sei  un po’ cavallo e un po’ mulo, sei  il traduttore dal paperese all’italiano, lo sgommista di cacca, il catetattore,  il cuoco che si è frullato tutto dall’ananas alla  fiorentina ( non ditelo alla dottoressa Innominata!!!), dalle proprie dita al proprio cervello, sei l’imprecatore, la memoria storica di un passato che la paperpargola non  ricorderà, sei il gorgo di lacrime inghiottite, sei  l’Oss, il maggiordomo, l’addetto stampa, lo sguattero, il contabile, insomma…sei  un  genitore!  Certo, non c’è nulla di onorevole in tutto ciò, ogni oncogenitore avrebbe fatto volentieri a meno di questo titolo,   ma è capitato e, sarà l’ennesimo appiglio fatto di fili sottili di ragnatela d’ illusione, ma   essere accanto alla Papera guerriera è un onore e una garanzia.  Come fare un doppio a tennis e avere come compagno Nadal, è sentirsi come il figlio di Stallone in Over the top, insomma giochi nella squadra dei buoni, dei forti, dei puri. Agli occhi di amici, famigliari e conoscenti ti senti un po’ un oncopatriota, un oncoreduce… un oncopartigiano!
Essere invece spettatori volontari o involontari, essere amico, fratello, compagno di strada, essere parente o collega, essere il vicino di casa o essere semplicemente il panettiere o il giornalaio di un oncogenitore… cosa comporta? Inadeguatezza? Imbarazzo? Disagio? …Cosa posso dire? Cosa si può dire quando ci si incrocia per le vie del paese? Cosa si può chiedere?...Si può chiedere? Cosa Posso fare? E se faccio finta di niente? Parlo del tempo, come in ascensore? COSA???!!! Insomma tutti coloro che condividono e vivono con gli oncogenitori questa esperienza incredibile e assurda sono sfuocati, senza un contorno.
Eppure… ci sono manuali sull’empatia, sull’elaborazione del lutto, sulla caccia all’ungulato selvatico. Si possono studiare le affermatissime  tecniche di “E.S.S.I.D” Empaty Soul Solving Incrising For Duck  della studiosa sislandese Attosi Inoelra, e  le note tecniche di  riluttanza paperista indotta tramite l’insostenibile scapellamento a  destra. Insomma il disagio, l’inadeguatezza, la gocciolina fredda di sudore che ti corre giù per la schiena  quando incontri un oncogenitore e non sai che dire, sono vivi e reali!  Non ci sono manuali quando le bombe ti cadono a due passi. I papergenitori sanno bene, perché l’hanno provato sulla loro pellaccia, che semplicemente non è semplice. Ed ecco allora la soluzione: un mini vademecum  delle cose, delle frasi, degli atteggiamenti  che sarebbe meglio evitare con un oncoleucogenitore, o qualsiasi altro tipo di genitore di un bimbo ospedalizzato.
Chiariamo da subito che i Papergenitori hanno apprezzato, e bevuto come acqua fresca qualsiasi sostegno, parola, sguardo diretto o sfuggente, abbraccio, sorriso timido o aperto, ogni moto di condivisione, anche quello più folle. Al tiepido tepore di ciascuno di questi si sono scaldati e rincuorati nei momenti più difficili, e con questi hanno gioito in quelli più sereni.  
Qui si parla di sensazioni, e si cerca solo di togliere un po’ di imbarazzo e di far capire che certe cose possono creare distanza, se rimangono in sospeso. Insomma, nessuno si senta offeso, i Papergenitori per primi spesso e (poco) volentieri fanno certe gaffes quando si relazionano con altri genitori di oncopaperologia!!!  
Prendete tutto ciò che seguirà con le pinze…e col sorriso. Non  vuole essere una lezione magistrale (…anche perché nel curriculum scolastico di mamma e papàpapero di magistrale c’è ben poco!)  Ok, cominciamo.

I diversi modi di approcciarsi ad un oncogenitore possono essere riassunti in 7 figure principali:

1.     Quelli che… “Oh, noi ci siamo!”
Categoria nella quale possiamo annoverare gli stessi papergenitori, è un macrogruppo composto da persone care e vicine, perlopiù amici i quali, di fronte alle sfighe e alle prove della vita, hanno come primo istinto la protezione delle persone care, lo stare vicino. Provano per l’oncogenitore un’empatia fatta di incredulità, rabbia e paura…e di un’impotenza dovuta al non poter aiutare davvero.  Ed ecco che devono accettare il limite, non si può fare altro che piccoli gesti concreti(tenere gli altri figli a giocare per un pomeriggio, preparare qualche barattolo di sugo, fare un salto per aiutare a pulire casa…)  che dicano “oh, noi ci siamo!” . L’impotenza diventa il loro fardello, da dividere con il fardellone  del papergenitore. Sappiate che a quest’ultimo questa condivisione dà forza, pertanto si prega di non  demordere e non desistere, ma di continuare intensamente con il  tifo,  anche se il percorso sarà lungo,  perchè questo modo di esserci, è carburante di energia pura e semplice. 

2.     Gli apocalittici (non integrati)
Sono quelli che… “Che bel film, ho pianto tanto!”.  Solitamente fanno parte di questa categoria anziane e pie donne che si svegliano al canto del gallo e si coricano al calar del sole (dopo l’orazione della sera). La loro lettura preferita (dopo le sacre scritture) è Cronaca Vera, e infatti quando incontrano l’oncogenitore, dopo aver chiesto con voce tremolante e flautata “Allora, come sta la piccola?”,  tendono a rincuorarlo raccontando di “Quel bimbo in Nazurkishtan che aveva un Brutto Male alla ghiandola echinacea, e che proprio il giorno prima dell’operazione…gli è scoppiata cospargendo il Brutto Male in tutta la tromba di eustachio…poveretto!!!” eh già, poveretto! Ecco che nell’oncogenitore si accende la spia rossa lampeggiante ACHTUNG! PERICOLO!!! Fermi tutti, nota bene: MAI CONSOLARE PARLANDO DI SFIGHE PIU’ GRANDI!!! Non è necessario, non ha senso, non è etico, …non si fa!!!!!!!  Perché, si chiede l’oncogenitore, dovrei trarre giovamento dalle disgrazie altrui? E’ come quando da piccoli i genitori ci  sgridavano  “finisci il minestrone che ci sono i bambini del Terzo Mondo che muoiono di fame!” …alzi la mano chi dopo questa frase, commosso dal dramma della fame nel mondo, si è sciroppato il minestrone tutto d’un fiato?

3.Niente di nuovo sul fronte occidentale
Di questo gruppo fanno parte i più imbarazzati di tutti. Quelli che di fronte all’enormità della malattia si sentono piccoli piccoli (e che ovviamente non lo sono affatto, solo non hanno avuto una dose da cavallo di sfiga a presa rapida) e tendono a minimizzare le loro cose. Sono quelli che quando l’oncogenitore chiede come va? magari un meteorite ha appena preso in pieno la loro macchina e loro rispondono “Tutto bene… sì, un sassetto mi ha segnato la carrozzeria ma nessuno si è fatto niente!”
Tranquilli, con gli oncogenitori si può parlare liberamente di ogni cosa, tanto più delle proprie sfighe quotidiane, non è né una gara né “mioddio mioddio adesso urto la sua sensibilità di oncogenitorepsicolabile!”. La vita di ognuno di noi è fatta anche di piccole cose, non ci si deve sentire stupidi o inadeguati di fronte a chi sta passando un momento difficile, non serve a nessuno. Anzi, la normalità, la routine,  con le complicanze e le soddisfazioni quotidiane di amici, conoscenti e famigliari  sono un arricchimento , una distrazione dall’Oncomondo, un promemoria che dietro la maschera di un oncopatriota ci sono i due faccioni di papàpapero e mammapapera…….Insomma se siamo aMici possiamo Amiagolare insieme (lo so, questa è pessima, ma tardissimo…)!         

4.Anche i ricchi piangono
Sul versante opposto ai Nientedinuovosulfronteoccidentale  si pongono i Ancheiricchipiangono, ovvero coloro i quali vivono in un dramma shakespeariano, in un romanzone russo, in uno qualsiasi dei tre volumi de I Miserabili…in una telenovela sudamericana! L’oncogenitore è superdisponibile ad ascoltare le lamentele degli amici, come dicevamo prima, ognuno ha le sue croci, ma gli Ancheiricchipiangono vanno ben oltre. Tu potresti avere tuo figlio in camera sterile, al quinto ciclo di chemio, attaccato a tre flebo diverse che gli entrano in un broviac che sta lì per grazia ricevuta, in attesa del prelievo di staminali, che loro (gli ancheiricchipiangono) sorvolerebbero per raccontarti della tragedia che si sta consumando in ufficio da quando hanno ridotto la pausa caffè da quindici a dieci minuti e tutto il personale è insorto perché “guarda tu non puoi capire cosa voglia dire dover far tutto di corsa e dover rinunciare al caffè di metà mattina, proprio non puoi capire!”.  E poi capita il giorno che è vero, che un oncogenitore stanco, ma stanco, ma stanco, non capisce proprio cosa ci sia di così tragico nella riduzione della pausa caffè in ufficio, perché lui ci tornerebbe anche subito in ufficio, anche senza pausa caffè, pur di non dover essere lì dov’è col suo piccolino, allora forse quell’oncogenitore quel giorno, proprio quel giorno lì, quello che non capisce il dramma della pausa caffè capita che ti manda a quel paese… perché quando ancheiricchipiangono, gli oncogenitori strippano!


5. Il Gatto Banderas
Shrek, presente? Il gatto con gli stivali, quello doppiato da Antonio Banderas… capito? Quello che fa gli occhioni sbrilluccicconi…?!... ecco, quello lì, proprio quello sguardo lì, un po’ da san bernardo (inteso come cane…), quello sguardo contrito, pietoso e compassionevole…e anche un po’ penosetto…via! Via !! Via!!! Via!!!! Cavoletti, stai guardando un combattente, un guerrigliero, un gregario da combattimento, cosa sono quegli occhietti lacrimosi e quella vocina fioca fioca? Metti via! L’energia passa attraverso l’energia, perciò…animo!


6.Il Gurucuccuru
Se senti la voce della Verità echeggiare dentro te come fossi con la testa dentro una delle campane di a Notre Dame  de Paris, se senti che ogni tuo poro zampilla Verità e fede di qualsiasi credo, professione, partito, setta, club….. ti prego (in tutti i sensi)  se vuoi illuminare il percorso di quella derelitta dell’ oncopapera e dei suoi genitori reietti, e li vuoi convertire a certezze spirituali con “Devi credere! Devi convertirti! Sei in crisi religiosa!”, ti prego, strangolati da solo. Evita  che lo faccia un oncogenitore (se non altro per risparmiargli almeno la galera, con tutto quello che già gli tocca…).  Evitiamo fraintendimenti, gli oncogenitori sono grati e accettiamo qualsiasi forma di aiuto spirituale di qualsiasi tipo e professione (tranne forse sacrifici umani, ...forse), ma non hanno bisogno di essere convertiti, sbattezzati, indottrinati. 
Occorrono rispetto e umiltà, anche da parte di chi crede di possedere verità assolute!

7.Vedo…prevedo…stravedo…
Vedrai che non è niente!”
“Andrà tutto bene!”
“Ma sì, tutto si risolve!”
“Va bè, dai, non può mica andare tutto storto!”
“Vedrai che da grande non si ricorderà niente!”
Ma chi sei? Nostradamus? Certo è un augurio, una difesa, ma spesso questi profeti non sanno niente della storia delle persone con cui stanno parlando, o, se sono amici, non hanno idea dei dubbi, delle ansie, delle paure  che si affacciano sul futuro di un oncogenitore. Non si sbilanciano i medici, non dovrebbe farlo nessuno!
Se davvero hai il dono della divinazione e della negromanzia allora rivela qualche numero del Lotto per un paio di ruote vincenti, ok?


Ecco qua, questa non è che una piccola rappresentanza dell’universo di soggetti che gravitano nel mondo dell’oncogenitore fuori dalla realtà parallela del paperclinico. Molti si accostano con affetto sincero, ed è solo la mancanza di un’esperienza diretta, o l’imbarazzo eccessivo a farli scivolare in uno di questi clichè, e l’oncogenitore lo sa, perciò apprezza ogni manifestazione di solidarietà e ogni sferzata di energia.
Ma…si può sempre migliorare, perciò, nel dubbio se dire o meno “Vedrai che non è niente!”, oppure “Eh, ma lo sai che tizio ha avuto la tal cosa che poi non l’han presa in tempo ed è rimasto offeso da qui a lì per sette anni e…”, o ancora “Devi credere in questo…!”

…bè, ecco, nel dubbio se dire o non dire… meglio il dubbio!

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