domenica 15 dicembre 2013

Teeeleeefooonoooooo... caaasaaaaaaa....

“Sempre insieme, eternamente divisi. Finchè il sole sorgerà e tramonterà. Finchè ci saranno il giorno e la notte”*… o quantomeno finchè l’oncopapera non sarà guarita!
Ormai si sa, durante i ricoveri della Paperaguerriera mamma e papàpapero si trasformavano in Lady Nutria e Sir Fagiano, come i protagonisti di un film si incontravano per pochi fuggevoli attimi prima di subire la reciproca mutazione e separarsi nuovamente. Ogni oncoleucogenitore è Lady Nutria e sir Fagiano durante i ricoveri di un figlio. Sono ritmi e dimensioni da marziano, d’altro canto sono marziane anche le malattie curate in oncopediatria… che dovrebbero appartenere al mondo fantastico  di Asimov o di Philip Dick.
Durante i ricoveri della paperotta i papergenitori sono stati colpiti dalla famossisima malattia del bipaparismo e bimammarismo, un nuovo disturbo bipolare che colpisce 500 oncogenitori su 501 (quello che si salva è l’eccezione che conferma la regola)! 
Le giornate non si dividono più in ore, ma in figli! Dalle 15.30 di oggi alle 14 del giorno dopo sei oncopapàpero, dalle 15.00 alle 22 sei Bellacana ‘s Dad, dalle 22 alle 7.30 sei invece Dead, al mattino, prima che il gallocanti e la Cana sussulti, ritorni ad essere un po’ Bellacana’s Dad e un po’ Freddy Mercury nel video I want to break free… anche gli acari domestici  hanno diritto di essere un po’ considerati!!!
Nel viaggio tra casa e l’ospedale c’è il meeting neuroaziendale in cui quei due o tre neuroni rimasti a capo della baracca devono spremere le meningi per trovare attività da far fare alla Paperpargola per distrarla o per alleggerire lo status di orfano profano di Bellacanamarmocchio!
Le ore libere in cui potresti rilassarti un po’ disgraziatamente si limitano al periodo Dead in cui, se va bene e non svieni subito addormentato sul letto(tuo o dell’orfano profano poco importa)/divano/qualsiasicosa, tiri fuori il tuo logoro psicoabito (o i brandelli che ne rimangono) e cerchi di rattopparlo alla bell’e meglio per l’indomani, sempre che le tarme rimuginatrici e angosciatrici non lo bucherellino ancora un po’. Allora cerchi di dedicarti a tutt’altro per sentirti  vivo e riempire il vuoto cosmico di una casa silenziosa, scaldata solo  dal respiro regolare di Bellacana,  una casa dimezzata, che fino a pochi mesi prima era schiamazzosa e ridarella.
Capita che durante le serate a casa ti faccia una scorpacciata di popcorn/patatine/pataschifezze e film suprespazzatura (quelli così  tamarri che gli attori si vergognano di citare nel curriculum), e ti scopri ad essere grato a Machete, G.I.Joe,  Imercenari, agli eroi matusalemme come Stallone e Schwarzenegger (ribattezzati amichevolmente I Vecchi Col Fucile) che nonostante i bypass, il botox, i sequel, continuano a sfracassarci con film in cui cambia solo il titolo, ma la trama è sempre la stessa riassumibile in “RATTTTTTTTTTTTTT!!BUM!!!!RATTTTT!!!BUM E RIBUM SPAM!! SBAM!!! E SE TUTTO IL MONDO Può CAMBIARE ANCH’IO POSSO CAMBIARE!!!!”…è così rassicurante!
E ringrazi lo stormo di vampiri, la mandria di zombie,  le innumerevoli invasioni di alieni che per un paio d’ore ti  trasportano in una realtà catastrofica dalla quale basta spingere il tasto off per uscire. Solo così lo psicoabito e le sue tarme se ne stanno buoni buoni in naftalina, o meglio… bussano e spingono per sfondare l’armadio, ma il rumore delle grida degli zombie e del bazooka copre tutto il resto.
Ringrazi persino la stanchezza e i fantalibri che ti accompagnano tra le braccia di Morfeo  vivendo  le vicende di  nani sfregiati, metalupi, Estranei e draghi.
….O almeno, queste erano le fughe di Papàpapero da una realtà il cui tasto off non esiste.
Quando invece sei in ospedale con la Papera il tempo è cadenzato dalle visite dei medici, delle infermiere, e dall’interattività dell’ oncopaziente, per cui durante il giorno c’è un ampio spazio da riempire, e vista l’età della pupa è fondamentale inspessirlo. Perciò ti inventi qualsiasi cosa.
Ma vediamo nel dettaglio come si svolge la giornata di un’oncogenitore (perché che ti credi? Che solo perché sei recluso in una cameretta vista Vignolese abbarbicata al settimo piano non ci siano appuntamenti da rispettare e routine da seguire?): dunque, la sveglia è solitamente dettata dallo stomaco da struzzo della Paperella. In un orario variabile tra le 7.00 e le 7.30 la si sente brontolare e reclamare la colazione. L’occhio del papergenitore guizza rapido al tavolo o al microonde (a seconda della stanza assegnata) per vedere se i vassoi sono già magicamente apparsi o se bisogna inventarsi qualcosa fino alla loro comparsa. Ma un oncogenitore ha sempre un asso nella manica, nella fattispecie una buona scorta di latte, orzo e yogurt (colazione top della pischella).
Dopo la colazione è il momento della toletta. Essendo poco agevole traslocare in bagno flebo, aste, tubi e ammennicoli vari, la papera fa le sue abluzioni a letto servendosi di una bacinella riempita d’acqua il  minimo sindacale per evitare l’allagamento del giaciglio… cosa che spesso si verifica ugualmente, ma almeno tu hai la coscienza pulita.
Ora che la Papera è in ordine può ricevere la Signorachefalepulizie, la Signora in questione è molto gentile e comprensiva per il caos che regna nella stanza, e si intrattiene volentieri in chiacchiera con la Paperetta, mentre tu, oncogenitore, ti senti un po’ in prestito e saltabecchi qua e là per consentirle di svolgere agevolmente il suo lavoro… l’effetto del quale dura più o meno fino a cinque minuti dopo la sua uscita dalla camera, infatti tra merenda e giochi papereschi il caos torna ben presto a reimpossessarsi di tutto lo spazio disponibile: letto disfatto, yogurt dappertutto, pezzetti di carta, libri, giocattoli….
A metà mattina si avvicina il giro visite, dai dai, bisogna risistemare almeno un po’, mettere le lenzuola pulite, smacchiare la Papera e toglierle dalle pieghette del collo gli avanzi della sera precedente, togliere qualche pataccone dal pavimento (e con la grigissima carta idrorepellente fornita in dotazione dall’azienda universitaria è un’impresa paragonabile a quella di asciugarvisi le mani!!),
Visita, quattro chiacchiere con i medici, e con loro se ne va un buon 40% degli adulti con cui parlare… (10% Signoradellepulizie, che però come abbiamo già detto parla di più con la Papera che con il genitore, 20% infermiere, 30%altri genitori, volontari, maestre).
In attesa del pranzo si riempie il tempo giocando, incoraggiando un pisolino e, quando proprio non ce la si fa più, cedendo alla lusinga di un cartone animato!
Il pranzo vede la Papera apparecchiata in assetto di guerra davanti al vassoio semovibile, le pietanze schierate in bella mostra, il papergenitore pronto. La Papera indica col dito, quando non affonda direttamente il cucchiaio, il piatto desiderato e, senza soluzione di continuità è capace di passare dalla pasta allo yogurt, al prosciutto cotto, per poi tornare allo yogurt e passare agli spinaci. Alla fine del pasto il letto è di nuovo un campo di battaglia!
Segue qualche gioco digestivo e la pennica post prandiale.
Apriamo la parentesi sui pisolini della Papera. In questi momenti il povero papergenitore, sfiancato dalla routine ospedaliera, si rilassa, o meglio occupa il tempo in altre faccende per evitare di pensare troppo al fatto di trovarsi recluso in un reparto di oncoematologia pediatrica che, vuoi pure sotto le stanze superattrezzate, sotto le volontarie sorridenti e i giocattoli del reparto, sotto i clown, le maestre, un’equipe medica che si meriterebbe altro che una serie televisiva, sotto sotto rimane pur sempre un reparto di oncoematologia pediatrica…. In una cameretta abbarbicata al settimo piano, al di sopra di tutto, della strada, del parco, della città, della normalità… l’oncogenitore fa cose normali, lava i piatti, riordina, legge… poi fa cose non normali, legge quel manuale di cucina fusion che gli hanno regalato tre natali fa e che è sempre servito come sottopentola, cerca su google la differenza tra croquet e cricket, pesca dal cesto del corridoio un giornale che sembra quei Cronaca Vera che leggeva sua nonna, e che è davvero Cronaca Vera solo che ha un altro nome. Perché in fondo quando ti sforzi di fare qualcosa di normale è perché ti senti davvero molto lontano dalla normalità…
Poi si fa merenda, ma siccome  la Paperella è un radar, ad ogni rumore esterno o voce nel corridoio drizza le orecchiette paraboliche e si mette nella posizione della papera da punta. Spaperella “Qua qua qua” che vuole uscire, e allora ti avvolgi per bene in cavi e tubini, la metti nella posizione della paperadaborsetta (cosa sempre più difficile man mano che la pennuta cresce)e via, a fare una vasca in corridoio.
Sembra poco, ma è una boccata d’aria anche per l’oncogenitore. Scambi qualche parola con i tuoi compagni d’avventura (se ancora riesci ad articolare frasi di senso compiuto dopo ore e ore di gorgheggi, versetti e tatata e cacaca e mammamammamamma rivolto indistintamente a qualsiasi adulto, uomo o donna che sia), parli un po’con gli altri piccoli pazienti, magari ci si ferma anche a giocare nel lavandino della minicucina Ikea (alla papera piace molto appaperarsi nel lavello e spignattare rumorosamente sistemando le stoviglie a casaccio).
Alle 17.45 in punto arriva la cena (eh sì!...neanche Carlo e Camilla!).
Insomma, una vita davvero appagante!!! Fortunatamente di tanto in tanto irrompono in stanza Bubba e miss Foster, e allora puoi dare sfogo alla parte più fusa e svalvolata della tua psiche sconvolta… e farti passare per un oncogenitore spiritoso e mattacchione.
Scende la sera, se va bene intorno alle 21.00 la Paperina crolla, e tu ti ritrovi ancora lì, in alto in alto, come l’infanta imperatrice della Storia Infinita, che nella sua torre d’avorio che sta cadendo a pezzi perché le persone non hanno più fantasia, aspetta che il piccolo Bastian salvi il suo regno trovandole un nuovo nome mentre il giovane Atreju, sul suo fortunadrago, combatte il Nulla in un’ estenuante corsa contro il tempo. E la notte è lunga lunga, e per addormentarsi bisogna essere cotti a puntino, perciò ancora e ancora espleti le routine di ordine e pulizia, poi riempi ore e ore svuotando i tuoi pensieri e confondendoli con cose normali e non normali per illuderti di poterli tenere bene in ordine in quell’armadio pieno di tarme che rodono, rodono e rodono…. E sussurrano e bisbilgliano all’orecchio “tu sei qui….loro sono a casa… e Bellacana ha passato ancora una giornata con metà famiglia… e la Paperina non dovrebbe stare qui….a casa un lettino morbido e caldino… qui lenzuola ruvide e un materasso gonfiabile…. e fuori l’aria è profumata e cinguettante… qui invece solo bip e allarmi…. là luna e stelle….qui lucette artificiali e lampeggianti…. E non riuscite a starci dietro…. I programmi saltano….non potete organizzare niente… Bellacana vorrebbe andare al mare… e questo…e quello… e quest’altro…… BUUUUUUUUM!!!!!!!!!!”.
E’ decisamente ora di dormire.
Ma è passato un po’ di tempo.
La papera guerriera ormai si è imborghesita. Ha appeso temporaneamente l’oncomitraglione al chiodo per appallottolarsi e abbatuffolarsi nella sua tana domestica, con pantofolone di piume d’oca guarda Peppa Pig sorseggiando latte e orzo utilizzando il Broviac come cannuccia. Che dire sembra una pargolona standard, normale, borghese….classica.
Una Paperaguerriera potrà mai smettere di esserlo??? …Non credo, anche se ora passa il tempo a fare l’aspiratutto (infatti considera l’aspirapolvere il suo animeletto domestico, l’accarezza e le parla tirandole la proboscide) spaperando  per le stanze in cerca di briciole, bocconi, avanzi, blatte, acari da poter inghiottire. Ha reclamato i suoi spazi insediandosi nella cameretta di Bellacana, trovando il ronficchiare del fratellino più dolce del sommesso e gutturale ronfare dei genitori, ha colonizzato mensole e mobiletti con cimeli di guerra peluches e paperotte pupazzose. La circoferenza del giro piume  è aumentata, sta infatti scoprendo i piaceri della cucina casereccia. I pranzi e le cene sembrano certe scene di Shinning, solo che al posto del sangue c’è il cibo, che la ghiottona inghiotte e ringhiotte, e se non inghiotte abbastanza velocemente ringhia pure!  …… la prossima volta che incontrerà  la dottoressa Chesichiamacomeunadellesorellastre vorrà farsi installare, nel suo rattoppatissimo esofago, un aspiratore Roomba Plus a energia solare!
 Nel frattempo a trenta chilometri della sua bucolica dimora, in oncopaperologia c’è una nuova emergenza: l’oncopapera è scomparsa! I dottori sono preoccupati perché, come direbbe l’inconfondibile dottoressa Benvenuta Innominata, “Hovvìa, la papera hun la  si vede più!!! Bisogna che il nostro pennuto prodigo venga a trovarci, si sente perfino la nostalgia delle battutacce del su babbo!”. E così hanno ideato fini stratagemmi per averla un po’ in reparto e spaperazzarsela un pochetto: macchinari sabotati all’ultimo minuto, visite fantasma e chissà che altro.
Intanto i  papergenitori si chiedono se si tratti solo di un armistizio natalizio  o se potrà essere sempre così. Fanno ancora fatica a fidarsi, la valigia da oncoguerra è sempre pronta, e lo sarà per parecchio tempo. Scaramanzia? Realismo? Pessimismo? ...o forse  un cocktail di tutte e tre? La materia grigia della paperfamiglia elucubra su quando  si trascinerà ancora  la papervaligia per le corsie dell’ospedale, e immagina che sia  per un ricovero diverso, meno drammatico e plateale, di quelli tipici dei bambini…   una appendicite, una zampetta lussata, le tonsille…. Si arriva in stanza, si apre il piccolo bagaglio e vi si trovano abiti che potrebbero vestire il bambolotto di quella paperagazzona trucidaballe che inizia a insultare i suoi vecchi e canuti genitori per questa disattenzione.
Sanno bene che non sarà così, non è mai così per le oncotruppe! Il quotidano della paerfamiglia è perennemente sul “chi va là? Chi fa quaqua?”. Non è masochismo, è l’oncopacchetto che lascia una porta sfondata all’angoscia del futuro. E’ il nostro tumore psicologico, e ci sta tutto, perchè i papergenitori sono fatti di piuma e carne anche se a volte se lo dimenticano e vorrebbero essere bionici.  Perché è così dura coltivare la pace senza avere una piantagione di marijuana sul terrazzo???  La routine della paperbrigata ci ha catapultato in un mondo  che, sembra strano, ma fa  un po’paura abbandonare. Siamo come Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, che non riesce a scendere dal transatlantico. Abbandonare l’oncobattaglia è come abbassare le armi, è come fidarsi di nuovo della vita, del destino. Vuol dire potere e dover ricominciare daccapo, trovare nuovi punti di riferimento nel mondo di fuori, nuove certezze, nuove routine… e se alla papera viene la febbre? Prima si chiamava subito in reparto, e adesso? C’è ancora un posto da statale negli uffici della vita?
Ci vuole tempo, ci vogliono altri esami, aprire e chiudere nuovi iter clinici, stappare per bene il sederotto spiumato della papera, vedere se riuscirà a svuotare l’urinotanica in autonomia, e soprattuto vedere se il tumore si è realmente intumorito ed è definitivamente battuto in ritirata!E così ci si mette in naftalina, te stesso e un sacco di altre cose, …e si aspetta di ritirarsi fuori in tempi migliori. Peccato che le mode passino e  rischi di ritrovarti come un paio di mocassini in un video di Rihanna, o come un Montone anni ‘80 in una sfilata di  Jhonn Galliano  che imbarazzato cerca di gettarlo a qualche rapper  in platea.

*Lady Hawke;  di Richard Donner; Fantastico, durata 124' min. - USA 1985



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