Il caffè solubile taroccato giace
in fondo allo scaffale, seppellito da bustine
di tisane e the. Le bottigliette da
mezzo litro dell’acqua della rondine sono prosciugate. I grissini smilzi,
compagni di tante oncosgranocchiate notturne, sono ricordi pluridigeriti dai
pancini della Paperfamily. La capoccia
della Papera comincia a ricoprirsi di un accenno di pelame. Bellacana ha fatto
il suo trionfale ritorno alla materna battendosi per l’uguaglianza tra maschi e
femmine. Piccoli segnali che sussurano normalità. I papergenitori, con il
solito nutrito e strepitoso schieramento di forze fatte di amici, famigliari,
colleghi, aspettano la prima risonanza rinviata a fine ottobre. La Paperfamily
spera che sia la prima di una lunga serie… diciamo più o meno…cinque anni
(insomma, ci si augura di poter attraversare tutto il periodo finestra di controlli
vari e di poter rientrare in quei pazienti “ex-onco” per i quali la situazione
si normalizza sul serio!). Ma non c’è
callo che possa insesibilizzare l’ansia e la paura…. ogni esame è sempre il primo, perché per un oncogenitore non c’è abitudine,
è come una roulette russa, il caricatore frulla alla tempia e l’unica certezza
è che non c’è logica, non c’è statistica, è una giostra democraticamente folle.
La risonanza diventa risonANSIA, e a
volte risuona (più volentieri la notte) facendoci ribaltare dal letto
improvvisamente, oppure mentre si cucina, si guarda la tv, o semplicemente a
metà di un respiro. Basta un niente, una foglia che si stacca dall’albero, un
fintissimo film di serie z in cui si parla di cancro e… STONG STONG STONG la
risonansia ha risonanza nelle nostre ansie, e allora ci si aggrappa al presente, alla realtà, semplicemente
guardando la pargolotta. Si cerca
conforto nelle suo sghignazzare, nel suo sperimentare e chiamare tutte le cose
buone TO(R)TA, nella sua meravigliosa innocenza mccourtiana che scorreggia
sopra a tutto perché impegnata a vivere! Ma anche questo a volte trascina in un
vortice di rabbia. Rabbia rancore incertezza ingiustizia e poi…. e poi
fortunatamente a volte ci si stanca di rincorrere pensieri ed emozioni negative
e li si scaccia per respirare il
presente. Per viverlo come una
gigantesca to(r)ta!
Fatto sta che il cammino verso la
normalità continua, sarà una tregua? Un break
dalle sfighe? Una nuova partenza per la Paperfamily?
Chissà! Partenza o tregua questo è il problema?... se sia più nobile soffrire in
un mare di affanni… Qualunque cosa sia,
pare che sia giunto davvero il momento di rispolverare il vecchio caro
badge, togliersi il costume da papergenitore e rivestire quello dell’educatore.
Finalmente Papàpapero può sfilarsi la divisa dell’oncocombattente, fatta di pantaloni tutosi t-shirt sbiadite, ed ecco che
cerca di togliersi sti quattro stracci di dosso ma…. Sembrano incollati!!! Dannaz! Mannag!
Tira, impreca, sbuffa, si arruffa… AAAAARRRRGGGHHH!!!! Non si toglie!!!! Tutto
aderisce! Ma che cappero, non potevo
vestirmi con un completo gessato (mmmmhhh… no quello si mette in ortopedia), va beh allora un Missoni qualsiasi,
un Dolce e Gabbana, Benetton, ma va bene anche Oviesse, B.C.M (Bancarellacinesemercato)… tutto, ma è
una certa botta scoprire che quella è la nuova pelle!!! Aspetta, a questo punto
Papàpapero ha un attimo di onnipotenza. Nella sua mente nerd scatta fulmineo il
paragone con Superman: l’alieno dai superpoteri
che non toglie il vestito da supereroe per indossare quello di Clark Kant… ce l’ha
sempre sotto la camicia perché si traveste da essere umano!!!!! Certo… se
ritornasse ai giorni nostri verrebbe arrestato per atti osceni in luogo
pubblico visto non ci sono più cabine telefoniche in cui spogliarsi, e per
strada… bè… ammettiamolo, creerebbe una certa
diffidenza! Ma torniamo al punto. Il punto è che Papàpapero non ha sviluppato
super poteri come la megavista (magari,
vista la talpaggine che lo affligge dalla preadolescenza), nè tanto meno la capacità di volare, però qualcosa è cambiato… nella panza, tra
lardelli di junkfood maldigerito, c’è
una sorta di vaso, non è ben chiaro se sia un vaso di Pandora o un vasino da notte, o
forse un tesoro, o un samovar che ribolle, o ancora una scatola nera
dell’oncoviaggio. Sul cosa sia si interroga Papàpapero, con la certezza di
torna alla routine diverso, sarà poi il tempo a far crescere, germogliare, o
ammuffire questi interrogativi. Ma che importa? Sono tutte sterili digressioni.
È la Papera che deve spiccare il volo
verso la novità della normalità!
Perciò… STOOOOOOP!!!! Ben
arrivata routine lavorativa, fermati e fammi salire sulla tua giostra, sarà
anche un po’ monotona, ma cosi sicura e protettiva.
Sarà faticoso riabituarsi agli
orari, confrontarsi con un modo di adulti
dopo quasi un anno e mezzo in compagnia dell’allegro spapereccio della Papera e
di Bellacana… no, no, e chi si lamenta! Anzi!!! Per la sanità mentale di
Papàpapero, di tutta la family (ma credetemi…soprattutto di Mammapapera!) è
bene che Papàpapero torni al lavoro.
E subito!!!!
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