“Sempre insieme, eternamente
divisi. Finchè il sole sorgerà e tramonterà. Finchè ci saranno il giorno e la
notte”*… o quantomeno finchè l’oncopapera non sarà guarita!
Ormai si sa, durante i ricoveri della Paperaguerriera mamma e
papàpapero si trasformavano in Lady Nutria e Sir Fagiano, come i protagonisti
di un film si incontravano per pochi fuggevoli attimi prima di subire la
reciproca mutazione e separarsi nuovamente. Ogni oncoleucogenitore è Lady
Nutria e sir Fagiano durante i ricoveri di un figlio. Sono ritmi e dimensioni
da marziano, d’altro canto sono marziane anche le malattie curate in
oncopediatria… che dovrebbero appartenere al mondo fantastico di Asimov o di Philip Dick.
Durante i ricoveri della paperotta i papergenitori sono stati colpiti
dalla famossisima malattia del bipaparismo e bimammarismo, un nuovo disturbo
bipolare che colpisce 500 oncogenitori su 501 (quello che si salva è l’eccezione
che conferma la regola)!
Le giornate non si dividono più in ore, ma in figli! Dalle
15.30 di oggi alle 14 del giorno dopo sei oncopapàpero,
dalle 15.00 alle 22 sei Bellacana ‘s Dad,
dalle 22 alle 7.30 sei invece Dead,
al mattino, prima che il gallocanti e la Cana sussulti, ritorni ad essere un
po’ Bellacana’s Dad e un po’ Freddy Mercury nel video I want to break
free… anche gli acari domestici
hanno diritto di essere un po’ considerati!!!
Nel viaggio tra casa e l’ospedale c’è il meeting neuroaziendale in cui
quei due o tre neuroni rimasti a capo della baracca devono spremere le meningi
per trovare attività da far fare alla Paperpargola per distrarla o per alleggerire
lo status di orfano profano di Bellacanamarmocchio!
Le ore libere in cui potresti rilassarti un po’ disgraziatamente si
limitano al periodo Dead in cui, se
va bene e non svieni subito addormentato sul letto(tuo o dell’orfano profano
poco importa)/divano/qualsiasicosa, tiri fuori il tuo logoro psicoabito (o i
brandelli che ne rimangono) e cerchi di rattopparlo alla bell’e meglio per
l’indomani, sempre che le tarme rimuginatrici e angosciatrici non lo
bucherellino ancora un po’. Allora cerchi di dedicarti a tutt’altro per
sentirti vivo e riempire il vuoto
cosmico di una casa silenziosa, scaldata solo
dal respiro regolare di Bellacana,
una casa dimezzata, che fino a pochi mesi prima era schiamazzosa e
ridarella.
Capita che durante le serate a casa ti faccia una scorpacciata di
popcorn/patatine/pataschifezze e film suprespazzatura (quelli così tamarri che gli attori si vergognano di
citare nel curriculum), e ti scopri ad essere grato a Machete, G.I.Joe,
Imercenari, agli eroi matusalemme come Stallone e Schwarzenegger (ribattezzati
amichevolmente I Vecchi Col Fucile)
che nonostante i bypass, il botox, i sequel, continuano a sfracassarci con film
in cui cambia solo il titolo, ma la trama è sempre la stessa riassumibile in
“RATTTTTTTTTTTTTT!!BUM!!!!RATTTTT!!!BUM E RIBUM SPAM!! SBAM!!! E SE TUTTO IL
MONDO Può CAMBIARE ANCH’IO POSSO CAMBIARE!!!!”…è così rassicurante!
E ringrazi lo stormo di vampiri, la mandria di zombie, le innumerevoli invasioni di alieni che per
un paio d’ore ti trasportano in una
realtà catastrofica dalla quale basta spingere il tasto off per uscire. Solo
così lo psicoabito e le sue tarme se ne stanno buoni buoni in naftalina, o
meglio… bussano e spingono per sfondare l’armadio, ma il rumore delle grida
degli zombie e del bazooka copre tutto il resto.
Ringrazi persino la stanchezza e i fantalibri che ti accompagnano tra
le braccia di Morfeo vivendo le vicende di
nani sfregiati, metalupi, Estranei e draghi.
….O almeno, queste erano le fughe di Papàpapero da una realtà il cui
tasto off non esiste.
Quando invece sei in ospedale con la Papera il tempo è cadenzato dalle
visite dei medici, delle infermiere, e dall’interattività dell’ oncopaziente,
per cui durante il giorno c’è un ampio spazio da riempire, e vista l’età della
pupa è fondamentale inspessirlo. Perciò ti inventi qualsiasi cosa.
Ma vediamo nel dettaglio come si svolge la giornata di un’oncogenitore
(perché che ti credi? Che solo perché sei recluso in una cameretta vista
Vignolese abbarbicata al settimo piano non ci siano appuntamenti da rispettare
e routine da seguire?): dunque, la sveglia è solitamente dettata dallo stomaco
da struzzo della Paperella. In un orario variabile tra le 7.00 e le 7.30 la si
sente brontolare e reclamare la colazione. L’occhio del papergenitore guizza
rapido al tavolo o al microonde (a seconda della stanza assegnata) per vedere
se i vassoi sono già magicamente apparsi o se bisogna inventarsi qualcosa fino
alla loro comparsa. Ma un oncogenitore ha sempre un asso nella manica, nella
fattispecie una buona scorta di latte, orzo e yogurt (colazione top della
pischella).
Dopo la colazione è il momento della toletta. Essendo poco agevole
traslocare in bagno flebo, aste, tubi e ammennicoli vari, la papera fa le sue
abluzioni a letto servendosi di una bacinella riempita d’acqua il minimo sindacale per evitare l’allagamento
del giaciglio… cosa che spesso si verifica ugualmente, ma almeno tu hai la
coscienza pulita.
Ora che la Papera è in ordine può ricevere la Signorachefalepulizie,
la Signora in questione è molto gentile e comprensiva per il caos che regna
nella stanza, e si intrattiene volentieri in chiacchiera con la Paperetta,
mentre tu, oncogenitore, ti senti un po’ in prestito e saltabecchi qua e là per
consentirle di svolgere agevolmente il suo lavoro… l’effetto del quale dura più
o meno fino a cinque minuti dopo la sua uscita dalla camera, infatti tra
merenda e giochi papereschi il caos torna ben presto a reimpossessarsi di tutto
lo spazio disponibile: letto disfatto, yogurt dappertutto, pezzetti di carta,
libri, giocattoli….
A metà mattina si avvicina il giro visite, dai dai, bisogna
risistemare almeno un po’, mettere le lenzuola pulite, smacchiare la Papera e
toglierle dalle pieghette del collo gli avanzi della sera precedente, togliere
qualche pataccone dal pavimento (e con la grigissima carta idrorepellente
fornita in dotazione dall’azienda universitaria è un’impresa paragonabile a
quella di asciugarvisi le mani!!),
Visita, quattro chiacchiere con i medici, e con loro se ne va un buon
40% degli adulti con cui parlare… (10% Signoradellepulizie, che però come
abbiamo già detto parla di più con la Papera che con il genitore, 20%
infermiere, 30%altri genitori, volontari, maestre).
In attesa del pranzo si riempie il tempo giocando, incoraggiando un
pisolino e, quando proprio non ce la si fa più, cedendo alla lusinga di un
cartone animato!
Il pranzo vede la Papera apparecchiata in assetto di guerra davanti al
vassoio semovibile, le pietanze schierate in bella mostra, il papergenitore pronto.
La Papera indica col dito, quando non affonda direttamente il cucchiaio, il
piatto desiderato e, senza soluzione di continuità è capace di passare dalla
pasta allo yogurt, al prosciutto cotto, per poi tornare allo yogurt e passare
agli spinaci. Alla fine del pasto il letto è di nuovo un campo di battaglia!
Segue qualche gioco digestivo e la pennica post prandiale.
Apriamo la parentesi sui pisolini della Papera. In questi momenti il
povero papergenitore, sfiancato dalla routine ospedaliera, si rilassa, o meglio
occupa il tempo in altre faccende per evitare di pensare troppo al fatto di
trovarsi recluso in un reparto di oncoematologia pediatrica che, vuoi pure
sotto le stanze superattrezzate, sotto le volontarie sorridenti e i giocattoli
del reparto, sotto i clown, le maestre, un’equipe medica che si meriterebbe
altro che una serie televisiva, sotto sotto rimane pur sempre un reparto di
oncoematologia pediatrica…. In una cameretta abbarbicata al settimo piano, al
di sopra di tutto, della strada, del parco, della città, della normalità… l’oncogenitore
fa cose normali, lava i piatti, riordina, legge… poi fa cose non normali, legge
quel manuale di cucina fusion che gli hanno regalato tre natali fa e che è
sempre servito come sottopentola, cerca su google la differenza tra croquet e
cricket, pesca dal cesto del corridoio un giornale che sembra quei Cronaca Vera
che leggeva sua nonna, e che è davvero Cronaca Vera solo che ha un altro nome.
Perché in fondo quando ti sforzi di fare qualcosa di normale è perché ti senti
davvero molto lontano dalla normalità…
Poi si fa merenda, ma siccome la Paperella è un radar, ad ogni rumore
esterno o voce nel corridoio drizza le orecchiette paraboliche e si mette nella
posizione della papera da punta. Spaperella “Qua qua qua” che vuole uscire, e
allora ti avvolgi per bene in cavi e tubini, la metti nella posizione della
paperadaborsetta (cosa sempre più difficile man mano che la pennuta cresce)e
via, a fare una vasca in corridoio.
Sembra poco, ma è una boccata d’aria anche per l’oncogenitore. Scambi
qualche parola con i tuoi compagni d’avventura (se ancora riesci ad articolare
frasi di senso compiuto dopo ore e ore di gorgheggi, versetti e tatata e cacaca
e mammamammamamma rivolto indistintamente a qualsiasi adulto, uomo o donna che
sia), parli un po’con gli altri piccoli pazienti, magari ci si ferma anche a
giocare nel lavandino della minicucina Ikea (alla papera piace molto appaperarsi
nel lavello e spignattare rumorosamente sistemando le stoviglie a casaccio).
Alle 17.45 in punto arriva la cena (eh sì!...neanche Carlo e Camilla!).
Insomma, una vita davvero appagante!!! Fortunatamente di tanto in
tanto irrompono in stanza Bubba e miss Foster, e allora puoi dare sfogo alla
parte più fusa e svalvolata della tua psiche sconvolta… e farti passare per un
oncogenitore spiritoso e mattacchione.
Scende la sera, se va bene intorno alle 21.00 la Paperina crolla, e tu
ti ritrovi ancora lì, in alto in alto, come l’infanta imperatrice della Storia
Infinita, che nella sua torre d’avorio che sta cadendo a pezzi perché le
persone non hanno più fantasia, aspetta che il piccolo Bastian salvi il suo
regno trovandole un nuovo nome mentre il giovane Atreju, sul suo fortunadrago,
combatte il Nulla in un’ estenuante corsa contro il tempo. E la notte è lunga
lunga, e per addormentarsi bisogna essere cotti a puntino, perciò ancora e
ancora espleti le routine di ordine e pulizia, poi riempi ore e ore svuotando i
tuoi pensieri e confondendoli con cose normali e non normali per illuderti di
poterli tenere bene in ordine in quell’armadio pieno di tarme che rodono,
rodono e rodono…. E sussurrano e bisbilgliano all’orecchio “tu sei qui….loro
sono a casa… e Bellacana ha passato ancora una giornata con metà famiglia… e la
Paperina non dovrebbe stare qui….a casa un lettino morbido e caldino… qui
lenzuola ruvide e un materasso gonfiabile…. e fuori l’aria è profumata e
cinguettante… qui invece solo bip e allarmi…. là luna e stelle….qui lucette
artificiali e lampeggianti…. E non riuscite a starci dietro…. I programmi
saltano….non potete organizzare niente… Bellacana vorrebbe andare al mare… e
questo…e quello… e quest’altro…… BUUUUUUUUM!!!!!!!!!!”.
E’ decisamente ora di dormire.
Ma è passato un po’ di tempo.
La papera guerriera ormai si è imborghesita. Ha appeso temporaneamente
l’oncomitraglione al chiodo per appallottolarsi e abbatuffolarsi nella sua tana
domestica, con pantofolone di piume d’oca guarda Peppa Pig sorseggiando latte e
orzo utilizzando il Broviac come cannuccia. Che dire sembra una pargolona
standard, normale, borghese….classica.
Una Paperaguerriera potrà mai smettere di esserlo??? …Non credo, anche
se ora passa il tempo a fare l’aspiratutto (infatti considera l’aspirapolvere
il suo animeletto domestico, l’accarezza e le parla tirandole la proboscide) spaperando
per le stanze in cerca di briciole,
bocconi, avanzi, blatte, acari da poter inghiottire. Ha reclamato i suoi spazi
insediandosi nella cameretta di Bellacana, trovando il ronficchiare del
fratellino più dolce del sommesso e gutturale ronfare dei genitori, ha
colonizzato mensole e mobiletti con cimeli di guerra peluches e paperotte
pupazzose. La circoferenza del giro piume
è aumentata, sta infatti scoprendo i piaceri della cucina casereccia. I pranzi
e le cene sembrano certe scene di Shinning, solo che al posto del sangue c’è il
cibo, che la ghiottona inghiotte e ringhiotte, e se non inghiotte abbastanza
velocemente ringhia pure! …… la prossima
volta che incontrerà la dottoressa Chesichiamacomeunadellesorellastre
vorrà farsi installare, nel suo rattoppatissimo esofago, un aspiratore Roomba
Plus a energia solare!
Nel frattempo a trenta
chilometri della sua bucolica dimora, in oncopaperologia c’è una nuova
emergenza: l’oncopapera è scomparsa! I dottori sono preoccupati perché, come
direbbe l’inconfondibile dottoressa Benvenuta Innominata, “Hovvìa, la papera hun
la si vede più!!! Bisogna che il nostro
pennuto prodigo venga a trovarci, si sente perfino la nostalgia delle
battutacce del su babbo!”. E così hanno ideato fini stratagemmi per averla un
po’ in reparto e spaperazzarsela un pochetto: macchinari sabotati all’ultimo
minuto, visite fantasma e chissà che altro.
Intanto i papergenitori si
chiedono se si tratti solo di un armistizio natalizio o se potrà essere sempre così. Fanno ancora
fatica a fidarsi, la valigia da oncoguerra è sempre pronta, e lo sarà per
parecchio tempo. Scaramanzia? Realismo? Pessimismo? ...o forse un cocktail di tutte e tre? La materia grigia
della paperfamiglia elucubra su quando si trascinerà ancora la papervaligia per le corsie dell’ospedale, e
immagina che sia per un ricovero
diverso, meno drammatico e plateale, di quelli tipici dei bambini… una appendicite, una zampetta lussata, le
tonsille…. Si arriva in stanza, si apre il piccolo bagaglio e vi si trovano
abiti che potrebbero vestire il bambolotto di quella paperagazzona trucidaballe
che inizia a insultare i suoi vecchi e canuti genitori per questa
disattenzione.
Sanno bene che non sarà così, non è mai così per le oncotruppe! Il
quotidano della paerfamiglia è perennemente sul “chi va là? Chi fa quaqua?”.
Non è masochismo, è l’oncopacchetto che lascia una porta sfondata all’angoscia del
futuro. E’ il nostro tumore psicologico, e ci sta tutto, perchè i papergenitori
sono fatti di piuma e carne anche se a volte se lo dimenticano e vorrebbero
essere bionici. Perché è così dura
coltivare la pace senza avere una piantagione di marijuana sul terrazzo??? La routine della paperbrigata ci ha
catapultato in un mondo che, sembra
strano, ma fa un po’paura abbandonare.
Siamo come Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, che non riesce a scendere dal
transatlantico. Abbandonare l’oncobattaglia è come abbassare le armi, è come
fidarsi di nuovo della vita, del destino. Vuol dire potere e dover ricominciare
daccapo, trovare nuovi punti di riferimento nel mondo di fuori, nuove certezze,
nuove routine… e se alla papera viene la febbre? Prima si chiamava subito in
reparto, e adesso? C’è ancora un posto da statale negli uffici della vita?
Ci vuole tempo, ci vogliono altri esami, aprire e chiudere nuovi iter
clinici, stappare per bene il sederotto spiumato della papera, vedere se
riuscirà a svuotare l’urinotanica in autonomia, e soprattuto vedere se il
tumore si è realmente intumorito ed è definitivamente battuto in ritirata!E
così ci si mette in naftalina, te stesso e un sacco di altre cose, …e si
aspetta di ritirarsi fuori in tempi migliori. Peccato che le mode passino
e rischi di ritrovarti come un paio di
mocassini in un video di Rihanna, o come un Montone anni ‘80 in una sfilata di Jhonn Galliano che imbarazzato cerca di gettarlo a qualche
rapper in platea.
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