In Bellacana cova sotto la
cenere un lato oscuro vagamente luciferino. L’altra sera, dopo cena, il
pargolone giocava tra cucina e salotto mentre mamma&papàcana indugiavano in
chiacchiere seduti a tavola. Dopo un po’ il gioco si è trasformato in un
minishow canoro a beneficio dei canagenitori. Cominciando dal La balena Pasqualina,
passando per Beato te pulcino, fino a Noi andremo alla caccia del leon Bellacana
ad un tratto tira fuori una canzoncina tutta nuova che fa più o meno così:
(libera interpretazione di
mammacana in ardita traduzione dal bellacanase)
Là
nel bocco t’è una casetta
Lo
cojattolo alla finetta
Vien
di cossa un epottino
…dammi
a tua maninaaaaaaa
Piacere,
Bellacana!
Bellina, nel suo genere.
Mammacana
e papàcana cominciano a canticchiare con l’adorato figlioletto. Che grazioso
quadretto, potrebbe dire un osservatore esterno, senonchè, all’improvviso B.C.
sfodera una strana luce nello sguardo, papàcana giura di aver visto brillare
nelle sue giovani pupille nientemeno che un’inquietante fiammella luciferina,
mammacana avverte un brivido lungo la schiena al solo rievocare l’accaduto,
insomma, in breve, il bebone canterino, con questa espressione da
Carrielosguardodisatana modifica candidamente la canzone ed esordisce con un “…dammi
a tua manina/ che te la tajio!!!” poi ride satanicamente “Ih! Ih! Ih!” e con
una vocetta querula al limite dell’horror chiede “ Ti piace quetta canzone,
mamma?”
Mamma
e papàcana non credono alle loro orecchie, quel bebone biondo al limite del
cherubinesco sembra riposseduto, continua a sghignazzare convulsamente e a
ripete “Ti piace quetta canzone, (e ribadisco la virgola!) mamma?” e ride,
anzi, se la ghigna proprio dell’espressione attonita dei genitori. Poi finalmente
papàcana, memore della sua buona educazione cattolica, lancia uno sguardo all’icona
che da sopra la porta d’ingresso veglia sulla Canafamily, e rincuorato dalla
forza della sua fede si alza dalla sedia e pronuncia parole di salvezza che
esorcizzano il fetentissimo diavoletto “Vieni Bellacana, è ora di lavarsi i denti!”
Il
pargolo allunga la manina (“…dammi a tua manina…”) al pater familias che la
stringe nella sua, forte e possente, e insieme si incamminano verso il bagno
circonfusi da una mistica luce!
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